Un tuffo tra i problemi della scuola italiana… e oltre

In un ricco dossier intitolato “SOS Scuola”, a firma tra gli altri di Paolo di Paolo, in edicola su L’Espresso di questa settimana, l’autore nel primo articolo indaga i diversi mali della scuola, tra edilizia scolastica spesso inadeguata (per non dire fatiscente in alcuni casi), mancanza di risorse (in primis per gli stipendi dei docenti, tra i meno pagati dei Paesi Ocse, nonostante le promesse dei ministri che si sono succeduti), evidente frattura  Nord-Sud, problemi di integrazione di alunni immigrati, anche di seconda generazione (e relativa discussione sullo Ius scholae)… E poi, certo, non può mancare una riflessione sulla didattica, imbrigliata in una burocrazia soffocante che ucciderebbe anche il più entusiasta dei docenti (chi vede la scuola dall’esterno non può neanche lontanamente immaginare quale sia l’odierna realtà scolastica), e sentita spesso come “vecchia”, inadeguata alle trasformazioni radicali che la società sta vivendo.

Il discorso su una didattica innovativa, realmente innovativa, è estremamente complesso – su PRISMA ne parliamo mensilmente – e i risultati saranno da valutare nei prossimi anni, su un orizzonte temporale adeguato. Vi anticipiamo che non bastano Lim, aule a realtà immersiva… per una didattica diversa nella sostanza.

Ma forse uno spunto di partenza, che esula da discorsi specifici e dice tanto delle difficoltà del sistema Italia in generale, riguarda la percezione della matematica e delle discipline scientifiche in generale nel Belpaese. Come siamo caduti tanto in basso? Perché abbiamo perso molti dei treni su cui potevamo salire?

Risponderò citando l’intervento in “SOS Scuola” di Silvia Benvenuti, autrice di “La somma dei quadrati” e docente di didattica e storia della matematica all’università di Bologna, da poco eletta nella commissione scientifica dell’Unione matematica italiana, che i lettori di PRISMA conoscono benissimo per la sua costante presenza tra le pagine della rivista.

Silvia sottolinea che per avere “cittadini in grado di interpretare correttamente le informazioni che arrivano dai media, in grado di prendere decisioni sulla base di dati ai quali accedono, abbiamo bisogno di cittadini che sappiano manovrare strumenti della matematica di base. Il benessere in una società segnata dall’innovazione tecnologica dipende in maniera decisiva dalla cultura scientifica e matematica in particolare. È fondamentale alzare la percentuale delle persone che dominano gli elementi fondamentali della matematica. Ma non è solo una questione di “utilità”: sarebbe bene far passare anche l’dea di una matematica necessaria non perché “utile” ma perché bella. Ancora oggi la cultura umanistica, letteraria è considerata di serie A”.

Inutile ritornare sulle conseguenze a lungo termine che la riforma gentiliana ha avuto sulla cultura scientifica scolastica nel nostro Paese, più produttivo sarebbe forse invece riflettere banalmente sul fatto che ancora oggi l’ignoranza in matematica spesso sia sbandierata senza vergogna a molti livelli e che quasi si ritenga giustificato che una percentuale considerevole di alunni viva o dica di vivere con terrore l’ora di matematica.

È un problema didattico? Anche. È solo un problema didattico? No, certamente, innanzitutto culturale.

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