Civile, militare o duale?

In tutte le edicole da oggi trovate il Prisma 68 (novembre 2024), la cui storia di copertina  è dedicata al sempre più complesso rapporto tra ricerca civile e ricerca militare: le tecnologie cosiddette “duali”. Ecco l’incipit dell’articolo che apre la storia di copertina, a firma del nostro direttore Vincenzo Mulè:

Lo scorso gennaio la Commissione europea ha lanciato attraverso un Libro bianco una consultazione sul rafforzamento del sostegno alla ricerca e alle tecnologie a duplice uso (dual use). Il documento ripropone la questione del rapporto tra ricerca civile e militare e testimonia anche una fase storica di grande tensione geopolitica.
Che cosa si intende per dual use della ricerca scientifica? Una precisa definizione manca, tant’è vero che Bruxelles invita “i rispondenti a condividere i loro pareri su quali possano essere gli elementi fondamentali nella definizione di tecnologie potenzialmente a duplice uso, definizione che potrebbe essere utile per promuovere tra le altre cose la trasferibilità dal settore civile a quello della difesa e viceversa”. Il dual use si riferisce alla ricerca scientifica e tecnologica che, nata in ambito civile nei laboratori di università e centri di ricerca, può trovare importanti applicazioni in campo militare. Ricerca civile e ricerca militare sono due mondi separati, ognuno con le proprie regole. Ma le tecnologie utilizzate nel contesto delle capacità di sicurezza e difesa hanno sempre più spesso origine nel settore civile dove gli investimenti del settore privato sono più elevati, i costi indiretti più bassi e i cicli di ricerca e sviluppo più rapidi…

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