Della scuola di Abbiategrasso sappiamo tutti una cosa sola: un ragazzo ha accoltellato una professoressa. Uno strappo terribile a quel legame di comunanza e di accettazione reciproca, se non di fiducia vera e propria, che si crea in classe, anche quando i risultati sono inadeguati e la fatica o l’insoddisfazione seminano tensioni e ostilità. È sintomatico di una generazione incapace di elaborare dinieghi e frustrazioni? Rappresenta una aggressività generalizzata che sta travolgendo tutte le istituzione educative? Da quello che emerge nelle cronache dei giornali, la scuola italiana sembra un groviglio di nodi patologici, in pieno degrado.
Invece non dobbiamo mai smettere di parlare del fare scuola quotidiano che costruisce relazioni, competenze, progetti.
Un’altra cosa in realtà potremmo sapere della stessa scuola di Abbiategrasso, se non fosse che non finirà mai nei telegiornali nazionali. A conclusione dell’anno scolastico, i suoi ragazzi hanno preparato la messa in scena, grazie al gruppo MusicAle e agli studenti del primo anno di Liceo scientifico, di uno spettacolo musicale che ruota attorno a personaggi matematici che hanno segnato la storia. Uno spettacolo musicale ispirato al testo “15 grandi idee matematiche”. È uno dei tantissimi segnali di vitalità e di impegno di scuole che non si accontentano di finire in qualche modo l’anno, chiudere i manuali e scrutinare, ma coinvolgono insegnanti e studenti in attività costruttive in cui lo studio si fa ricerca, esperienza, espressione di sé, attività ricostruttive di legami che nascono dalla condivisione di una voglia di fare cose belle e importanti. E di farle assieme.