Caos Liceo del Made in Italy. Facciamo il punto

Ne aveva trattato Maria Prodi su Prisma nel suo ultimo “Stile libero” prima delle vacanze, a luglio (acquista qui il pdf), parlando di “frettolosa introduzione a ridosso delle scadenze per le iscrizioni, che non ha permesso al ministero di chiarire il senso e le finalità del nuovo indirizzo, né alle famiglie di recepirlo”. Ed è andata proprio così. Si sono inventati in fretta e furia “un ulteriore liceo, concentrato non sulla realizzazione del prodotto, ma su vaghe lusinghe di carriere nel management e nella comunicazione”. Eppure già esistono il Les (liceo economico-sociale), gli indirizzi di ambito agro-alimentare, della moda e abbigliamento, del turismo e di altri numerosi settori che coprono onorevolmente il sistema del Made in Italy. Evidentemente dal Ministero non sono stati ritenuti sufficienti (o forse il Liceo del Made in Italy dovrà andare a sostituirli in futuro?) .

Continua Maria Prodi: “Al momento delle iscrizioni, però, è stato presentato alle famiglie solo l’assetto del biennio, in attesa di ulteriori delucidazioni sulle materie del triennio che ancora però non arrivano. Per adesso, il risultato in termini di avviamento è davvero modesto: poco meno di un centinaio di scuole hanno deciso di aderire e partire (92, dai dati che abbiamo trovato, ndr). Il sito del ministero sollecita le iscrizioni così: “Vuoi acquisire una cultura completa, che abbracci tanto le discipline umanistiche quanto le materie Stem, con una particolare attenzione al mondo dell’impresa?”. Da un punto di vista orientativo non è molto qualificante perché sembra dire: “Non sei né carne né pesce? Vieni a studiare un poco di tutto”. In realtà, i motivi per cui si sceglie una scuola superiore, piuttosto che vocazionali, sono a volte residuali. Odio la matematica, vado al Classico. Non ho voglia di fare greco, vado allo Scientifico. I miei non vogliono iscrivermi a un tecnico, vado a Scienze umane. Mentre in alcuni Paesi c’è un’unica scuola superiore generalista (magari con ampie possibilità di opzioni), noi abbiamo solo indirizzi liceali caratterizzati dalla focalizzazione su alcuni saperi. Può darsi che il nuovo indirizzo, al di là delle ambiziose dichiarazioni, riesca a rispondere nelle prassi a una domanda di istruzione secondaria acerba che non riesce a qualificarsi ed è in attesa magari di più tardive consapevolezze orientative. In fondo cosa c’è di più Made in Italy che ricoverarsi nel limbo, non escludere ma neanche scegliere, restare con il piede in due scarpe, dare un colpo al cerchio e uno alla botte?”

Male. Ma forse possiamo fare peggio. Infatti è notizia di pochi giorni fa che il Consiglio di Stato frena sul nuovo liceo del Made in Italy. La sezione consultiva per gli atti normativi ha espresso alcune perplessità e ha sospeso il parere sul regolamento che definisce il quadro orario degli insegnamenti e degli specifici risultati di apprendimento. Naturalmente il Governo e il ministro Valditara hanno minimizzato, parlando di fake news, le opposizioni al contrario hanno sottolineato i limiti di un progetto affrettato e di cui non è chiara la finalità.

Come finirà? All’italiana ancora una volta?

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