Nella recente indagine Ocse Pisa, l’Italia figura come il Paese in cui la distanza fra i risultati dei ragazzi e quelli delle ragazze in matematica è stato maggiore, a sfavore delle ragazze. A scanso di interpretazioni deterministiche, va precisato che c’è un gruppo di Paesi, seppur minoritario, in cui viceversa le ragazze sorpassano i ragazzi in matematica. Quindi, sembrano esserci ragioni non biologiche ma culturali per l’ampio divario che si registra in Italia.
La matematica è scarsamente capita e amata da un ampio settore di haters che si convince fin dalle elementari che la disciplina è insopportabile. Alla base, forse, c’è il modo in cui si presenta la matematica nei primi anni di scuola. Per la primaria si sono alternate organizzazioni a maestro prevalente, affiancato da specialisti, o modulo (ma anche tempo pieno) composto da insegnanti dedicati alle diverse aree disciplinari. Logica vorrebbe che all’utilizzazione differenziata dei docenti corrispondesse una differente formazione. Invece, i maestri sono rimasti generalisti e, salvo l’eventuale encomiabile desiderio personale di formazione in servizio, non hanno una preparazione più robusta in matematica, anche quelli che, nelle classi a loro affidate, di matematica si occuperanno.
Chi insegna matematica alla primaria che percorso deve fare? Necessariamente Scienze della formazione primaria. Gli ordinamenti di tale indirizzo universitario prevedono circa una metà di crediti connessi a corsi psico-pedagogici. Il resto se lo dividono le discipline, con la matematica che sta sul 7% dei Cfu. Quindi una parte irrilevante della preparazione di chi insegnerà matematica è dedicata alla riflessione sui suoi contenuti e sulla sua didattica.
Ma chi si iscrive a Scienze della formazione spesso proviene dal liceo delle scienze umane: ex psico-pedagogico, ex magistrale. Nel piano di studi la matematica pesa come il latino: 3 ore settimanali al biennio, 2 al triennio.
Spesso uno dei criteri orientativi per scegliere gli indirizzi a forte prevalenza umanistica è proprio l’insofferenza per la matematica. Quindi una selezione negativa incanala già, fra i candidati all’insegnamento nella primaria, studenti poco propensi e a questi viene assegnata una dotazione minimale di competenze matematiche. Il liceo delle scienze umane è caratterizzato da una forte femminilizzazione (quasi il 90% degli iscritti sono ragazze) perché, in generale, i settori che hanno come sbocco prevalente l’insegnamento sono a maggioranza scelti dalle ragazze.
E si dà per scontato in Italia che l’educazione abbia basi sostanzialmente umanistiche, all’interno delle quali si possano aprire parentesi di tipo scientifico. Gli immancabili progetti per la rieducazione Stem delle ragazze sono di moda, ma irrimediabilmente tardivi e poco possono, nella loro estemporaneità, contro una struttura dei percorsi educativi che associa indelebilmente l’insegnamento alle figure femminili e alle discipline umanistiche.
Riformare la scuola è faticoso: ormai nessun ministro si accolla un pensiero veramente innovativo. Per le vocazioni scientifiche delle bambine non basta qualche ora a carico del Pnrr. Bisogna veramente cambiare l’impostazione.