Libri di Prisma: “Come i sentieri dell’acqua”, in ricordo di Paolo Lorenzi e del suo sguardo libero

Scomparso da poco, Paolo Lorenzi è stato, oltre che un amico, un insegnante di matematica e un formatore. Ha attraversato in modo consapevole e partecipe gli ultimi trent’anni della matematica a scuola e ora un libro, profondo e acuto come il suo sguardo, ne ripercorre le esperienze (per acquistare il volume scrivere a redazione@prismamagazine.it)

 

Di questi tempi, un adulto di formazione matematica ha spesso l’impressione che a scuola i ragazzi perdano un sacco di tempo e di slancio applicandosi a questioni di scarso rilievo che improvvisamente diventano centrali, “di moda”. Forse è una sensazione che non risparmia anche altre discipline – altre materie, come le chiamano gli studenti – ma nel caso dell’insegnamento/apprendimento della matematica è molto forte.
Come contraltare, c’è il fatto che chi a scuola ci lavora si trova sommerso periodicamente da indicazioni e richieste che propongono o addirittura impongono soluzioni – definitive e generalizzate negli intenti ma spesso molto limitate e settoriali – al problema dell’ignoranza matematica diffusa e al cattivo rapporto che molti concittadini hanno costruito (e si avviano a costruire) a scuola con la matematica.
Sembra che non ci sia un progetto di lavoro condiviso dai docenti di matematica di questo Paese che metta l’accento sui risultati che sono bagaglio indispensabile per vivere oggi in una società sempre più esigente, sui metodi necessari per muoversi oggi nelle scienze che intervengono nella nostra vita e sulle idee che ci aiutano oggi come sempre a leggere il mondo e interpretarne i cambiamenti. E che quindi ci si limiti a proporre tecniche più o meno raffinate con le quali si possa effettuare una selezione che individui quali ragazzi rispondono meglio alle regole.
Chi a scuola ci lavora aveva sperato che, con il tempo, le di verse edizioni delle Indicazioni Nazionali facessero piazza pulita delle rigidità dei programmi precedenti eliminando in ogni classe tecniche obsolete e osservazioni di piccolo cabotaggio per lasciare campo libero alla curiosità e all’immaginazione. Ma neppure loro sono riuscite completamente nell’impresa. E allora viene molto naturale andare alla ricerca di storie e di persone che ci aiutino a individuare parametri secondo i quali abbia senso muoversi, rispettando sia le aspettative degli studenti sia il senso della matematica.

                                                                          Paolo Lorenzi

È appena uscito un libro che, come succede qualche volta con i libri, suggerisce un punto di vista che apre a nuove riflessioni. Il protagonista, a volte esplicitamente evocato, altre volte presente sottotraccia, è un insegnante di matematica, Paolo Lorenzi, formatore, ispettore e dirigente di Bolzano che ha attraversato in modo consapevole e partecipe gli ultimi trent’anni della matematica a scuola e che è recentemente scomparso. Le sue esperienze hanno dato l’occasione ai colleghi che hanno curato questo volume di proporre spunti che aprono a riflessioni profonde e nel contempo distese su questioni complesse come quelle che necessariamente si trova ad affrontare un insegnante se vuole trattare la matematica come una disciplina sicuramente utile ma anche, e forse soprattutto, intrigante, dotata di senso, di bellezza e di piacevolezza. Senza aver né paura né timidezza nel tramutare le proprie riflessioni in progetti creativi, proposte originali e persino in scommesse azzardate.
Paolo Lorenzi suggerisce che ogni docente sia soprattutto un intellettuale che si preoccupa di portare nella  pratica scolastica la sua attenzione a coniugare il senso della matematica che insegna con la realtà delle persone a cui si rivolge, anche innovando consuetudini che non rispondono più alle necessità contemporanee. Si può trattare di cambiare gli occhiali con cui guardare al lavoro in classe focalizzando l’attenzione sui processi dell’apprendimento piuttosto che sugli ambiti di lavoro. Oppure di costruire proposte di apertura della scuola alla popolazione non scolastica che le ruota attorno. O, anche, di studiare – nel territorio di confine in cui si trova – diversi approcci alla didattica della matematica nella speranza di cogliere il segreto della loro migliore riuscita rispetto a quelli nostrani o di inventare luoghi e occasioni in cui gli studenti possono imparare dai ricercatori a “fare matematica” come se fossero in una bottega rinascimentale o ancora di raccontare la matematica in città mettendola sotto gli occhi di chi passa. Ma ogni volta Lorenzi si propone di trovare una strada, a volte niente affatto evidente, per insegnare matematica a tutti sostenendo e motivando chi questo cammino si trova a percorrere, come un compagno di strada che sa esaltare le capacità di ognuno. E, nel raggiungere il suo obiettivo, mostra come si possa, da persone di scuola, essere organizzatori di cultura, protagonisti della liberazione della matematica dalla periferia del mondo della cultura e nel contempo della liberazione dei cittadini, giovani e adulti, dalla gabbia dell’insipienza.
L’apprendimento della matematica segue, per ognuno, percorsi che possono essere tortuosi e imprevisti e ogni docente ha bisogno di costruirsi un quadro in cui inserire le diverse situazioni. Il paesaggio armonico e articolato che nasce dalle proposte di Lorenzi può essere un esempio importante.

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