Quel comando di Giosuè che fa ancora discutere

In un calendario leggo che a Milano il 26 aprile (giorno del mio compleanno) il Sole sorge alle 6:20 e tramonta alle 20:23. Un esempio banale che mostra come nella pratica quotidiana siamo rimasti geocentrici, con i piedi piantati su una Terra fissa e la testa accordata al giro apparente del Sole. Perché dunque meravigliarsi che, secondo la Bibbia, Giosuè abbia ordinato al Sole di fermarsi? Il fatto è noto: per completare prima dell’arrivo del buio l’inseguimento dei nemici Amorrei, Giosuè, successore di Mosè alla guida degli Israeliti, esclamò: “Sole fermati in Gàbaon e tu, Luna, sulla valle di Aialon”. Ancor prima che Copernico alla metà del ‘500 ponesse il Sole immobile al centro del creato, il racconto biblico è stato oggetto di obiezioni, se non di aperta derisione. Allo stesso tempo, molti sono stati anche gli argomenti volti a salvaguardarne la verità, almeno formale. Ma tutti con qualche crepa evidente.

FERMATI TERRA!

La spiegazione più semplicistica per ammettere un evento astronomicamente impossibile è il miracolo, che per definizione sta nelle disponibilità divine. Ma nella nuova visione eliocentrica del mondo anche un evento guidato dalla mano di Dio necessitava di una revisione. Così, ad esempio, Tommaso Campanella nell’Apologia pro Galilaeo del 1622 sostiene che in realtà fu la Terra a fermarsi e non il Sole, giustificando l’errore biblico con il fatto che “si verifica la stessa apparenza sia a causa del movimento di chi osserva, sia a causa del movimento dell’oggetto osservato, come insegna la prospettiva. […] È chiaro per noi che il Sole cessi di muoversi a un cenno di Dio nello stesso modo in cui ci appare muoversi”. Dunque, un evento reale e un inganno ottico: se Giosuè avesse detto Terra ne movearis anziché Sol ne movearis tutto sarebbe andato subito a posto. Il filosofo calabrese non si preoccupa però di cercare tracce storiche di un evento così catastrofico. Le trovano, ma solo alla metà del 1900, l’egittologo francese Fernand Crombette e l’antropologo russo Immanuel Velikovsky. Il primo, in antichi geroglifici, scoprì cenni a uno scuotimento delle acque nel bacino del Mediterraneo (per noi uno tsunami) nel 1185 a.C., supposta epoca dei fatti narrati nella Bibbia. Il secondo ritrova richiami a un’alterazione del moto diurno della Terra nello stesso periodo in testimonianze mitiche e letterarie di molti popoli. Alterazione attribuibile a un incontro ravvicinato con Venere che, fuoriuscito da Giove un paio di millenni prima come cometa, ha vagato nello spazio interplanetario sconvolgendo periodicamente i movimenti di Terra e Luna per poi diventare il pianeta che oggi ammiriamo. In entrambi i casi, la rotazione della Terra rallentò o si fermò davvero, temporaneamente e naturalmente, e pertanto Giosuè non fu il responsabile dell’evento ma l’osservatore.

INTERPRETAZIONI “CONCORDISTE”

Un altro approccio per giustificare lo strafalcione astronomico del passo biblico consiste nell’accordarlo alla cultura e ai modi espressivi della società del tempo e per questo è definito concordista. Anzitutto bisognerebbe guardarsi dalla semplicistica traduzione del verbo ebraico damàm che, oltre a stare fermi, significa stare quieti e smettere di fare qualcosa. Poiché l’azione del Sole che ci riguarda di più è l’invio di luce e calore, la traduzione appropriata in questo caso è splendi e scalda meno. Una richiesta plausibile considerando che le truppe israeliane, arrivate al mattino a Gàbaon dopo una massacrante marcia notturna, avrebbero tratto grande giovamento da una giornata meno ardente del solito. La pensa così il Padre carmelitano Paolo Antonio Foscarini che nel 1615, in una lettera al Generale dell’Ordine a sostegno del “Nuovo Pittagorico Sistema del Mondo”, sostiene che si dovesse intendere “quell’imperio di Giosuè […] dicendo ciò essere fatto con il fermare propriamente, non il corpo solare, ma lo splendore sopra la Terra”. Per altri, invece, il testo biblico va interpretato con il metro dell’iperbole poetica e letteraria. “Fermati Sole” è uno strillo che esaspera un aspetto dell’evento ma non lo conferma: solo una speranza di aggiuntive ore di luce, non un ordine irrealizzabile e irrealizzato (forse che il 6 giugno 1944, giorno dello sbarco alleato in Normandia, definito il giorno più lungo nel libro di Cornelius Ryan è davvero durato più degli altri giorni?). Con il metro della retorica espressiva vanno giudicati anche i molti dipinti dedicati a quello straordinario episodio. Concordista è anche la tesi della “doppia verità”, sviluppata pienamente con la rivoluzione scientifica del 1600: la verità (assoluta) della Scrittura indica la via per la salvezza eterna, la verità (relativa) della scienza riguarda le leggi della natura. Una tesi per noi ineccepibile, non accolta però dal Collegio dei Cardinali, che si impuntarono su un’interpretazione letterale del testo biblico, condannando l’eliocentrismo di Galileo e tacitando la voce della scienza. Almeno per un po’, almeno in Italia. E ancora se ne discute.

ILLUSIONI OTTICHE

Secondo la scienza, il racconto biblico può essere spiegato come un’illusione ottica generata da un fenomeno naturale, di cui Giosuè fu vittima ingenua e inconsapevole. Quello più immediato a cui pensare è l’eclisse di Sole, che spezza il fluire del giorno con una breve notte innaturale. Un’ipotesi già formulata in passato che ha però trovato possibili risposte solo di recente, quando le tecniche di calcolo computerizzate hanno permesso di retrodatare e mappare eclissi sino a 4.000 anni fa. Due le eclissi che hanno interessato la piana di Gàbaon (una decina di chilometri a nordovest di Gerusalemme) nel periodo dei fatti narrati: una totale il 30 settembre 1131 a.C. e una anulare il 30 ottobre 1207 a.C. Nella prima, il buio alla totalità (alle 12:30 locali con il Sole alto sull’orizzonte) e la ricomparsa della luce avrebbero dato l’illusione del succedersi a breve distanza della fine del giorno e dell’inizio di quello successivo, come se il Sole avesse “saltato” un giorno intero fermandosi in cielo senza compiere il consueto giro attorno alla Terra. Più sofisticata la spiegazione per la seconda eclisse, nella quale il disco lunare lascia attorno a quello solare nero un anello luminoso. Nell’eclisse in questione, la copertura del disco solare (sino all’86% alle 16:50 locali con il Sole poco sopra l’orizzonte) ha generato un oscuramento paragonabile al crepuscolo. Al ritorno pieno della luce, oramai nel tardo pomeriggio, il Sole si stava avviando al tramonto generando così un falso “doppio crepuscolo” che avrebbe confuso Giosuè, convinto che il primo segnasse l’arrivo della notte e il secondo l’arrivo della notte del giorno successivo. In entrambi i casi la sensazione sarebbe stata quella di un “fermo Sole”, a comando, durato un giorno intero. Un errore facilmente evitabile se Giosué avesse notato, nel frattempo, la discesa del Sole sull’orizzonte. Ma quel pomeriggio il condottiero degli ebrei aveva ben altro da fare. Interessante è il fatto che Giosuè ordinò anche alla Luna di fermarsi, come se fosse consapevole della sua invisibile presenza diurna, condizione astronomica per un’eclisse di Sole. In realtà, ignorava questa possibilità ma sapeva di trovarsi al novilunio perché quello era il periodo scelto per operazioni militari notturne. Il comando aveva quindi lo scopo di protrarre le notti senza Luna oltre il consueto. Un altro fenomeno naturale invocato per spiegare l’evento biblico è il cosiddetto “effetto Fata Morgana” (o “miraggio superiore”) che si manifesta quando sopra una superficie piana (distesa di ghiaccio, oceano, deserto ecc.) si produce un’inversione termica (aria più calda in alto che in basso). In queste particolari condizioni atmosferiche, i raggi luminosi emessi da un oggetto appena sotto l’orizzonte rispetto all’osservatore sono rifratti verso il basso facendogli apparire l’oggetto sospeso nell’aria. È un fenomeno ottico reale che avrebbe fatto apparire a Giosuè il Sole alto nel cielo pur trovandosi, dopo il tramonto, sotto l’orizzonte dandogli l’illusione di averne arrestato la discesa. Allo stesso modo, una persistente luminosità serale, illusoria, di un Sole non tramontato, potrebbe essere il risultato della dispersione dei raggi solari da parte dei chicchi di ghiaccio di una grandinata (rarissima in Palestina) o di uno sciame di meteoriti (rarissimo ovunque). Sono eventi che, tra l’altro, potrebbero confermare le annunciate bibliche rovinose tempeste e cadute di pietre sugli Amorrei in fuga. Eventi, però, troppo locali e transitori per lasciare segni nella natura e nella storia.

UN’IMPRESA IMPOSSIBILE

Trovare prove del passo biblico riguardante il fermo imposto da Giosuè al Sole e alla Luna appare molto difficile, nonostante i molti e dotti tentativi susseguitisi sino ai giorni nostri, per le troppe incertezze: non comprovata storicità dell’evento, alternative linguistiche, carenza di fonti terze, stentate ipotesi scientifiche e così via. Invero, la testarda ricerca di spiegazioni per un evento così incredibile è lodevole sotto l’aspetto storico e scientifico ma non sembra giovare alla fede: fermare a comando il Sole (o la Terra) è bene che rimanga un’impresa impossibile.

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