Nel giugno 2022 il governo italiano ha emanato un decreto per prevenire e contrastare la dispersione scolastica assegnando mezzo miliardo di risorse Pnrr alle scuole che rientravano in determinati parametri. Il riparto era diretto: i soldi sarebbero arrivati senza che le scuole avessero fatto domanda, nella misura decisa dal ministero, per le finalità decise dal ministero. Nel decreto, seguivano gli orientamenti che prevedono reti territoriali, co-progettazione con le famiglie, piani pluriennali, integrazione scuole ed extra-scuola, prevenzione. Il crono-programma fissava le azioni dall’ottobre 2022 al dicembre 2024.
Dopo il cambio di governo, tutto è rimasto in silenzio per mesi. Le indicazioni operative sono uscite solo a fine dicembre 2022 fissando a fine febbraio 2023 la scadenza per la progettazione. Ovviamente, da farsi con le risorse ordinarie delle scuole perché, finché il progetto non era approvato, non si poteva attingere al Pnrr.
Nel frattempo, le scuole superiori beneficiarie hanno anche ricevuto risorse per altri due grossi progetti Pnrr, finalizzati a rivoluzionare laboratori e classi, sempre da progettare entro fine febbraio. La pressione sui dirigenti e sulle segreterie è stata pesantissima. Spese ammissibili, modalità di gestione e rendicontazione, retribuzione del personale interno, assegnazioni di servizi esterni sono rimasti dubbi insoluti, di fronte ai quali ogni scuola si è trovata a interrogarsi ma che sarebbero stati dirimenti per progettare le azioni.
Solo fra aprile e maggio sono usciti modelli ed esemplificazioni, che però non hanno chiarito molte domande. Perché, per esempio, per assegnare dei percorsi di 10 ore di mentoring e rafforzamento delle competenze di base bisogna fare un avviso pubblico che indichi i criteri di selezione, nominare una commissione che stenda una graduatoria, uscire con una graduatoria provvisoria e una definitiva? Stessa cosa per nominare il team anti-dispersione. E perché i criteri per selezionare le persone che si occupano di recuperare gli studenti a rischio dispersione rimotivarli, fare mentoring prevedono obbligatoriamente lauree e dottorati? (Probabilmente nessuno dei Maestri di strada rientrerebbe).
L’assistenza risponde alle domande delle scuole citando documenti già usciti o dando delucidazioni rispetto alle quali l’oracolo di Delfi era chiaro ed esaustivo. Ci sono scuole che hanno avviato alcuni percorsi entro questa estate a proprio rischio e pericolo. Altre hanno aspettato che qualche certezza mettesse al riparo i dirigenti, diventati responsabili unici di processo, da possibili errori.
Lo scopo di questa azione dovrebbe essere un cambiamento strutturale e permanente delle prassi, un laboratorio di creatività educativa che migliori la capacità delle scuole di prendersi cura delle persone che attraversano fragilità, demotivazione e povertà educativa, in rete con altri soggetti (sociali, culturali, associativi, familiari). Riusciranno le scuole a sviluppare e realizzare, nella gabbia burocratica e nei tempi ormai ridicolmente compressi, le ottime finalità scritte sulla carta o si accontenteranno di raggiungere i target evitando guai burocratici?