Ufo: e se fossero altro?

Se si esclude l’impossibile, tutto il resto, per quanto improbabile, deve essere vero. È l’infallibile regola di Sherlock Holmes per risolvere i casi di omicidio. Ma per risolvere i casi di Ufo (Unidentified flying objects) dobbiamo fare l’opposto: lasciar perdere il possibile e sfidare l’impossibile. Peraltro, nei rapporti scientifici e istituzionali l’acronimo Ufo viene sempre più spesso sostituito dall’acronimo Uap (Unidentified aerial phenomena). Cambia qualcosa? Sì, perché colloca questi fenomeni in una diversa prospettiva culturale, scientifica e mediatica. In altre parole, si tende così a collocare gli stessi inspiegati casi di avvistamento in due diversi ambiti di ricerca, ugualmente degni di attenzione: quello un po’ fantascientifico e “popolare” degli Ufo e quello convenzionale e geocentrico degli Uap.

L’anello di congiunzione

La storia degli Ufo inizia formalmente il 24 giugno 1947 quando il giovane imprenditore Kenneth Arnold atterra con il suo piccolo aereo nei pressi del Mount Reinier, sulla costa nord-occidentale degli Stati Uniti. Racconta di essere stato seguito in volo da una formazione di nove velivoli piatti, luccicanti, senza eliche o reattori che nello scoop del cronista locale sono definiti flying saucers (piattini volanti). L’assenza di insegne fa pensare a prototipi di aerei militari americani sperimentati in gran segreto (sarà questa, anni dopo, l’impacciata versione ufficiale) oppure ad aerei spia sovietici (sono gli anni della “guerra fredda”). Il termine Ufo sarà introdotto dalla Us Air Force solo nel 1952 e formalmente definito nella Regulation 200-2 del 12 agosto 1954 come “ogni oggetto volante che, per prestazioni, caratteristiche aerodinamiche o aspetti insoliti, non è conforme ad alcun aeromobile attualmente conosciuto o a un tipo di missile o che non può essere identificato come un oggetto familiare”. Nel luglio dello stesso 1947, però, in un ranch a Roswell, nel New Mexico, si erano ritrovati rottami metallici e, si vocifera, anche cinque corpi umanoidi. Ufficialmente, si era sostenuto che fossero i resti di un pallone sonda (siamo in un’area militare destinata a test missilistici), ma qualcuno aveva ipotizzato che si trattasse di un veicolo alieno precipitato con il suo equipaggio. È l’anello di congiunzione tra Ufo ed extraterrestri. Da allora, in tutto il mondo si moltiplicano gli avvistamenti di flying saucers ed è sempre più difficile separare le testimonianze attendibili (quelle di piloti militari e civili) da quelle dubbie, attribuibili a illusioni ottiche, allucinazioni, protagonismo, falsi scoop. Sui giornali girano incredibili racconti di “contatti” con alieni scesi dalle astronavi e di abduction, rapimenti di persone trattenute a bordo come cavie. Negli Stati Uniti si susseguono le Commissioni di inchiesta pubbliche e segrete che, sulla base di rapporti confidenziali e pochi dati certi, dovrebbero chiarire la natura degli Ufo e la loro potenziale minaccia per la sicurezza del traffico aereo. Se ne sa poco ma di certo, coperti dalla disinformatia, anche le autorità sovietiche si sono seriamente occupate in quegli anni degli Ufo.

Inchieste senza conclusioni

Sebbene sia oggi orientata, anche per ragioni statistiche, ad ammettere l’esistenza nell’universo di forme di vita più o meno evolute, la scienza esclude però la natura e la provenienza aliena degli Ufo. Per questo, nei numerosi rapporti istituzionali, l’ipotesi extraterrestre non viene mai presa in considerazione e sempre più di frequente l’acronimo Uap sostituisce l’acronimo Ufo. Per ultimo, il Preliminary Assessment: Unidentified Aerial Phenomena del 25 giugno 2021, realizzato dal Pentagono e sintesi di un più ampio rapporto riservato, definisce gli Uap “oggetti aerei non immediatamente identificabili”. L’acronimo Uap rappresenta l’ampissima categoria di “oggetti sottoposti ad analisi” e Uap Event “una descrizione olistica di un episodio durante il quale un pilota o un equipaggio ha testimoniato (o rilevato) un Uap”. È sorprendente che, proprio nella definizione di Uap, il rapporto usi ancora il termine “oggetti”, tipico dell’acronimo Ufo, anziché “fenomeni” che, come vedremo, indirizza verso una diversa chiave di lettura dei casi inspiegati. Come quasi tutti i precedenti, anche questo rapporto è generico nei giudizi e nelle conclusioni, insiste sulle potenziali minacce degli Uap per il traffico aereo e chiede ulteriori indagini (e fondi). Riconosce che, dopo verifiche severe, rimangono 144 casi irrisolti di avvistamento dal 2004 al 2021, di cui 80 registrati da più sensori (ottici, infrarossi, radar ecc.), 18 con movimenti inusuali e 11 con rischi di collisione. Le linee guida per possibili spiegazioni sono cinque: airbone clutter (droni, palloni aerostatici, stormi di uccelli, meteoriti ecc.), natural atmospheric phenomena (agglomerati di ghiaccio, fulmini globulari ecc.), industry developmental programs (fumi industriali, detriti di razzi e satelliti ecc.), foreign adversary systems: velivoli fantasma di Paesi “non alleati” (ancora la Russia e la new entry Cina).

Lettera per lettera

Molti testi usano la sigla congiunta Ufo/Uap come se i due acronimi fossero sinonimi e quindi intercambiabili. In realtà, la differenza tra loro è di sostanza perché rimanda a due diversi approcci di ricerca, come appare da un confronto lettera per lettera. La U (Unidentified), che di fatto riguarda solo circa il 5% dei casi esaminati, è la stessa nei due acronimi ma nasconde una sfumatura importante che riguarda l’azione investigativa: lo vedremo più avanti. La differenza tra la F (Flying) di Ufo e la A (Aerial) di Uap è sostanziale. Anche da solo, ma ancor più se associato a object, il termine flying richiama alla mente un artefatto che si muove nell’aria in modo autonomo e intenzionale grazie a sistemi di propulsione e guida ideati e governati da esseri intelligenti, a bordo o in postazioni remote. Al contrario, il termine aerial suggerisce strutture di forma indefinita che “non volano” ma fluttuano nell’aria con movimenti indotti e casuali. Il termine si adatta a fenomeni atmosferici rari, elusivi, poco conosciuti e ancora non spiegati in modo esauriente come le luci intermittenti nella valle di Hessdalen, in Norvegia, e i fulmini globulari. Un caso di Uap, però presto “identificato”, si è manifestato a Manchester, in Gran Bretagna, la sera del 20 marzo 2022 allorché si è formata un’insolita nube lenticolare che qualcuno ha supposto fosse un disco volante. Anche il globo luminoso che si è formato l’8 luglio 1962 sopra il Pacifico a seguito del test termonucleare americano poteva essere scambiato per un Ufo. Ancor più significativa è la differenza tra la O (Objects) di Ufo e la P (Phenomena) di Uap. Il termine object rimanda genericamente a qualcosa di materiale e solido con contorni definiti ma, soprattutto, realizzato in base a un progetto e uno scopo. Anche phenomenon è un termine molto generico, adatto a qualunque cosa viene allo scoperto e attira la nostra attenzione. Qui, però, suggerisce qualcosa di indefinito, volubile e transitorio, che va bene per un’ampia tipologia di eventi atmosferici governati dalle poco prevedibili dinamiche meteorologiche e da molteplici variabili chimico-fisiche dell’ambiente. Torniamo alla U, da intendere come casi “ancora non identificati”, quindi identificabili in linea di principio. Associata a flying objects piuttosto che ad aerial phenomena, indirizza verso due diversi approcci investigativi, aperti peraltro a reciproca “contaminazione”: quello ingegneristico e tecnologico per gli Ufo (sistemi di propulsione e controllo, materiali, dinamiche del volo ecc.) e quello della fluidodinamica e chimica-fisica dell’atmosfera per gli Uap (turbolenze aeree, stato termico ed elettrico dell’aria, prodotti di attività antropiche ecc.).

Uap vs. Ufo

Anche nella scienza il vocabolario usato per descrivere cose e fatti risponde a scelte ideologiche. Così, l’adozione dell’acronimo Uap allontana la tentazione, anche nei casi di avvistamenti resistenti a ogni spiegazione, dell’ipotesi aliena, che rimane invece saldamente ancorata all’acronimo Ufo. Non si dovrebbe però dimenticare che l’osservazione di quanto avviene attorno a noi può riservare delle sorprese, che la meccanica quantistica offre interpretazioni della realtà che spesso fanno a pugni con le apparenze sensibili e che persino teorie oggi speculative, come quelle delle stringhe e del multiuniverso, potrebbero in futuro avere qualche chance di successo concreto. Infine, per noi italofoni l’adozione dell’acronimo Uap impone la rinuncia, per ragioni fonetiche, alle facili estensioni lessicali di Ufo: ufologia, ufologo, ufomania, ufofilatelia ecc. Ma la fantasia potrebbe sempre suggerire qualcos’altro.

UFO E MISTICISMO

Nell’immaginario collettivo ufologia è quasi sinonimo di astronavi ed extraterrestri, ma solleva anche riflessioni culturali, etiche, religiose, psicologiche e mediatiche. Le chiese cristiane si sono spesso occupate degli Ufo, che nei documenti vaticani, tradizionalmente redatti in latino, sono definiti Res Inexplicatae Volantes. L’interesse riguarda soprattutto la loro provenienza, che riporta al controverso tema della pluralità dei mondi. Le confessioni minori di più stretta osservanza biblica tendono a considerare gli Ufo apparizioni sensibili di entità spirituali intermedie tra Dio e gli uomini: angeli o, più spesso, demoni. Le correnti mistiche orientali (buddismo, induismo, taoismo ecc.) paiono poco interessate agli Ufo sebbene orientate a un universo brulicante di vita. Secondo teorie basate sull’archeologia spaziale, gli Ufo starebbero preparando un “ritorno” degli alieni sulla Terra, che già hanno abitato in tempi remoti. Molteplici anche le interpretazioni sulla natura, la provenienza e le finalità degli Ufo in chiave paranormale, occultista, spiritistica e teosofica. Purtroppo, tutte le interpretazioni al di fuori dell’alveo della razionalità e dell’esperienza scientifica spingono l’ufologia, inevitabilmente ma immeritatamente, nel limbo della fantascienza e delle pseudoscienze.

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