Tra le molte emergenze che rendono i nostri tempi complessi vi è quella etica che, per chi ha formazione matematica, appare in primo luogo come emergenza logica, come questione di incoerenza e di ipocrisia. Non è difficile trovarne degli esempi. Eccone tre. Il presidente della 2023 Un Climate Change Conference (Cop 28), svoltasi a Dubai, che ha fatto il punto sugli impegni di Parigi del 2015 per la riduzione delle emissioni climalteranti, è stato il Sultano Al Jaber, Ceo della Abu Dhabi National Oil Company, colosso petrolifero degli Emirati, che mira all’aumento della produzione di petrolio.
Mentre il sistema educativo è impegnato a promuovere l’educazione all’affetto e al rispetto dell’altro, alla prima del Don Carlo di Verdi ho sentito il presentatore Rai elogiare la regia per il realismo con cui il re mette le mani addosso alla regina quando, ingelosito, l’accusa ingiustamente.
L’ultimo convegno sul caporalato, cioè lo sfruttamento di persone in stato di bisogno, è stato aperto dal parlamentare responsabile dell’affossamento della proposta di salario minimo, la cui mancanza favorisce le cooperative spurie, i subappalti e la schiavitù moderna dei lavoratori stranieri in “distacco transnazionale”.
Al di là dell’opposizione a ciascuna di queste derive, che è una forma di resistenza, mi chiedo: come ritrovare coerenza nell’etica? Ben prima di Spinoza, ci furono i codici giuridici, a partire da quello ittita del 1500 a.C., che abolì in molti casi la pena di morte introducendo il concetto di giustizia risarcitoria, incentrata sulla compensazione della vittima e non sulla ritorsione nei confronti del colpevole, come nella legge biblica del taglione.
Mi sono laureato con il grande matematico italiano Ennio De Giorgi, ai tempi delle sue prime battaglie con Amnesty International. Nelle riflessioni su quello che chiamava il valore sapienziale della matematica collocava il metodo assiomatico che riconosceva in quei monumenti del pensiero che sono il Libro dei Proverbi, la Costituzione Italiana, la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo. Per ricavarne il maggior beneficio per la coerenza di pensiero, De Giorgi raccomandava però di non scivolare nel riduzionismo che conduce ai massimalismi e ai fanatismi.
Recentemente, ho partecipato a un incontro internazionale su come esigere che i politici operino nell’interesse pubblico. Ho ricordato il Maestro.
L’articolo 54 della Costituzione recita: “I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore”. I britannici, pragmaticamente, elaborarono negli anni Novanta il codice di comportamento dei Nolan Principles: disinteresse personale, incorruttibilità, imparzialità, rendicontabilità, trasparenza, sincerità, non omertà.
La strada da percorrere è certamente molto lunga, ma, se l’idea è giusta, non si è mai sconfitti.