La ricerca

Nel pensare a un titolo per la storia di copertina, abbiamo fatto prevalere il gusto letterario personale. È proprio il primo Calvino, quello del Sentiero dei nidi di ragno, lo scrittore che previlegiamo. Per la scelta di un linguaggio pulito e semplice come i luoghi attraversati dal protagonista e di un tema, quello della Resistenza, i cui frutti hanno contribuito a formare l’Italia negli anni a seguire.
Il centenario della nascita di Calvino, che ricorre il prossimo mese e sul quale torneremo anche nel numero di ottobre, spezza la piccola tradizione di dedicare alla scuola il numero di settembre di Prisma. Il motivo di questa scelta non è editoriale ma sostanziale. Parlare di Calvino, della sua attività di intellettuale, organizzatore culturale, giornalista e scrittore significa raccontare un processo formativo esemplare. Anche oggi.
La forza della sua produzione sta nel saper seguire e interpretare i cambiamenti, netti e velocissimi, che la società italiana vive dal secondo dopoguerra agli anni Ottanta. Già dagli anni Sessanta capisce che la chiave interpretativa della rivoluzione industriale è la scienza e il suo rapporto con il mito letterario.
La scienza gli appare la chiave più promettente per cambiare una realtà che non gli piace. La colpa della contemporaneità, per Calvino, è quella di aver sostituito la conoscenza con il possesso. Una tendenza alla quale si oppone con tutte le forze, ricorrendo anche a uno strumento a lui familiare come la scienza. Perché, come ricorda Sergio Blazina in un saggio sul rapporto tra scienza e mito, per Calvino la cultura scientifica rappresenta un punto di riferimento originario, un archetipo famigliare a cui corrispondono le figure del padre agronomo, della madre botanica, del fratello geologo, e non solo.
Non abbiamo trascorso una bella estate, funestata com’è stata da episodi estremi, naturali e non. Il mondo brucia: metaforicamente per le guerre in corso e i potenziali conflitti all’orizzonte; letteralmente con le conseguenze dei cambiamenti climatici. Il labirinto dal quale Calvino cercava la via d’uscita si è arricchito di nuove trappole. Per questo è utile riprendere la sua lezione.
Torniamo in edicola dopo il consueto mese di pausa estiva. Riprendiamo con la stessa voglia di capire la realtà che ci circonda. Calvino era convinto che la produzione letteraria non ha lo scopo di dire “com’è fatto il mondo” quanto quello di scoprire come si configura il nostro inserimento in esso.
Cerchiamolo assieme.

Buona lettura!

Vincenzo Mulè
Direttore responsabile

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