Insegno in un Liceo Scientifico e, come tutti gli anni, al termine delle lezioni mi aspettano gli Esami di Stato. Quest’anno matematica è esterna e io, incredibilmente, non vengo nominata. Sto già progettando un’estate di corsi di acquagym, di uscite al parco con i cani e di pomeriggi passati a leggere, ma ecco che, al termine del collegio docenti di fine anno, dalla segreteria Anna mi comunica che mi hanno nominata commissario in un Liceo delle Scienze Umane. Dopo il primo attimo di sconforto mi consolo pensando che sarà un impegno leggero dato che non avrò da correggere gli scritti.
L’esperienza si rivela “tragicamente illuminante”.
Capisco finalmente cosa significa che la matematica è un’emergenza nazionale: i dati OCSE ci dicono che in Italia il 30 per cento degli studenti si mantiene al di sotto del livello 2, considerato il livello minimo delle competenze in matematica, ma soprattutto ci dicono che siamo il Paese con maggior divario tra maschi e femmine. E la scuola dove sono è a netta predominanza femminile.
Mi domando come sia possibile che, nonostante il Ministero abbia comunicato le discipline d’esame a fine gennaio, tutti abbiano scelto di ignorare la notizia. È troppo comodo e un po’ scontato affermare che siamo in un Paese dove è motivo di vanto non capire nulla di matematica. Piuttosto è necessario comprendere perché siamo in un Paese dove è motivo di vanto non capire nulla di matematica.
Questi studenti sono costantemente perdonati e giustificati per le loro mancanze perché si concentra l’attenzione solo sui contenuti della disciplina che, oltre a essere ostici, appaiono ai loro stessi docenti inutili in un percorso di formazione prettamente umanistico: a che cosa serve conoscere la definizione di asintoto o la dimostrazione del teorema di Weierstrass se poi ci si vuole dedicare allo studio della psicologia o delle scienze dell’educazione?
Si è perso di vista l’obbiettivo fondamentale di questi insegnamenti: la formazione del pensiero scientifico, fondamentale non solo per la conoscenza e la comprensione del mondo, ma soprattutto per lo sviluppo dell’immaginazione e della creatività.
In questo percorso di studi si pone grande attenzione alle emozioni e alle relazioni sociali, si commentano gli articoli della Costituzione italiana e si parla di diritti al lavoro, alla salute, alla parità e all’istruzione. Tuttavia sembra che nessuno si renda conto del paradosso che si sta facendo vivere a questi studenti: si parla di parità di genere ma si ritiene che le ragazze non possano capire la matematica; si parla di uguaglianza di diritti ma si reputa che i giovani non abbiano la possibilità di conoscere le leggi della fisica. Inoltre, non si considera la frustrazione che questi neodiplomati proveranno quando si accorgeranno di non essere stati forniti degli strumenti necessari per superare il test di ingresso all’università scelta.
Ricordiamoci tutti che abbiamo il dovere di essere onesti con i nostri ragazzi, offrendo una formazione completa e garantendo loro ogni opportunità di realizzazione all’interno della nostra società. Anche se questo significa affrontare la dimostrazione di un teorema.