Prospettive

 

Prima la vicenda di Ilaria Salis, la cittadina italiana detenuta in Ungheria e condotta in tribunale con le catene alle mani e ai piedi. Poi, il deprecabile e tragico epilogo della prigionia dell’attivista e dissidente russo Alexey Navalny. Il carcere, con le condizioni di detenzione e il (mancato) rispetto dei diritti umani, è stato suo malgrado al centro dell’attenzione.
Quando questo accade, purtroppo, non è un segno buono. Perché quasi sempre sono brutte notizie.
Ha suscitato lo stesso sentimento di preoccupazione, fatte le debite proporzioni, la pubblicazione del rapporto dell’associazione Antigone, che da anni si interessa della tutela dei diritti e delle garanzie nel sistema penale e penitenziario. Il focus, questa volta, era sulla giustizia minorile. La presentazione è avvenuta lo stesso giorno in cui si celebrava la Giornata mondiale della giustizia sociale. Probabilmente non è un caso.
Secondo le Nazioni Unite, la giustizia sociale “svolge un ruolo importante nel raggiungimento di percorsi di sviluppo socio-economico più inclusivi e sostenibili”. In parole povere, nessuno dovrebbe essere lasciato indietro. Ognuno dovrebbe avere le stesse opportunità di crescita, la possibilità di raggiungere standard di vita dignitosi. Utopia, forse, che se possibile si allontana ancora di più dalla sua realizzazione tra le mura di un penitenziario, dove regna disperazione e degrado.
Nelle carceri italiane, tanto per dirne una, dall’inizio dell’anno si marcia al ritmo di un suicidio ogni due giorni e mezzo. Se affrontare la galera è dura per gli adulti, figuriamoci per i ragazzi, la maggior parte dei quali ha tra i 16 e i 17 anni e proviene da situazioni dove un adulto medio a stento sopravviverebbe. Non solo, ma oltre la metà di questi ragazzi è straniera e, dopo essere fuggita da povertà o guerra, si ritrova sola in un Paese divenuto ormai ostile.
Punire per educare è una politica perdente. Lo vediamo, nel nostro piccolo, con i nostri figli. Vale, a maggior ragione, per chi non ha gli agi e le possibilità di molti suoi coetanei. Prospettive minori è l’azzeccatissimo titolo del dossier che riconduce il peggioramento delle condizioni degli istituti penitenziari per minori al cosiddetto Decreto Caivano, reo di aver “introdotto una serie di misure che stanno avendo e continueranno ad avere effetti distruttivi sul sistema della giustizia minorile”, un sistema che negli ultimi trentacinque anni aveva dimostrato di funzionare, tanto da essere preso ad esempio anche in altri Paesi per la sua capacità di mettere al centro il recupero dei minori autori di reato, senza cadere in tentazioni meramente punitive che, soprattutto a quell’età, potrebbero segnare per sempre la vita di questi ragazzi e queste ragazze.
Oggi, purtroppo, nel futuro di questi ragazzi si delineano prospettive non solo minori, ma vicine allo zero. Indignarsi forse non serve ma, come ha affermato Susanna Marietti, coordinatrice nazionale di Antigone e responsabile dell’osservatorio minori, “se non ci possiamo permettere di perdere un adulto, ancor meno ci possiamo permettere di perdere un ragazzino”.

Buona lettura

Vincenzo Mulè
Direttore responsabile

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