India: tra skate, caste e numeri

Costruire uno skatepark nel piccolo villaggio di Janwaar, nel Madhya Pradesh, una delle aree rurali più povere dell’India, non è stato un semplice intervento urbano ma la miccia che ha innescato un cambiamento sociale con effetto valanga. Dove bambini appartenenti a caste diverse non potevano socializzare e le bambine erano ai margini, lo skatepark ha creato uno spazio, al centro del villaggio, dove le cose sono diventate completamente diverse. Bambini e bambine hanno iniziato a giocare insieme, a imparare gli uni dagli altri e a sognare di volare sfrecciando a piedi nudi sugli skate. Giocando, hanno imparato a mettersi alla prova, hanno appreso nuove abilità coltivando giorno dopo giorno la fiducia in se stessi. Del resto, andando sullo skate si impara a cadere, a rialzarsi e a correre dei rischi restando in equilibrio. Ora, quello skatepark, il Janwaar Castle, è pronto a trasformarsi anche in una palestra a cielo aperto dove allenarsi con i numeri. “Perché quando Ulrike Reinhard, che nel 2015 ha dato vita a questo progetto, ha visitato a Lugano la mostra Diamo i numeri!, abbiamo deciso di far germogliare nuovi semi nel villaggio di Janwaar” racconta Antonietta Mira, docente di statistica all’università della Svizzera italiana, dove dirige il laboratorio di Data Science. Autrice, assieme ad Armando Massarenti, del libro La pandemia dei dati. Ecco il vaccino (Mondadori), Antonietta Mira è convinta che attraverso un approccio ludico sia possibile avvicinare tutti alla matematica e farne cogliere la bellezza. Oltre che l’utilità. Proprio con queste finalità è nata la mostra Diamo i Numeri! di cui Mira è ideatrice e responsabile scientifica. “Credo che attraverso un approccio ludico e intuitivo possiamo attirare anche un pubblico molto giovane in questo mondo affascinante, basandoci sul nucleo di base della competenza numerica che si ritiene possiedano anche i bimbi più piccoli”. Ecco allora che anche un parco dove scorrazzare con gli skate può diventare uno strumento educativo complementare alla scuola: “Uno spazio dove vivere i numeri attraverso il corpo, un luogo dove dialogare su temi quantitativi, come probabilmente facevano i pitagorici nell’agorà”. E così l’anno scorso è nato SkateStatS: progetto di alfabetizzazione su temi legati a matematica, probabilità e statistica. Mira racconta con entusiasmo e tutto d’un fiato l’incontro con Ulrike Reinhard, la passione con cui l’attivista tedesca, economista di formazione, porta avanti il suo progetto in India (https://rural-changemakers. com) e l’avvio della loro collaborazione. “Quando Ulrike è arrivata a Janwaar – circa 10 anni fa – non c’erano elettricità e servizi igienici. Ancora oggi è un villaggio in cui la maggior parte delle persone vive alla soglia della povertà. Ma nel frattempo Ulrike ha fatto installare dei pannelli solari nel centro sociale a cui ha dato vita, Villa Janwaar, e con la costruzione di Janwaar Castle ha contribuito a un enorme cambiamento. Grazie allo skatepark, in cui vigono due sole regole – girls first e no school no skateboarding – nel villaggio sono cadute le barriere di genere e di casta e la partecipazione scolastica è aumentata quasi del 50%”. A Janwaar, lo skateboard si è rivelato molto più di una tavola su quattro ruote: un veicolo del cambiamento sociale, uno strumento di parità di genere e di formazione. “Skate. Educate. Build community sono i pilastri del Janwaar Castle e ora con SkateStatS vogliamo aggiungerne uno nuovo: experiment and learn”. L’intento è “usare” lo skatepark per spiegare ai ragazzi e alle ragazze concetti base di matematica, probabilità e statistica. Il tutto all’insegna dell’apprendimento pratico, fai-da-te e collaborativo. “E questo grazie al supporto di Saurabh Suri, insegnante indiano di matematica che già lavora con i ragazzi di Janwaar, e all’aiuto sul campo di Asha Gond e Anil Kumar, una ragazza e un ragazzo che in questi anni sono cresciuti al Janwaar Castle”. In pratica, “tradurranno” alcuni dei contenuti della mostra, enfatizzando il più possibile ciò che è vicino alla quotidianità dei Barefoot Skateboarders e al mondo dello skate. Si pensi per esempio alla caduta lungo un piano inclinato. In fondo, è ciò che fa la tavola rotolando sulle ruote lungo una collinetta dello skatepark. Come sosteneva Bacone, le realtà di questo mondo non possono diventare note senza la conoscenza della matematica. “E se queste parole erano vere all’epoca, lo sono ancora di più oggi” incalza Antonietta Mira, sottolineando quanto oggi la matematica dell’incertezza sia uno strumento per comprendere la nostra società e i nostri tempi. Tutto il lavoro viene svolto direttamente a Janwaar, con il coinvolgimento diretto dei bambini e delle bambine, che realizzano le postazioni (“così che le sentano davvero loro e se ne prendano cura”), poi gli esperimenti e successivamente ne discutono e si confrontano. Fanno e rifanno, esplorando l’ambiente, le proprie capacità e le diverse vie per arrivare alle soluzioni dei problemi. “Abbiamo iniziato dall’esperimento della saggezza della folla” racconta la professoressa. In pratica, dall’esperimento dell’antropologo britannico Francis Galton che in una fiera di bestiame chiese alle persone di stimare il peso di un bue dimostrando che confrontando le risposte di tanti si otteneva la stima migliore. O meglio, la mediana delle risposte fornite si avvicinava di più alla realtà di quanto non lo facessero le risposte dei singoli. “Nel nostro caso chiediamo ai bambini di lasciar scivolare uno skateboard dalla cima di una delle collinette del parco e di indovinare quanto lontano arriverà. Chi si avvicina di più vince. Dopo aver verificato la distanza reale, calcolano la media delle stime fatte. I bambini imparano così che la media delle loro stime è molto vicina alla distanza vera. E che la mediana lo è ancora di più. Inoltre, analizzando le stime che riportano, vediamo che avviene un processo di apprendimento bayesiano: con il tempo i bambini imparano a fare stime migliori; in altre parole la distorsione si riduce e anche la variabilità delle stime diminuisce”. Ma soprattutto imparano in quali contesti reali possono applicare il principio della saggezza della folla. Per esempio, se vogliono sapere quante ore di cammino sono necessarie per raggiungere il villaggio più vicino a Janwaar, possono chiedere a diverse persone che regolarmente percorrono quella strada e “mediare” le stime ricevute. “Imparano così a fare uso, nel quotidiano, di strumenti statistici e anche che alcune persone sono più affidabili di altre e come, di conseguenza, dare maggior peso alle loro stime nel calcolo della media finale”. Il progetto SkateStatS è in itinere e si sta lavorando ad altri esperimenti. In cantiere c’è per esempio la piramide delle età, cioè la rappresentazione grafica usata nella statistica demografica per descrivere la distribuzione per età di una determinata popolazione. “A loro faremo realizzare l’istogramma della frequenza di partecipazione allo skatepark. Ognuno metterà un sassolino in una scatola ogni volta che andrà al Janwaar Castle e così, a fine giornata, potranno misurare quante persone sono andate a giocare. Differenziando il colore dei sassolini per genere, potranno vedere quanti bambini e quante bambine lo frequentano. Nel tempo potranno valutare come cambia la frequentazione del parco a seconda, per esempio, del giorno della settimana o del meteo”. Poi ancora, giocando con i dadi, replicando con gli skateboard la corsa dei cavalli proposta nell’ambito della mostra Diamo i numeri!, potranno cimentarsi con il concetto di casualità e “avvicinarsi al modo in cui noi statistici facciamo previsioni individuando delle regolarità in situazioni apparentemente governate dal caso. Perché il cervello dei bambini è aperto e pronto a familiarizzare con concetti di probabilità e di statistica” afferma Antonietta Mira. Quando le chiediamo perché dal suo laboratorio universitario abbia deciso di portare dadi, dati e giochi da fare con le dita in un remoto villaggio in India, Antonietta Mira non esita: “Che sia una mostra, un laboratorio didattico o un gioco di prestigio, è la passione a farmi uscire dalle aule universitarie. È l’entusiasmo che leggo negli occhi dei bambini quando imparano, il loro stupore di fronte alla meraviglia della conoscenza. È la loro curiosità, che va nutrita, perché è la curiosità il motore della ricerca scientifica”. Non si deve confinare la matematica dentro un foglio a quadretti e in una serie di lezioni. Solo numeri, formule, operazioni. Perché in fondo, come sosteneva Emma Castelnuovo, prima delle regole e delle definizioni da imparare a memoria, è fondamentale riuscire a destare la curiosità di bambini e bambine e per farlo si possono trasformare le aule in officine, dove lavorare con le mani oltre che con la testa, e si può partire dall’osservazione del mondo, del loro mondo, che è scritto in caratteri matematici. “Anche il premio Nobel Giorgio Parisi nella prefazione del nostro libro La pandemia dei dati lo ha sottolineato”, puntualizza Mira. A scuola, scrive Parisi, vengono fatte moltiplicazioni e divisioni in tutte le salse, con due, tre, quattro cifre, con e senza virgola. Tecnicamente gli studenti sanno farle. Ma sfortunatamente non s’insegna la cosa più importante: quando e perché fare queste operazioni. “La radice di questi mali sta nell’insegnare la matematica mediante problemi da risolvere avulsi dalla realtà e che hanno come unica finalità l’applicazione acritica di metodi di calcolo. Qualcuno ci fa una domanda e noi dobbiamo trovare la risposta. Di conseguenza se, uscito dalla scuola nessuno ci pone dei problemi quantitativi già formulati, la matematica rimane del tutto inutilizzata”. “La matematica è invece intorno a noi. Dobbiamo imparare a coglierla. E dobbiamo imparare a farne buon uso” conclude Antonietta Mira, congedandosi con un auspicio. “Al momento interagisco con i ragazzi di Janwaar attraverso il monitor di un computer ma appena possibile andrò a lavorare un po’ sul campo con loro”. Per condividere di persona la straordinaria avventura dell’imparare dall’esperienza. “Con Ulrike stiamo pianificando un viaggio il prossimo luglio: in sella alla sua motocicletta visiteremo anche le scuole di Prakriti a Nuova Delhi e di Vits a Satna con le quali c’è già un filo diretto di collaborazione con Janwaar perché, come lo skateboard ha già preso piede in altri villaggi rurali, il nostro sogno è che anche SkateStatS possa diffondersi in altre scuole, e non solo in India”.

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