Pensieri divergenti – Conformismo e intelligenza

Quando mi reco a Udine, cerco di prendere il treno locale dove si fanno degli incontri importanti. Due mesi fa, la carrozza era gremita da alcune classi di una secondaria di primo grado. Andavano ad assistere a uno spettacolo musicale ed erano tutti eccitati. Erano, pur sempre, appartenenti alla generazione del lockdown. Scambiai alcune
parole con gli insegnanti che conoscevo: “La percentuale dei nostri ragazzi – mi dissero – con certificati Bes è del 25%. Li mandano tutti da noi. Ma siamo orgogliosi del nostro impegno”. Dopo un po’, un’insegnante di matematica si rivolse a me dicendomi: “Per favore, mi dica che lei non crede ai test Invalsi. Per me è importante!”.
Poche settimane prima, per curiosità, avevo provato a fare uno Psycometric Assessment logico-numerico, accessibile gratuitamente in rete. Me ne avevano parlato come di un prerequisito al reclutamento nelle aziende di un importante gruppo. Era costituito da 12 domande a cui rispondere in non più di 15 minuti: in pratica, 75 secondi per domanda! Che tempesta mentale mi provocò! Alla domanda dell’insegnante sul treno, mi immedesimai nell’uragano mentale di un test sei volte più lungo. Se ci avvaliamo sempre più di questi test, allora non abbiamo ancora capito il senso dell’aforisma 201 delle Philosophische Untersuchungen di Ludwig Wittgenstein: “Una regola non può determinare alcun modo di agire, poiché qualsiasi modo d’agire può essere messo d’accordo con la regola”. In altre parole, le famose “prove di intelligenza” altro non permettono di capire se non quanto il soggetto si sia già adeguato a ciò che l’esaminatore pensa sia la risposta corretta! Più che una prova di intelligenza sono una prova di conformismo! Sono una prova di abbruttimento, non di emancipazione! Ci vorrebbe molta prudenza nelle valutazioni delle competenze perché la fiducia nelle proprie capacità, soprattutto matematiche, incide molto sull’autostima.
Perché è scomparsa la gioia di usare il linguaggio matematico per giocare a conoscere il mondo? “Pesano di più le Alpi o tutta l’atmosfera?”, chiedeva Fermi alla sua classe di allievi per farli impratichire con gli ordini di grandezza e indirettamente con la geografia. Una volta, in una classe preparai 10 foglietti scrivendo un numero da 1 a 10 sulle due facce di ciascuno, in modo che ogni numero comparisse esattamente due volte, e chiesi di disporli su un tavolo così da far apparire tutti i numeri. È un bel gioco che nasconde un algoritmo ancora più bello. Teniamo presente quanto scrisse John Allen Paulos in Once Upon a Number: “Si vive la stessa emozione quando si afferra una battuta di spirito e quando si coglie un’idea matematica”.
Scendendo dal treno salutai l’insegnante che mi aveva posto la domanda sull’Invalsi dicendole: “Insegnare la matematica con gioia al Grado 8 vuol dire essere dei benefattori dell’umanità. Le siamo riconoscenti. Buon 2 alla terza +3 alla terza + 4 alla terza + 5 alla terza + 6 alla terza + 7 alla terza + 8 alla terza + 9 alla terza!

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