Pensieri divergenti – La cura

Poco prima della mezzanotte del 3 aprile 2023, dopo un torturante alternarsi di decimali, si è superato l’1,5%. Tale percentuale è rimasta oltre la soglia di accesso al riparto dei seggi in coalizione fino all’ultima sezione. Avevamo superato lo sbarramento… per 29 voti! Ma non era ancora sufficiente per un seggio. È avvenuto però che la coalizione delle cosiddette “forze del dissenso”, dai 3V a Italexit, a noi diametralmente opposta, dopo un oscillare altrettanto travagliato, si è fermata sotto la soglia del 4% per 94 voti, rimanendo fuori dal riparto. Così il più piccolo quoziente è stato nostro… per solo 31 voti! Avevo quindi mantenuto il seggio al Consiglio regionale! (leggi qui la nostra recentissima intervista a Furio Honsell in merito!)
Se tutto ciò appare sorprendente, non è soltanto per i paradossi dei sistemi di attribuzione dei seggi, come il D’Hondt, ineliminabili in base al teorema di Balinski-Young che indica come l’equità non sia riducibile a un algoritmo. Ciò che colpisce è constatare che ogni voto conta! Conta quello raccolto sulle rive di un invaso di montagna, che si sta riempiendo di ghiaia per l’incuria della concessionaria dell’impianto idroelettrico che lo sfrutta, perché ci si è impegnati per la sicurezza dei guardiadighe e della minuscola comunità minacciata dalla ridotta capacità dell’invaso. Conta il voto raccolto perché si è stati i primi a opporsi all’investimento che “avrebbe creato tanti posti di lavoro green”, quando invece mancavano le garanzie sulla qualità di quei posti di lavoro e la salute dell’ecosistema lagunare dove sarebbe sorto l’impianto. Conta il voto raccolto per la proposta di legge di contrasto alla solitudine urbana prima che emergessero gli effetti del lockdown sulla salute mentale pubblica. Conta il voto raccolto quando si è stati gli unici ad opporsi alla regionalizzazione dell’Ufficio scolastico, perché si diffida del “da soli si fa prima e meglio” e si è convinti che la scuola deve rimanere statale.
Questa elezione, come tante altre, contraddice quindi il paradosso del voto di Downs che sostiene che per il singolo sia utilitaristicamente svantaggioso andare a votare: tanto il suo voto non altera il risultato finale.
Eppure, tra gli innumerevoli difetti di questa nostra grande epoca c’è anche il calo dell’affluenza. È stata del 45% nell’elezione del 2 e 3 aprile 2023 contro l’89% del referendum del 2 e 3 giugno del 1946!
È in gioco un fenomeno tra i più profondi della condizione umana, spesso assente nel dibattito filosofico. È il concetto altruistico di cura, affine sul piano morale, ma non etimologico, all’I care. La cura per la cosa pubblica è ciò che dovrebbe spingere all’impegno politico, sia chi si candida sia chi partecipa al voto. Chi non vota perché disgustato dalla politica dicendo: “Tanto sono tutti uguali, lo fanno per la poltrona”, non si rende conto che queste motivazioni dovrebbero spingere al voto piuttosto che all’astensione. Perché ogni singolo voto, come si è verificato il 3 aprile del 2023, può cambiare l’esito di un’elezione.

 

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