C’erano un fisico, un ingegnere e un matematico

Le barzellette hanno il compito di far ridere – non di sviluppare analisi serie e approfondite – e cercano di raggiungere questo obiettivo prendendo come base di partenza un aspetto condiviso dal senso comune che poi storpiano o esasperano. Nel nostro caso costituiscono un buon osservatorio per capire quali e quanti sono i luoghi comuni che circondano la figura dei matematici. Su di loro circolano in effetti molte battute – una ricerca in rete permette di trovare abbondante materiale – quasi come sui carabinieri o sull’italiano in compagnia degli immancabili francese, tedesco ecc. Alcune barzellette provengono dagli stessi matematici e non intendono autofustigare i loro lati deboli quanto piuttosto strappare un sorriso con qualche riferimento alla disciplina e ai protagonisti del suo sviluppo. Contengono termini e sfumature che nessun altro capisce (e infatti nessun altro ride), come in “Come ti va? AlLagrange. E a te? Mmh… Cauchy, Cauchy …”, oppure in “Che cos’è un orso polare? È un orso cartesiano che ha subìto un cambiamento di coordinate”. Sono piuttosto autoelogiative, per esempio quando sottolineano la capacità dei matematici di venire a capo di situazioni complicate ragionando per assurdo o di accelerare la soluzione di qualche problema riconducendolo a un caso precedente. Questa pulizia logica viene enfatizzata con delle puntualizzazioni che riflettono la prudenza del matematico a non andare oltre ciò che ha dimostrato e di cui è sicuro, ma che sono in generale lette come esibizioni di una precisione inutile e fuori luogo. Un fisico, un ingegnere e un matematico, in viaggio turistico in Scozia, vedono dal finestrino del loro treno una pecora nera. “Ah! – dice il fisico – vedo che in Scozia le pecore sono nere”. “Direi piuttosto – replica l’ingegnere – che qualche pecora scozzese è nera”. A questo punto interviene Il matematico: “No! Tutto quello che sappiamo è che in Scozia esiste almeno una pecora con uno dei suoi due lati di colore nero!”. Elegante, sempre in tema di un rigore portato all’eccesso nel ragionamento e nei comportamenti, è questa freddura attribuita come aneddoto a diversi illustri matematici: “Un passante incontra per strada un matematico – non sapeva però che lo fosse, se no si sarebbe ben guardato dal rivolgersi proprio a lui – che ha appena dato un’occhiata al suo orologio e lo ferma per chiedergli: “Scusi, sa che ore sono? Gentile, il matematico si limita a rispondergli: “Sì””. Dal confronto con fisici e ingegneri si delinea l’esito cui porta l’esasperazione del rigore. Come si comportano un ingegnere, un fisico e un matematico di fronte all’incendio del televisore nella stanza di un hotel economico che dispone solo di un secchio d’acqua per questa malaugurata eventualità? L’ingegnere riempie il più possibile il secchio antincendio e lo rovescia sul televisore. Il fuoco è domato e lui torna a dormire. Il fisico stima il potere calorifico del fuoco, fa i calcoli necessari e riempie il secchio con la minima quantità d’acqua necessaria per spegnere l’incendio. Il fuoco è così domato e lui torna a dormire. Il matematico vede che il televisore sta bruciando ma vede anche il secchio anti-incendio. Determina che esiste una (e una sola) soluzione del problema e torna a dormire. Comincia a serpeggiare il dubbio che tutto questo acume deduttivo potrebbe essere impiegato meglio, nel mondo e non fuori dal mondo: “Il teorema di Pitagora afferma che il quadrato costruito sull’ipotenusa … ma chi va in giro a costruire quadrati sull’ipotenusa?”. Ancora: “Come si trova l’area di un trapezio? Prima di tutto, bisogna ricordare dove la si è persa!”. Il tema dell’inutilità delle elucubrazioni matematiche è esplicito nella barzelletta della mongolfiera (o in una delle sue tante versioni equivalenti). Eccola qui. Una mongolfiera, completamente fuori controllo, sta attraversando l’oceano. Il suo passeggero è visibilmente preoccupato ma per fortuna scorge sotto di sé, in modo sempre più chiaro, un isolotto con al centro una persona assorta nella lettura. Sorvolandolo, gli chiede: “Dove siamo?”. Dall’isolotto, dopo qualche secondo, gli arriva la risposta: “Sull’oceano”. Il passeggero della mongolfiera non può fare a meno di ringraziare il solitario abitante dell’isolotto e di esprimere la convinzione che chi gli aveva risposto era sicuramente un matematico. “E lei come fa a saperlo?”. “Primo, lei è una persona colta: stava leggendo. Poi, è una persona riflessiva: ci ha messo un po’ di tempo a rispondermi. Ed è sicuramente un matematico perché la sua ponderata risposta è del tutto inutile!”.

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