Oggi i matematici insegnano. C’è chi insegna ai bambini, chi nelle scuole medie, chi all’università e nei corsi avanzati, ma tutti i matematici, in un modo o nell’altro, insegnano. A contare all’inizio, e poi ad affrontare gli sviluppi del calcolo, l’analisi delle forme geometriche, il rigore del ragionamento. Alcuni di loro, soprattutto tra i docenti dei corsi superiori, all’insegnamento aggiungono l’attività di ricerca: approfondiscono un campo di studi molto circoscritto, trovano risultati originali e li pubblicano. Per i più bravi, l’attività di insegnamento si limita allora a seguire studenti già laureati e in possesso di un titolo di dottorato per avviarli alla ricerca. In generale, oggi, anche se negli ultimi decenni i matematici si sono impegnati sempre più spesso anche in attività professionali di consulenza, vale dunque l’uguaglianza: professione del matematico = insegnamento + (per alcuni di loro) ricerca specialistica. Ma non è stato sempre così. Fino a tutto il Rinascimento di sistema scolastico, almeno come lo conosciamo noi, non si parlava e di specializzazione neppure. Nel ’500, Cardano inventò la formula risolutiva dell’equazione algebrica di terzo grado ma, oltre che appassionato studioso di algebra, era medico e astrologo: i suoi oroscopi a re e a papi lasciano intravedere una personalità che si tiene ben lontana dalle frequentazioni della sfera razionale che oggi pensiamo tipica del matematico; d’altronde, verrà processato dall’Inquisizione con l’accusa di aver fatto ricorso ad arti magiche vietate dalla Chiesa. Nella prima metà del Seicento, Cartesio e Pascal furono matematici ma anche fisici e filosofi. Nello stesso periodo Pierre de Fermat diede contributi significativi alla nascita del calcolo differenziale e alla teoria dei numeri ma la sua professione era quella di magistrato e di funzionario pubblico. Quanto al calcolo differenziale e integrale e ai suoi fondatori ufficiali, due veri e propri giganti del pensiero, Newton fu anche astronomo, fisico, filosofo, teologo, alchimista; Leibniz fu diplomatico, giurista, filosofo, logico. Un secolo dopo, un risultato algebrico che molti ricordano porta il nome del modenese Paolo Ruffini che era medico e matematico. Nessuno di loro faceva l’insegnante. Nel Settecento si comincia a intravedere qualche novità: la figura del matematico “dilettante” (ma che dilettanti!) lascia il posto a quello del matematico accademico. Eulero si occupa (solo) di matematica e fisica e può farlo grazie alle coperture economiche fornitegli dalle Accademie di San Pietroburgo e di Berlino, dove ha l’unico obbligo di conferire prestigio alle corti e di seguire l’istruzione di qualche nobile. Ma è solo con la rivoluzione francese che si registra un cambiamento radicale nel ruolo sociale dei matematici. Sono anni tumultuosi in cui convivere con i rivoluzionari non era sempre facile, ma gli uomini di scienza non si tirano indietro e ne escono riscuotendo grandi crediti. Molti matematici del calibro di Carnot, Monge, Fourier si impegnano in prima persona in campo militare, contribuendo poi alla difesa e al consolidamento della Repubblica con la loro preparazione scientifica, e dunque la Francia sa bene di dovere a loro la propria salvezza. Ma non si tratta solo di gratitudine. Diventa via via senso comune la consapevolezza che, per il benessere e la potenza militare di una nazione, è essenziale disporre di un numero elevato di funzionari e di quadri in possesso di una solida preparazione scientifica e matematica in particolare. Si avviano allora quei processi di democratizzazione e laicizzazione dell’istruzione che portano a precisare i percorsi scolastici. La nuova Francia ha bisogno di personale qualificato: di ingegneri per la costruzione di ponti e strade, di geometri per la realizzazione delle fortificazioni, di astronomi, di militari che arrivino in modo rigoroso all’ottimizzazione delle proprie decisioni. Nascono le “grandi scuole”. Nasce l’École Polytechnique per la formazione dei futuri ingegneri con uno spazio predominante per l’insegnamento proprio di geometria, analisi e meccanica e con docenti quali Laplace e Lagrange. I matematici sono chiamati a insegnare e a scrivere i libri di testo per assicurare il futuro della nazione. Il loro mestiere comincia a essere strettamente legato a quello dell’insegnante. Come adesso.