Filopanti. Il garibaldino che inventò i fusi orari

“Ho letto il primo fascicolo del vostro Universo e lo sto rileggendo, poiché le sublimi verità da voi accennate devono essere ben studiate per poterle gustare ed esserne edificati. Da parte la modestia, professore dell’infinito!”. Così scriveva, nel dicembre 1871, Giuseppe Garibaldi a Quirico Filopanti, al secolo Giuseppe Barilli, matematico, astronomo e politico, una delle figure significative della nostra storia risorgimentale.
Filopanti era nato a Budrio, in provincia di Bologna, il 20 aprile 1812 da una famiglia di umili origini (il padre era un modesto falegname). Sceglie, nel 1837, lo pseudonimo Filopanti per indicare i propri sentimenti (Filopanti, dal greco philopantes cioè “colui che ama tutti”) e, successivamente, anche il nome Quirico, in omaggio alla civiltà di Roma antica. Sin da giovane dimostra delle ottime capacità in matematica al punto che il comune di Budrio gli offre la possibilità di frequentare gratuitamente la scuola e, successivamente, l’università di Bologna dove, nel 1834, si laurea in matematica e filosofia.
I suoi studi sono inizialmente rivolti all’idraulica; nel 1836 inventa un particolare idrometro, per la misura del livello dell’acqua, che presenta nel 1840 in occasione del II Congresso degli Scienziati Italiani che si tiene a Torino. Nel 1843, presso il Canale del Reno, presenta un’altra sua invenzione, la “paltelata”, un sistema per evitare le piene dei fiumi con l’utilizzo di tele e pali che però si rivelerà efficiente solo per piccoli corsi d’acqua. Alla fine del marzo del 1848, vincitore di un concorso, viene nominato professore di Meccanica e Idraulica presso l’ateneo bolognese; nello stesso anno sposa Enrica Gotti.

LA PASSIONE POLITICA

Oltre alla matematica e in generale alla scienza, Filopanti ha anche un’altra grande passione: la politica, che lo vede tra i protagonisti della Repubblica Romana. Nel gennaio 1849 viene eletto deputato all’Assemblea costituente degli Stati Romani che già nella sua prima riunione, a febbraio, proclama la nascita della Repubblica (e Filopanti è uno dei segretari) e approva il “Decreto fondamentale” che, preparato proprio da Filopanti, dichiara decaduto il potere temporale del Papa scrivendo che “la forma di governo sarà la democrazia pura e prenderà il glorioso nome di Repubblica Romana”. A Roma, in quei mesi, è accompagnato dalla moglie che presta servizio come infermiera per i patrioti feriti durante i combattimenti. Con l’arrivo delle truppe francesi, che determina la fine della Repubblica Romana, a Filopanti non resta che la via dell’esilio. Dopo alcune tappe nella provincia italiana e una in Inghilterra, si stabilisce a New York, dove frequenta gli esuli politici italiani, in particolare i mazziniani, e si unisce al comitato che sta preparando l’accoglienza di Gari- baldi che arriverà a New York nel 1850. Nel 1851 si trasferisce a Providence (Rhode Island) ma per motivi non chiari, alla fine dell’anno è arrestato, espulso e imbarcato con destinazione l’Inghilterra. I primi tempi a Londra sono duri: solo dopo qualche anno riesce a guadagnare abbastanza e condurre una vita dignitosa tenendo anche qui, come già negli Stati Uniti, lezioni di italiano e di matematica e, visto che ormai conosce molto bene la lingua, anche di inglese per stranieri. Interviene spesso sui giornali su questioni storiche, politiche e tecnologiche ed è un conferenziere ricercato, che sa trattare questioni diverse: collabora soprattutto con i Mechanic’s Institutes che, nati in Scozia nella prima metà dell’Ottocento, hanno l’obiettivo di migliorare l’istruzione dei lavoratori. E anche in questo esilio è accompagnato dalla moglie. Così, nonostante le difficoltà iniziali, gli anni dell’esilio – vissuti in Paesi avanzati rispetto all’Italia divisa e arretrata – rappresentano per lui uno dei periodi più fecondi, un periodo che gli permette di ampliare la sua visione del mondo e sviluppare le nozioni che saranno alla base di tutta l’attività successiva.

IL RIENTRO IN ITALIA

Nel 1859 Filopanti può finalmente rientrare in Italia, un Paese che ormai si avvia verso la proclamazione dell’Unità. L’anno seguente riprende l’attività di insegnamento presso l’università di Bologna come ordinario di Meccanica Applicata ma, poiché rifiuta più volte di prestare giuramento al Re, viene rimosso dall’incarico e allontanato dall’università. Riammesso, l’abbandona definitivamente nel 1868.
Nel 1866 partecipa alla guerra contro l’Austria e l’anno successivo è al fianco di Garibaldi nel tentativo di conquistare Roma. Ma nel 1866 fa anche a tempo, con l’appoggio del sindaco di Bologna Gaetano Tacconi, a avviare il “cannone di mezzogiorno” per segnalare a tutti i cittadini lo scoccare del mezzogiorno. Il cannone viene collocato sulla via Panoramica, nei pressi di San Michele in Bosco, a imitazione di quello romano (da Castel Sant’Angelo, poi dal Gianicolo) introdotta da Pio IX nel 1847 per regolare le campane delle chiese della Capitale. Tornerà a sparare dopo un lungo silenzio il 22 aprile 2012, nell’ambito di una serie di iniziative per ricordare i 200 anni dalla nascita del suo progettista. Nel 1876, per la prima volta, Filopanti diventa deputato. Alla Camera, dai banchi dell’estrema sinistra, dove siede vicino al seggio di Garibaldi, rappresenterà i cittadini della sua terra, affrontando temi legati alla questione sociale e ai diritti di libertà e avendo come unica guida “le moltitudini lavoratrici e sofferenti”. Muore in povertà presso l’Ospedale Maggiore di Bologna il 18 dicembre 1894. Ai suoi funerali partecipano migliaia di persone.

LA TERRA A SPICCHI: I FUSI ORARI

L’opera più importante di Filopanti è Miranda! A book on Wonders Hitherto Unheede. Pubblicata in inglese e in due volumi nel 1859 e 1860, contiene la sua proposta di introdurre i fusi orari come strumento per istituire il “tempo universale” al quale il mondo intero avrebbe dovuto fare riferimento. Lo sviluppo dei trasporti ferroviari e delle comunicazioni telegrafiche metteva sempre più in luce la necessità di superare i tempi locali che, anche in paesi distanti pochi chilometri, creavano molta confusione. Ecco come Filopanti descrive il suo sistema: “Conterete i giorni per il tempo universale e per tempo locale. Il primo giorno dell’anno per tempo universale comincia a mezzanotte vera sul meridiano superiore del colle capitolino. Per l’astronomia, pei telegrafi, pei bastimenti o qualunque altro mezzo di comunicazione fra punti molto distanti della terra sarà usato questo tempo universale. Pel tempo locale dividete tutta la superficie del globo per mezzo di meridiani, in 24 zone longitudinali, o fusi, che differiscono uno dall’altro di un’ora. La prima di codeste zone avrà nel suo meridiano medio il Campidoglio e comprenderà una gran parte dell’Italia, della Germania, della Svezia e dell’Africa. Per tutto codesto fuso il giorno locale comincerà quando suonano le sei del mattino, a tempo universale. Per tutto il secondo fuso procedendo verso Occidente, il giorno civile comincerà un’ora dopo, e così via via. Con questo provvedimento sarà facilissima la riduzione reciproca del tempo universale e dei vari tempi locali, gli uni agli altri. Per esempio sapremo con certezza che quando saranno 14 minuti di una determinata ora, dove che sia, saranno 14 minuti di un’ora od altra, dappertutto”.

L’idea di Filopanti, nonostante l’evidente comodità, non ha seguito e in molti considerano ideatore dei fusi orari Sir Sandford Fleming, ingegnere capo delle ferrovie canadesi che, in maniera indipendente, li presenta nel 1878. Solo nel 1884, la proposta dei fusi orari è adottata ufficialmente, in occasione della Conferenza Internazionale dei meridiani a Washington. All’epoca, il potere politico, economico e navale della Gran Bretagna sarà decisivo nella scelta di quale meridiano adottare come riferimento: il meridiano di Greenwich e non quello di Roma, come aveva suggerito Filopanti.

LE LEZIONI IN PIAZZA

Oltre all’idrometro e alla “paltelata”, Filopanti “costruisce ingegni” per il bene comune, cercando poi di comunicare agli altri il piacere della scoperta e di realizzarli. Sono numerose le sue invenzioni, alcune delle quali troppo avveniristiche e di difficile realizzazione ma comunque sempre pensate per migliorare la vita delle persone. Progetta un dirigibile mosso da una macchina a vapore per trasportare le persone nelle aree degli Stati Uniti non raggiungibili con altri mezzi. Elabora un sistema, con costi contenuti, per riscaldare appartamenti e luoghi pubblici basato sull’utilizzo di sfere incandescenti, simile a quei sistemi irradianti che oggi vediamo all’esterno dei locali. Filopanti pensa anche alla realizzazione di un accumulatore di energia meccanica, mediante un nastro di gomma, che chiama “motore elastico”; il progetto sarà brevettato dopo il suo rientro in Italia. Infine, per attraversare la Manica, escogita un tunnel flottante, ovvero un tubo di forma circolare da posizionare al di sotto della quota di pescaggio delle navi, ancorato al fondale marino e con un sistema di aerazione. Nel 1860 a Bologna è tra i fondatori della Società Operaia maschile di mutuo soccorso, di cui è anche presidente; qui, la domenica, i lavoratori liberi dagli impegni potevano seguire le sue lezioni. Filopanti cercò sempre di fare in modo che il sapere fosse a disposizione di tutti. Nelle sue lezioni pubbliche svolte nelle piazze delle principali città italiane spiegava, con un linguaggio semplice ma accurato, anche argomenti di astronomia che considerava “la più meravigliosa di tutte le scienze”. Proprio l’astronomia è l’argomento del libro citato da Garibaldi L’universo. Lezioni popolari di filosofia enciclopedica pubblicato nel 1871 e 1873.

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