Villa Il Gioiello, situata a Firenze sul colle di Arcetri, è la casa dove Galileo visse gli ultimi dieci anni della sua vita. Inizialmente restaurata nel 2006, nell’ottobre del 2018 è stato poi inaugurato un nuovo allestimento con interventi che si sono concentrati sulla ricostruzione e sull’arredo di alcuni ambienti significativi: lo studiolo, la cucina e la cantina. Oggi la villa ospita conferenze e seminari organizzati dai centri di ricerca e alta formazione ed è visitabile solo con visita guidata su prenotazione (https://www.sma.unifi.it/vp-41-la-dimora-storica-di-galileo-galilei.html). Intorno alla villa sembra che il tempo si sia fermato; infatti, il paesaggio non è molto diverso da quello raffigurato nell’affresco del Vasari e di Stradano esposto a Palazzo Vecchio.
Il paesaggio immortalato da Vasari e Stradano (in alto), una recente foto (in basso)
L’edificio è originario del Trecento ma probabilmente venne distrutto con l’assedio di Firenze nel 1529-1530 e poi ricostruito secondo i canoni architettonici del Cinquecento.
Nel 1632 Galileo pubblica il “Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo” in cui con spirito malizioso afferma obliquamente la sua adesione alla teoria eliocentrica: Stimerei che colui che reputasse più ragionevole il far muovere tutto l’universo, per ritener ferma la Terra, fusse più irragionevole di quello che, sendo salito in cima della vostra Cupola non per altro che per dare una vista alla città ed al suo contado, domandasse che se gli facesse girare intorno tutto il paese, acciò non avesse egli ad aver la fatica di volger la testa. Proprio per queste idee il 20 gennaio 1633 è chiamato a Roma per rispondere delle sue affermazioni e il 22 giugno 1633 il Santo Uffizio lo condanna all’abiura delle sue concezioni astronomiche e al confino a vita, che decide di trascorrere in questa casa con il sollievo delle figlie, in particolare di Virginia, figlia prediletta, suora con il nome di Suor Maria Celeste, presso il convento Francescano situato accanto alla villa.
Grazie ad un inventario, fatto alla morte di Galileo, è stato possibile ricostruire come erano disposti gli ambienti. Per poterci immaginare al meglio come si svolgevano le giornate nella dimora, partiamo con la descrizione del piano superiore che permette di conoscere meglio la personalità di Galileo. Il piano ospita gli ambienti da cui Galileo faceva le sue osservazioni e qui si trova una copia del cannocchiale da lui creato (gli originali si trovano a Firenze nel Museo di Galileo, https://www.museogalileo.it/it).
A partire dall’opera di Galileo si sviluppa e infine si impone una vera e propria rivoluzione scientifica, che porta ad una nuova fisica. Galileo per primo intuisce l’importanza degli esperimenti in contrapposizione all’esperienza utilizzata fino ad allora, ma che dipende dalla variabilità di interpretazione del soggetto e non può dare risultati certi. L’esperimento invece è ripetibile e dà risultati univoci ed oggettivi, per questo gli strumenti diventano essenziali per creare e riprodurre esperimenti. Galileo capisce, quindi, che il sapere tecnico non è inferiore a quello filosofico e defunzionalizza lo strumento cannocchiale facendolo diventare da semplice strumento per la navigazione o la guerra strumento di conoscenza. Galileo padroneggia a fondo il sapere tecnico, tanto da costruire egli stesso i suoi cannocchiali collaborando con un tecnico. Nel 1610 pubblica tutte le sue osservazioni svolte con questo strumento nel Sidereus Nuncius, nel quale annuncia scoperte sensazionali: il mondo e il cosmo non sono fatti come tutti avevano fino ad allora creduto. Viveva in un’epoca che accettava ancora spiegazioni di eventi nei termini di cause finali, ad esempio un sasso lanciato in aria cade al suolo perché la terra, quindi il basso, è il suo luogo naturale, in cui può restare in quiete. Ma Galileo si rende conto che la ricerca delle cause finali non dà all’uomo alcun controllo sui fenomeni naturali e quindi anziché chiedersi perché il sasso cade ricerca una descrizione esatta di come cade, arrivando a formulare le sue teorie, fidandosi di ciò che aveva osservato anche se contrario a ciò che si dava comunemente per vero.
Anche in questa villa, nonostante la vista fosse già rovinata a causa delle molte osservazioni fatte al Sole e fosse comunque in una situazione di semi libertà, continuò i suoi studi portando avanti le sue convinzioni fino alla fine.
Ora che ci sembra di conoscere un po’ meglio Galileo possiamo rientrare nella villa dall’ingresso, dove si trova la sala di rappresentanza in cui il Maestro dialogava con i suoi ospiti e che oggi funge da sala riunioni. Da questa stanza si accede al chiostro, dove è presente un pozzo, spesso citato per la qualità della sua acqua, e al giardino, dove Galileo si ritemprava svolgendo attività nell’orto, che, come racconta in alcune lettere, sono uno dei piaceri più importanti dell’uomo.
Il chiostro interno
Rientrando oltre il chiostro si trova il salotto dove Galileo poteva mangiare e discutere intorno ad un grande tavolo e a fianco si trova la cucina utilizzata dai servitori per cucinare e che, attraverso una scala, ha accesso alla cantina dove si trovano botti di vino e orci per l’olio. La ricostruzione di questi due locali, curata dall’Accademia dei Georgofili, si è basata su studi che hanno permesso di definire un’ipotesi verosimile del materiale e degli oggetti contenuti: le botti e il piccolo tino sono stati costruiti seguendo le tecniche di allora; altri contenitori sono oggetti di antiquariato. Fiaschi, brocche e bicchieri di vetro sono stati riprodotti attraverso i quadri dell’epoca, mentre un tavolo di legno e dei panchetti sono stati realizzati secondo stilemi tratti da rappresentazioni iconografiche coeve.
Due ricostruzioni degli ambienti interni
Concludiamo la visita entrando nella camera di Galileo, che è forse la tappa più emozionante di questo tour. Grazie all’inventario sappiamo che nella camera c’era un grande letto in noce, un altro letto più piccolo e un armadio, le pareti erano decorate con una tappezzeria bianca e turchina. Possiamo allora immaginarci lo scienziato affacciarsi alla finestra per riuscire a scorgere dietro le mura del convento la figlia tanto amata o infine pensarlo nel grande letto circondato da Torricelli e Viviani il giorno della sua morte l’8 gennaio 1642, come rappresentato nel bassorilievo.
Il bassorilievo che rappresenta la morte di Galileo
Già verso la fine dell’Ottocento, per rendere omaggio alla grandezza di Galileo, Giovan Battista Donati decise di far costruire ad Arcetri un nuovo osservatorio astronomico, impresa che procedette a fasi alterne seguendo le vicende del neonato Regno d’Italia di cui Firenze fu capitale. Nel settembre 1869 venne inaugurata la cupola e il 27 ottobre 1872 ci fu l’inaugurazione definitiva dell’osservatorio in cui fu forte il richiamo all’immortale Galileo.
Oggi vicino a Villa Il Gioiello, nei luoghi dove si sviluppò il metodo scientifico, sono nati centri di ricerca e alta formazione che conferiscono a Firenze un primato a livello internazionale negli studi di fisica e astronomia.