Una nuova vita su due ruote

“Non mi accontento che tu vada in bicicletta, voglio vedere in bicicletta anche tua mamma e tua nonna”. Pedro Kanof è un ingegnere elettronico e informatico, nato a Buenos Aires. Dottorato del Politecnico di Milano, si è formato tra Berkeley, Parigi e Madrid. Ha lavorato in grandi organizzazioni industriali e finanziarie su entrambe le sponde dell’Atlantico, trasferendo periodicamente le sue esperienze in corsi universitari in Italia e negli Stati Uniti. Inondare le strade di biciclette è il titolo del suo ultimo libro. Motivato da un serio interesse per il progresso sociale, Kanof ha sviluppato tecnologie innovative, tra cui l’ideazione del bike-sharing. Dagli anni Ottanta si è sempre occupato di studiare e proporre un sistema di mobilità nuovo e rispettoso dell’ambiente visto che, secondo una ricerca fatta dall’Itf (International Transport Workers’ Federation), il 30% del diossido di carbonio presente nell’aria viene prodotto dal trasporto urbano e suburbano. Ma qualunque politica si voglia fare per cercare di incentivare l’uso delle biciclette, bisogna partire dalle statistiche (che nessuno sembra avere), ovvero conoscere il numero preciso delle bici che gli italiani hanno in casa e condurre degli studi sul perché chi possiede una due ruote la usi poco. Questo è proprio quello che ha fatto Kanof.

Secondo lei perché, se in Italia c’è almeno una bicicletta ogni quattro persone, non se ne vedono così tante per le strade?

Banalmente perché le nostre case non sono attrezzate per ospitare le biciclette. Per questo, alla fine, chi ha la macchina sotto casa e il telecomando in tasca preferisce salire in macchina invece di utilizzare la propria bici.

Lei ha proposto un nuovo sistema di bike sharing. Che cosa ha in più dei sistemi di noleggio già presenti?

Nei sistemi già presenti, secondo me, ci sono dei piccoli problemi da risolvere. Ad esempio, se una persona vuole andare in stazione per prendere un treno durante un orario di punta con la sua bici o con una affittata, una volta arrivata in stazione potrebbe trovare tutti i parcheggi pieni e non saprebbe dove lasciarla. Per risolvere questo problema, ho pensato di proporre un sistema di parcheggi elettronicamente protetti per qualunque tipo di bicicletta. Il parcheggio avrebbe due tipi di mercato: le persone che hanno una loro bicicletta e che hanno bisogno di parcheggiarla in sicurezza; le società che permettono di affittare mezzi leggeri (cargo bike, bici elettrica, bici con tettuccio,…). Supponiamo che lei voglia andare a fare la spesa utilizzando la sua bici, poi, però, una volta che ha tre o quattro buste non sa più come tornare a casa, allora potrebbe lasciare la sua bici in questo parcheggio e affittare una cargo bike.

Ma questi parcheggi come funzionano?

Sono degli spazi per parcheggiare la bicicletta di forma rettangolare. In ognuno di questi rettangoli c’è una colonnina con una mano meccanica rigida che si può aprire e chiudere con un chip all’interno del palmo. Lo stesso chip viene inserito nel tubo sotto il sellino delle bici delle persone che decidono di aderire al sistema pagando un abbonamento di sei mesi o annuale o nel tubo delle bici delle società che le affittano (anch’esse pagano un abbonamento per aderire al sistema). Per parcheggiare la bici si avvicina il tubo alla mano meccanica e si produce un contatto computer a computer tra il chip della mano e il chip del sistema: la mano si chiuderà intorno al tubo e la mia bici è bloccata. Il parcheggio si può prenotare nell’orario e nel posto che si vuole. Le colonnine hanno una luce che può essere verde per indicare che il parcheggio è libero, oppure rossa quando è già occupato da una bici o comunque è stato già prenotato. Per funzionare, questi tipi di parcheggi dovrebbero essere presenti in tutta la città. Verrebbero installati o sui marciapiedi o direttamente in strada occupando lo spazio oggi dedicato ai parcheggi delle automobili.

Questo sistema di sharing è sicuro o si deve aver paura di non ritrovare la propria bicicletta?

No, è assolutamente sicuro. Una volta che si lascia la bici chiudendola con la mano meccanica si creano quattro muri virtuali sul rettangolo dove è stata lasciata e nessuno può entrare all’interno del parallelepipedo se non si è prima identificato con l’applicazione. Inoltre, il parcheggio è semicoperto, ovvero ha un tettuccio e delle pareti laterali in vetro.

Come ci si registra?

Si andrà nell’applicazione e ci si registrerà non mettendo nome e cognome ma inserendo il codice della bicicletta. La stessa cosa varrà per le società che permettono di affittare i loro mezzi. In questo modo, ogni profilo sarà anonimo e la privacy sull’itinerario delle persone sarà garantita.

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