Libri – Simon Mundy, “Sfida al futuro”

 

Gli equilibri sul nostro pianeta stanno cambiando ad una velocità mai vista, esponendoci a sfide senza precedenti che rischiano di cancellare il nostro stile di vita ma allo stesso tempo ci offrono opportunità fino a pochi decenni fa impensabili

Un viaggio di quasi due anni attraverso 26 Paesi e 6 continenti, per toccare con mano le conseguenze del cambiamento climatico e incontrare fisicamente le persone che sono quotidianamente esposte in prima linea agli effetti catastrofici di un mondo in rapidissima trasformazione. Simon Mundy, reporter del Financial Times, esperto di tematiche ambientali e sostenibilità, costruisce attraverso le testimonianze di persone comuni coinvolte drammaticamente in un processo ormai irreversibile un appassionante reportage che non può lasciare indifferenti.

Mundy muove i primi passi della sua personalissima crociata nello spettrale paesaggio della Jacuzia, presso la “porta dell’inferno”, il cratere di Batagaika, dove l’innalzamento brutale delle temperature sta sciogliendo il permafrost facendo sprofondare il terreno: quello che era un piccolo avvallamento, quasi impercepibile, negli anni Novanta, è diventato una voragine in grado di contenere per larghezza 175 autobus in fila e in profondità il teatro dell’Opera di Sidney. Tutto cede, crolla, interi villaggi sono minacciati ed enormi quantità di metano e anidride carbonica imprigionate nel ghiaccio potrebbero essere rilasciate nell’atmosfera. Quale metafora migliore del disastro che stiamo vivendo? Eppure anche qui c’è chi resiste, chi cerca di volgere a proprio favore un quadro così critico e chi pensa che una soluzione, per quanto visionaria, possa esistere. I cercatori di zanne di mammut, ad esempio, uomini che vivono in condizioni estreme scavando nel terreno non più gelato per far emergere le ossa degli antichi abitanti di questa regione. E se gli enormi cumuli di ossa abbandonate ovunque testimoniano quanto la ricerca non sia facile, per i più fortunati è sufficiente un solo ritrovamento importante per assicurarsi qualche anno di prosperità. Ma c’è spazio anche per l’utopia visionaria, quella di Sergej Zimov, una folta barba bianca e un lungo bastone di metallo con cui batte ritmicamente il terreno, che sta costruendo un Parco del Pleistocene per combattere il cambiamento climatico rallentando lo scongelamento del permafrost: la sua idea è quella di distruggere la taiga per milioni di km quadri per far rinascere la steppa originaria e ripopolarla di grandi mammiferi – oggi bisonti, domani mammut clonati – che con la loro attività possano impedire una nuova rivegetazione e mantenere così il suolo coperto solo di erba ad una temperatura sufficientemente fredda da proteggere il permafrost.

Ma il viaggio di Mundy non si ferma nel grande Nord. Raggiunge la frontiera delle terre emerse che lottano ogni giorno con l’innalzamento del livello degli oceani, tra soluzioni ingegneristiche all’avanguardia e semplici abilità artigianali, si confronta con territori devastati da eventi climatici estremi, come le Filippine, o Paesi in cui semplicemente non piove più, come nel Corno d’Africa.

Ne emerge una storia che può spaventare, labirintica e inafferrabile perché troppo ampia, tra esperti di innovazione che cercano soluzioni avveniristiche, semplici persone che combattono per sopravvivere insieme alle loro comunità, movimenti ambientalisti che fanno pressione sull’opinione pubblica per cambiamenti drastici, leader di superpotenze che si contendono una supremazia economica in un mondo a basse emissioni di carbonio e magnati che si arricchiscono enormemente tra energie pulite e auto elettriche.

Eppure in tante sofferenze, in tante difficoltà, c’è spazio ancora per la speranza, perché il cambiamento climatico offre anche inaspettate possibilità chi le saprà cogliere, in una corsa folle in cui tutti siamo coinvolti e che segnerà il destino di tutti gli uomini e del pianeta che li ospita.

 

 

Simon Mundy

Sfida al futuro

Traduzione di Francesca Pe’

Harper Collins (2022)

pp. 460, € 23,00

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