Da qualche giorno è disponibile anche su Raiplay il film “Il teorema di Margherita”, la storia di una studentessa di matematica il cui unico scopo nella vita è risolvere la congettura di Goldbach. PRISMA le ha dedicato un’intera storia di copertina sul numero 63 di maggio, con approfondimenti su cinema e matematica e una intervista alla regista, oltre all’articolo che qui potete leggere di Fabio Mantegazza (acquista il numero in pdf!). Buona visione
La matematica per me è così importante che non potrei concepire di vivere senza”. È con questa lapidaria dichiarazione che Margherita si presenta. Gli spettatori hanno così la possibilità di metterla a fuoco. Si tratta di una giovane fuori dal comune: studentessa di matematica, con una borsa di dottorato presso l’École Normale Superieure (Ens) di Parigi, che considera a tal punto casa sua da girare in pantofole per corridoi e aule. Unica donna in un mondo tutto al maschile. Studenti e professori intorno a lei sono tutti uomini e lei sembra adeguarsi a questa situazione non facendo nulla per mettere in risalto la sua femminilità, anzi quasi nascondendola dietro un aspetto anonimo e abiti di taglio maschile. All’interno della Scuola non coltiva alcun rapporto personale di amicizia e sembra vivere in una bolla in cui quel che conta sono solo i numeri.
Le risulta naturale adeguarsi ai principi più volte espressi dal professor Warner che sta seguendo la sua tesi: la matematica non deve mischiarsi con i sentimenti e chi la pratica deve saper controllare le proprie emozioni. Mantenendosi fedele a questi assiomi, Margherita lavora alla dimostrazione della congettura di Goldbach. È uno
dei cosiddetti “problemi irrisolti” nella teoria dei numeri; una di quelle affermazioni che studiosi della matematica – nel nostro caso il tedesco Christian Goldbach – hanno fatto nel passato (addirittura a metà del Settecento) e che è a tutt’oggi considerata vera dai matematici senza però che nessuno sia riuscito né a dimostrarla né a confutarla.
Essere in grado di dimostrarla è un miraggio, un sogno per chiunque si occupi di matematica. Margherita è convinta di esserci riuscita, sostenuta in questo dal professor Werner che, come accade a volte agli accademici, si presenta come un buon maestro ma in realtà è un cinico che spera di essere illuminato dalla luce riflessa della sua allieva.
La giovane dottoranda deve presentare il suo teorema durante un seminario aperto al pubblico e tutti si attendono che questo possa segnare il suo momento di gloria. Ma qualcosa va storto! Come fa notare Lucas, un altro brillante studente appena reclutato dal professor Werner, c’è un errore nel procedimento seguito da Margherita. Tutto il castello del suo ragionamento crolla miserevolmente. Un piccolo dettaglio sbagliato che fa precipitare l’autostima e la volontà di Margherita e la spinge ad abbandonare l’università. Una decisione sofferta e dolorosa ma che finalmente la porta a mettersi in gioco nella vita reale.
Dopo questo avvio così intenso e coinvolgente, il film procede lungo un percorso narrativo già battuto. Le tappe sono scandite e definite quasi con la stessa precisione delle funzioni di Propp nella fiaba: caduta del protagonista che affronta una profonda crisi esistenziale e pratica – difficoltà economiche – uso di vari stratagemmi per superarle – recupero delle proprie competenze, utilizzate in ambito diverso da quello ufficiale – ripresa di contatto con chi prima era stato considerato avversario – creazione di legami di amicizia e solidarietà – percorso ad ostacoli verso la meta finale con qualche inevitabile inciampo ma con successo garantito. Insomma, è la crescita della protagonista il vero focus del film.
Una crescita che concretamente per Margherita si realizza nell’amicizia con la sua coinquilina (una ballerina che vive di espedienti e le fa ricordare che anche lei ha un corpo fatto di sangue e carne); in lavoretti precari per poter pagare l’affitto; nella scoperta che la matematica oltre a una struttura teorica ha anche applicazioni pratiche e concrete che le consentono di diventare bravissima a mahjong e guadagnare così parecchi soldi nelle bische clandestine che pullulano nel suo quartiere.
La mente corre immediatamente agli studenti protagonisti di un altro film sulla matematica, 21 di Robert Luketic, capaci alla fine degli anni Ottanta di sbancare numerose case da gioco grazie alla loro capacità di memorizzare le
carte nel blackjack.
La matematica ha subìto un duro ridimensionamento nella sua esistenza, ma la congettura di Goldbach resta ancora in cima ai pensieri di Margherita che riempie di formule non solo le pareti della sua casa trasformandole in lavagne ma qualsiasi foglio le passi tra le mani. Sarà però solo riprendendo contatto con Lucas, proprio il responsabile del fallimento della sua dimostrazione, e stabilendo con lui rapporti amichevoli e di collaborazione, che riuscirà infine a raggiungere il suo obiettivo.
In quale contesto ambientale avviene tutto ciò? Capita a volte che, parlando di film di forte ispirazione naturalistica, si affermi che il paesaggio sia uno dei protagonisti del film, insieme con i personaggi. Qui si può dire lo stesso delle lavagne. E non le moderne LIM che ormai abbondano nelle scuole dei nostri ragazzi, ma le grandi lavagne nere, su cui si può scrivere solo con il gesso (una bella rivincita sui computer, in questa storia assenti quasi del tutto).
Parliamo delle lavagne delle aule universitarie, che scorrono dall’alto in basso e si sovrappongono come una pagina sull’altra: è su questo abisso nero che naufraga la prima dimostrazione di Margherita. Ma non solo queste: le lavagne non restano confinate nelle aule universitarie. Lasciata l’Ens, Margherita non può fare a meno di questo supporto e trasformerà in lavagne nere prima le pareti della sua stanza e poi quelle dell’intero appartamento che occupa con la sua compagna. Una presenza incombente, quasi ossessionante, su cui prendono forma – o vengono rapidamente cancellate con uno straccio – espressioni, segni algebrici, formule matematiche interpretabili attraverso lo sguardo di chi le scrive e di chi le osserva.
La colonna sonora della vita di Margherita non è composta da musica: è fatta dello scricchiolio del gesso che stride su queste lastre nere e che si alterna con il suono delle tessere del mahjong mischiate sul tavolo.
Al termine del film è chiaro come la matematica per Margherita sia un’ossessione. Qualcosa che le occupa totalmente
la mente, i pensieri, i sogni; un pensiero ripetitivo e martellante che non l’abbandona un attimo e condiziona la sua esistenza. Il cambiamento che la protagonista ha vissuto non è un processo di liberazione dall’ossessione ma un suo contenimento. Se all’inizio il pensiero intorno ai numeri era totalizzante per la ragazza ed escludeva tutto il resto dalla sua vita, al termine del suo percorso resta elemento fondamentale per lei ma lascia spazio anche ad altro: ai sentimenti, alla relazione con gli altri, all’amore per il proprio corpo.
Il film che era iniziato con l’invito alla rinuncia ai sentimenti e con il controllo delle emozioni si conclude con un bacio fra i due protagonisti. Anche i matematici hanno un cuore!
3 risposte
la vita di Margherita è esattamente il riflesso della mia vita ai tempi dall’Università…anch’io come lei ho dedicato CORPO e ANIMA alla Matematica e alla Fisica…pur essendo uno studente fuori dal comune a pochi esami dalla Laurea e con una Tesi sperimentale che come oggetto aveva la risoluzione della Congettura di RIEMANN sulla distribuzione dei Numeri Primi attraverso l’utilizzo di tecniche Quantistiche decisi di pugno di abbandonare tutto…la mia fu una vera FOLLIA…ma non me ne pento…
Be’ interessante. Poi, se hai voglia di continuare in breve il racconto, come è andata? Grz
beh com’è andata…è finita che ho fatto tutt’altro lavoro nella vita…anche se da più di vent’anni che dedico parte del mio passatempo a coltivare in segreto la mia immensa passione per la Fisica e la Matematica scrivendo qualche articolo scientifico che poi lo faccio pubblicare a nome di qualche mio ex collega di Università con cui sono rimasto amichevolmente legato e talvolta mi rendo disponibile per dare lezioni a qualche matricola che incontra difficoltà durante i primi anni accademici..ecco in breve la mia Vita…;-)