Il brutto episodio che ha coinvolto Gabriella Greison – nota fisica, attrice e divulgatrice che vi avevamo presentato in tempi non sospetti – sicuramente lo conoscete già tutti, vista l’eco che per fortuna ha suscitato sulle pagine della stampa nazionale. In pochissime parole, a seguito di un suo intervento come madrina alla cerimonia di laurea dell’università di Messina, al teatro greco antico di Taormina, nei giorni scorsi, Greison è stata oggetto di insulti ,in particolare su Facebook, per la scollatura del suo abito. Se chiunque frequenti FB non riesce a sorprendersi – i commenti di idioti, troll e haters abbondano sotto qualunque post di qualunque argomento – quello che ancora una volta indigna non è la banalità delle polemiche quanto il basso sessismo che vi si cela dietro.
Greison non ha pertanto perso l’occasione di rispondere a tono agli haters sottolineando come “quello che vi ha turbato non è il vestito. È il fatto che una donna possa parlare di fisica quantistica senza ricordare un uomo, e quindi senza chiedere il permesso. Che possa salire su un palco, spiegare la funzione d’onda e Schrödinger, e intanto avere le tette” e come – dato che l’incontro in presenza era andato nel migliore dei modi – “abbia avuto l’impressione di essere scissa, come avviene nella fisica con il dualismo onda e particella. Nel mondo reale ero una particella e mi sono sentita benissimo, in quello dei social mi sono trasformata in un’onda e sono stata travolta dagli insulti”.
Con la consueta ironia, sostenendo che “ogni volta che il mondo diventa troppo pesante, si deve applicare una forza ironica in direzione opposta perché l’ironia è la forza contro la gravità del reale”, la divulgatrice ha quindi rimandato con facilità al mittente i gratuiti insulti.
Che Greison avesse le spalle larghe lo sapevamo già, non ci sorprende che abbia saputo trovare parole così efficaci per uscire da una situazione che avrebbe potuto essere sgradevole. Quello che invece ci preme sottolineare è ancora una volta il maschilismo che domina alcuni ambienti, soprattutto scientifici, come in questo caso.
Il mondo delle scienze “forti” come la matematica e la fisica è ancora, anche se per fortuna sempre meno, un mondo “per soli uomini” – parafrasando il titolo di un bellissimo saggio di Emanuela Grigliè e Guido Romeo – e le donne devono spesso rinunciare alla loro femminilità per essere considerate credibili, come denunciato anche da tante ricercatrici di fama che scelgono l’estero per la loro carriera.
Non lo possiamo accettare e non possiamo permettercelo: i pregiudizi sull’inadeguatezza delle donne e sulla loro presunta congenita incapacità in alcuni ambiti sono il retaggio di un passato inaccettabile ma le cui conseguenze paghiamo ancora oggi, soprattutto in Italia. Non è un caso che il numero delle lavoratrici nel nostro Paese sia così basso, ancora di più in posizioni apicali, ancora di più nel mondo accademico e della ricerca scientifica. Non è un caso che già nella scuola primaria si costruisca il gap di risultati e aspettative che poi condizionerà bambini e bambine nelle loro scelte.
E, come detto, non ce lo possiamo permettere.
Una risposta
E’ vero non ce lo possiamo permettere, ma soprattutto non dobbiamo più permetterlo!
Greison ci ha dato un esempio importante di come rispondere e che soprattutto non bisogna avere paura di rispondere e denunciare affinché nessuna debba più rinunciare ad essere se stessa!