Stile libero – Cattive abitudini

È già tutto scritto: i cinquanta/sessantenni di adesso sono il doppio dei bambini da 0 a 10 anni. Mentre i ventenni, che dovrebbero essere i genitori dei bambini del futuro prossimo, sono il 60% di quella generazione che all’incirca è quella dei loro genitori. Si dice che i giovani oggi hanno poca voglia di lavorare. Ma ci si dimentica di dire che sono pochi, decisamente meno delle generazioni che li hanno preceduti. Nei prossimi decenni mancheranno tecnici, infermieri, autisti, camerieri, medici ecc… E mancheranno sempre di più. Mentre la domanda di servizi dei senior resterà consistente, l’offerta di lavoratori sarà sempre più scarsa. Ma in teoria non dovrebbero mancare gli insegnanti. Perché gli allievi diminuiranno ancora più velocemente di loro. Ogni anno scompaiono molte prime classi della primaria e, a cascata, la rarefazione si sposta avanti negli anni.
Però già adesso nel Nord mancano drammaticamente gli insegnanti in molte discipline, mentre nel Sud resta ampia la disoccupazione, anche considerato che il calo demografico è più consistente. Perché insegnare è difficile e faticoso, nonostante alcuni evidenti vantaggi sugli orari. E perché, nonostante lo stipendio iniziale non sia peggiore di molti altri, le possibilità di carriera sono inesistenti.
Se la spesa storica per l’istruzione restasse più o meno la stessa, potrebbe essere l’occasione per una svolta verso una maggiore qualità. Potrebbe essere il momento di grandi cambiamenti di rotta sulle politiche di reclutamento e formazione. Potrebbe essere l’occasione per valorizzare l’eccellenza nella didattica attraverso riconoscimenti e ruoli di tutor e formatore per i docenti più capaci.
Invece dietro gli slogan sul merito si preparano sanatorie, compresa quella per i dirigenti bocciati all’ultimo concorso 2017 che abbiano però aperto un contenzioso e che, non avendo superato le prove, rientrerebbero in pista. Si abbassano i paletti: matematica e fisica alle superiori può essere insegnata anche dagli ingegneri grazie al Tar
del Lazio. La “carriera” dei docenti, prevista nelle riforme connesse al Pnrr, è ridotta a qualche ora di aggiornamento. Le abitudini del passato pesano troppo sul nostro esile futuro.

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