Il nuovo millennio è iniziato nel 2000 o nel 2001? Questo è il problema che ha attanagliato l’umanità allo scadere del millennio, così come riempì le prime pagine dei giornali nel 1900-1901 e fatto discutere astronomi, filosofi e pensatori a ogni “cambio di secolo”. Ma fosse solo questo il problema del nostro attuale calendario che invece mostra nel modo più evidente come ciò che i più considerano fondato su fatti naturali, fisici e astronomici abbia in realtà un fondamento profondamente ideologico e umano. Il nostro calendario (come quello delle altre culture) è frutto di una storia precisa, di un sistema di credenze che ha via via rispecchiato gli interessi di potenti apparati politici, di propositori di ideologie, di sistemi religiosi, di singoli personaggi tanto ambiziosi da voler contrassegnare un pezzo della vita di ciascuno di noi con la propria impronta, con il ricordo del proprio nome. Proviamo ad affrontare il problema del calendario in base a un’analisi scientifica e a una seria considerazione delle esigenze di carattere pratico di un mondo abituato al calendario attualmente in uso, ma anche – per l’inevitabile parte ideologica – in base a una concezione razionale che possa essere condivisa dalla parte più larga possibile dell’umanità.
DIFETTI DEL CALENDARIO COMUNEMENTE USATO
Il calendario usato presso le società occidentali e nelle transazioni commerciali internazionali, ideato nel VI secolo da Dionigi il Piccolo su incarico del papa Giovanni I, ha molti difetti.
1. È ERRATO.
Si riferisce alla nascita di Gesù Cristo che gli storici, anche cristiani, situano tra il 7 e il 2 a.C. (con una certa predilezione per il 4 a.C.). Se il calendario fosse in accordo con la vera data di nascita di Gesù Cristo, non saremmo nell’anno 2021, ma in un anno successivo. Il dover affermare che Gesù Cristo sia nato nel 4 “avanti Cristo” è curioso, quasi paradossale.
2. NON HA FONDAMENTO ARITMETICO.
Non considera l’esistenza dell’anno 0, un numero di enorme utilità ma ignoto nell’antichità fuori dalla cultura Maya e da quella babilonese. L’anno della nascita di Gesù Cristo è definito come “anno 1”, mentre quello precedente è l’“anno 1 a. C.”. Ciò comporta gravi problemi nel computo delle date e del tempo che intercorre tra due eventi avvenuti a cavallo della nascita di Gesù Cristo. L’assenza dell’anno 0 ha riproposto, al termine di ogni secolo, la controversia sul momento di inizio del nuovo secolo. L’aritmetica indica che i nuovi secoli hanno inizio alle ore 0 del primo gennaio degli anni che terminano con le due cifre 01 (per esempio 501, 1701, 2001). Le consuetudini popolari fanno iniziare i nuovi secoli all’inizio dell’anno che vede cambiare le ultime cifre, ovvero degli anni che terminano per 00 (per esempio 500, 1700, 2000, ecc.). Sebbene stiamo vivendo un’era di enorme sviluppo della scienza, gli umori popolari prevalgono ancora sulle considerazioni scientifiche, tanto che l’umanità si è prodigata nel festeggiare l’inizio del nuovo millennio alle ore 00:00 dell’1 gennaio 2000, esattamente con un anno di anticipo rispetto al vero inizio del nuovo millennio. I miliardi di affermazioni come “il primo nato del nuovo millennio”, fatte dopo lo scoccare dell’anno 2000, erano prive di valore scientifico; il primo nato del nuovo millennio è stato quello nato dopo le ore 00:00 dell’1 gennaio 2001.
3. NON HA FONDAMENTO NEL SENSO COMUNE.
Il concetto di date negative è del tutto avulso dal concetto di tempo così come esso è percepito – per quel che se ne sa – presso tutte le culture umane, ovvero come un flusso continuo unidirezionale, seppure esso possa essere inteso come finito o infinito, lineare o circolare.
4. È STORICAMENTE ILLOGICO.
È assurdo che la maggior parte della storia umana sia computata a ritroso e che gli eventi accaduti in quei periodi storici siano riferiti a un evento non ancora avvenuto. Perché mai gli avvenimenti della storia della Cina antica o babilonese devono essere computati in base a un evento che rispetto a quella storia dovrà accadere dopo millenni? Ogni persona si sentirebbe sminuita e offesa se sapesse che l’anno corrente verrà in futuro rinominato in base a un avvenimento non ancora accaduto e che quindi sarà connotato da un numero negativo che sta a indicare il tempo che lo separa da quell’evento. Solo la potenza di una forte ideologia antiscientifica può indurre a usare date negative e a computare il tempo che passa con numeri che, invece di crescere, diminuiscono.
5. HA UNA CONNOTAZIONE IDEOLOGICA IN DISACCORDO CON LA SENSIBILITÀ CONTEMPORANEA.
Il punto zero del calendario usato in Occidente e diffuso nel mondo ha un valore solo all’interno di una precisa cultura umana, quella che professa il cristianesimo. Imporre l’uso di un calendario siffatto ad altre culture significa imporre a queste i valori e le ideologie di quella cultura. Ciò è in disaccordo con la sensibilità dell’uomo contemporaneo, che ritiene che i rapporti tra culture debbano basarsi sul rispetto reciproco.
6. PRESENTA UNA SEQUENZA DI GIORNI DELLA SETTIMANA COMPLESSA E POCO PRATICA.
Frutto, storicamente, del tentativo di combinare il ciclo solare (giornaliero e annuale) con quello lunare (mensile), il calendario attualmente in uso presenta una sequenza di giorni della settimana variabile di anno in anno. La conseguenza è che il computo di quale giorno della settimana corrisponda a un determinato giorno dell’anno richiede calcoli ad hoc o il possesso di un calendario dell’anno considerato o di un calendario perpetuo. Da un punto di vista pratico, la grande variabilità, anno dopo anno, nella disposizione dei vari giorni di festa nella settimana, crea moltissime diverse possibilità di “ponte”, con conseguenze di carattere economico, logistico e organizzativo non indifferenti.
7. HA MESI DI LUNGHEZZA VARIABILE IN MODO INCOERENTE.
Il calendario in uso ha una sequenza di mesi di lunghezza variabile dai 28 ai 31 giorni. Ciò è dovuto a tutto meno che a ragioni di carattere scientifico. Per fare un esempio, la lunghezza di due mesi è dovuta anche alla considerazione che Ottaviano Augusto aveva di sé. Il mese che il condottiero e capacissimo uomo politico romano decise di intitolare a sé stesso, che a quei tempi si chiamava sextilis, era più breve del mese precedente, intitolato a Giulio Cesare, cosa che gli risultava indigesta. La lunghezza del neonominato mese augustus fu dunque resa uguale a quella del mese julius, ovvero portata a 31 giorni, a scapito di un altro mese considerato poco importante e quindi sacrificabile e a testimonianza di quanto fatti apparentemente scientifici rispecchino in realtà visioni, bisogni o – in questo caso – pruriti strettamente umani.
8. PRESENTA UN IMPERFETTO SINCRONISMO CON LE STAGIONI.
L’attuale calendario gregoriano (che rappresenta un perfezionamento, promosso da papa Gregorio XIII nel 1582, del vecchio calendario giuliano) presenta uno sfasamento con le stagioni, seppure di piccolissima entità. Come curiosità, è bene sapere che il calendario Maya è lievemente più preciso di quello attualmente in uso.
PROPOSTE DI RIFORMA DEL CALENDARIO FATTE IN PASSATO
In passato sono state avanzate molte proposte di riforma per rendere il calendario più razionale ed efficiente. Un calendario scientifico, del tutto diverso da quello comune, esiste già ed è correntemente in uso ma solo presso gli astronomi. Fu proposto nel XVI secolo dal francese Joseph Scaliger (1540-1609) e fu presto adottato. Nel calendario giuliano (così nominato da Scaliger in onore di suo padre Giulio, da non confondere con il calendario introdotto da Giulio Cesare e riformato nel 1582) il tempo è computato in giorni a partire dal mezzodì dell’11 settembre 4713 prima dell’era comune. Ciò evita tutti i problemi derivanti dall’impiego del normale calendario e permette di definire in modo semplice e preciso il tempo intercorrente tra due eventi. Questo calendario, tuttavia, è costituito solo da giorni che si susseguono uno dopo l’altro, cosa che lo rende poco pratico per gli usi civili che richiedono unità di misura del tempo più lunghe come le settimane, i mesi e gli anni. Per esempio, l’istante in cui ebbe inizio il nuovo millennio, l’1 gennaio 2001, ore 00:00, corrisponde al giorno giuliano 2451910,5 (i giorni giuliani hanno inizio a mezzodì e non a mezzanotte, a spiegazione di quel “virgola 5”). Nel maggio 1914 si tenne a Liegi una conferenza internazionale per la riforma del calendario. La proposta più completa in questo senso fu quella del Calendario mondiale (il nome completo è The World Calendar of Twelve Months and Equal Quarters), descritta nei dettagli nel libro di Elizabeth Achelis Of Time and the Calendar (Hermitage, New York, 1955). L’anno del Calendario mondiale, molto simile a quello dei Maya, è diviso in dodici mesi raggruppati in quattro trimestri, ciascuno composto da 31, 30 e 30 giorni. Ogni trimestre incomincia di domenica e termina di sabato e la sequenza si ripete identica ogni trimestre e ogni anno, togliendo ogni variabilità al calendario e permettendo una perfetta organizzazione delle attività umane. L’adozione di questo calendario scientifico “privo di influenze razziali, zonali o settarie”, come sottolinearono i suoi propositori, è stata fortemente sostenuta dall’Onu e ha ricevuto anche l’approvazione del Vaticano. Nessuna delle proposte descritte, tuttavia, arrivò ad essere adottata per il motivo tecnico che tutti i calendari scientifici prevedono l’inserimento di uno o più giorni extracalendariali per far tornare i conti e assicurare una buona sincronizzazione con le stagioni. La conseguenza è che la sequenza di giorni della settimana viene interrotta con giorni speciali (il giorno speciale del Calendario mondiale avrebbe dovuto essere il World Day, inserito ogni anno tra sabato 30 dicembre e domenica 1 gennaio).
UN CALENDARIO PER L’UMANITÀ
Ugualmente, potrebbe prima o poi giungere il momento di operare una riforma del calendario, che lo renda più razionale e universale. La proposta più ragionevole sarebbe forse quella di adottare un punto zero del computo delle date diverso da quello attuale, in modo da correggere i difetti dell’attuale calendario. Il principio fondamentale, usato già nel calendario astronomico giuliano, è quello di adottare un punto zero tale che tutte le date della storia umana risultino su una scala positiva crescente. In altri termini, il punto zero deve precedere la prima data storica significativa. Per non privilegiare una cultura a scapito di altre, si deve scegliere un avvenimento o una fase della storia umana che abbia un significato per il numero maggiore possibile di culture, se non per tutte. C’è in effetti una fase della storia dell’umanità attraverso la quale pare che siano passate quasi tutte le culture. Si tratta della fase matura della rivoluzione neolitica, quella in cui la maggior parte delle culture umane si è stabilmente dedicata all’agricoltura e all’allevamento, si è dotata di mezzi per tramandare la conoscenza, come la scrittura, e si è organizzata in strutture sociali complesse. Proprio in quell’epoca, inoltre, si affinarono le conoscenze e i mezzi per computare il tempo. Questa fase pare sufficientemente universale da poter essere un ottimo candidato come punto zero del nuovo calendario. Tale fase, secondo gli studi più accreditati, si può situare intorno a 6.000 anni fa. L’adozione di un calendario del tutto diverso dall’attuale sconvolgerebbe notevolmente le attività umane e quindi sarebbe irrealizzabile, come hanno dimostrato gli insuccessi delle proposte sopra descritte. L’idea che si propone è quindi quella di conservare il sistema di computo delle date attualmente in uso e le tre cifre finali dell’anno, ma di retrodatare di quattro millenni il punto zero del calendario. L’anno in corso, secondo il nuovo computo, sarebbe dunque il 6022. La nuova datazione potrebbe essere adottata in modo piuttosto indolore, in quanto il nuovo calendario non interferirebbe nemmeno con le abitudini di chi volesse mantenere la vecchia notazione. La costruzione della piramide di Cheope, secondo il nuovo computo, sarebbe stata ultimata nel XV secolo. Roma sarebbe stata fondata il 21 aprile 3248, mentre Giulio Cesare sarebbe stato assassinato alle idi di marzo del 3957 e Gesù Cristo sarebbe nato (in realtà circonciso) nel 4001. Maometto sarebbe fuggito dalla Mecca a Medina nel 4622. L’America sarebbe stata scoperta da Colombo nel 5492 e l’uomo avrebbe lasciato la sua prima orma sulla Luna nel 5969. Il secolo attuale sarebbe il LXI secolo, il primo del VII millennio. L’era così computata potrebbe prendere il nome di “era umana’ e per indicare un anno dell’era umana la sigla “a.h.” (anno hominis) dovrebbe precedere la data. Per esempio, potremo dire che Alexander Fleming scoprì l’azione antibatterica del Penicillium notatum nel settembre dell’a.h. 5928 e che il frutto delle sue ricerche si tradusse in un farmaco largamente prodotto, la penicillina, nell’a.h. 5940. È inutile sottolineare come il pensare all’anno attuale come il 6021 darebbe un grande senso di dignità alla cultura umana nel suo complesso.