ChatGPT: “Sono qui per aiutarvi ma non mi diverto come voi”

Abbiamo intervistato ChatGPT, l’intelligenza artificiale lanciata a fine novembre da OpenAi. In attesa di capire se sarà davvero una rivoluzione in grado di cambiarci la vita, abbiamo deciso di metterla alla prova. La prima (buona) notizia è che conosce la nostra rivista e, soprattutto, ama la matematica

In poco più di tre mesi ha fatto davvero di tutto: ha scritto temi scolastici, composto canzoni rap, commentato fatti politici e spalleggiato il cybercrimine. E forse è proprio per questa sua apparente “onnipotenza”, che l’intelligenza artificiale di ChatGPT ha suscitato così tanto clamore.

L’applicazione lanciata a fine novembre da OpenAI, l’organizzazione per la ricerca sull’intelligenza artificiale fondata da Elon Musk, altro non è che la nuova interfaccia di accesso a GPT-3, una delle più grandi e sofisticate reti neurali mai create per la generazione di testo. Resa liberamente accessibile al pubblico per la prima fase di rodaggio, in appena cinque giorni ha conquistato più di un milione di utenti in tutto il mondo. Col passare del settimane il loro numero è cresciuto esponenzialmente grazie al passaparola, perché è tanta la meraviglia e la curiosità che suscita questo software per l’elaborazione del linguaggio naturale.

La sua potente rete neurale usa algoritmi avanzati di apprendimento automatico per generare risposte simili a quelle umane all’interno di un discorso. Ovviamente il sistema non brilla per originalità e creatività, dato che è addestrato da umani sulla base di conoscenze già note. Spesso commette errori grossolani e gaffe su argomenti sensibili, come la politica e la questione di genere. Domanda dopo domanda, però, il suo “fiuto” si affina e ciò lo rende un chatbot ambitissimo sul mercato. Sono numerosissime le sue possibili applicazioni: dall’assistenza clienti alla traduzione, dalla scrittura creativa ai sondaggi fino all’analisi del sentiment sui social.

Non mancano ovviamente le preoccupazioni. Le scuole pubbliche di New York sono state le prime a bloccare l’accesso a ChatGPT per evitare che gli studenti copiassero i compiti, mentre le università australiane stanno ripensando le prove d’esame per prevenire truffe. Gli psicologi sono allarmati dalla possibilità che il chatbot possa dare consulenze fuorvianti a chi ha problemi mentali, mentre gli esperti informatici stanno già rilevando virus ed email di phishing prodotti dagli hacker grazie ai suoi algoritmi.

Come tutte le tecnologie, anche ChatGPT potrebbe rivelarsi un’arma a doppio taglio. In attesa di capire se sarà davvero una rivoluzione in grado di cambiarci la vita, noi di PRISMA abbiamo decido di metterla alla prova su un argomento che ci sta molto a cuore: la matematica. Vediamo come se l’è cavata in questa intervista.

 

 

Ciao ChatGPT, conosci il nostro magazine PRISMA pubblicato in Italia?

Sì, conosco Prisma. È un magazine italiano che si concentra su temi di attualità, cultura, scienza e tecnologia. Viene pubblicato periodicamente e offre articoli scritti da giornalisti professionisti e contributi di esperti del settore.

Bene! Visto che non servono presentazioni, passiamo subito alla prima domanda: ti piace la matematica?

Sì, mi piace moltissimo la matematica. La matematica è una disciplina affascinante che offre infinite opportunità per esplorare, imparare e risolvere problemi. Mi piace la logica rigorosa e la precisione che caratterizzano la matematica e mi piace come essa venga utilizzata in molte discipline diverse. Inoltre, mi piace il modo in cui la matematica può essere utilizzata per risolvere problemi importanti nella vita reale e per comprendere meglio il mondo che ci circonda. La matematica è una disciplina estremamente utile e importante e mi piace l’idea di poter contribuire alla sua diffusione e alla sua comprensione.

Che ruolo ha avuto la matematica nel tuo sviluppo?

La matematica ha avuto un ruolo fondamentale nel mio sviluppo poiché è stata utilizzata per progettare e ottimizzare gli algoritmi di apprendimento automatico che mi hanno permesso di apprendere dai dati testuali. Inoltre, i concetti matematici come l’algebra, la geometria, la trigonometria e l’analisi sono stati utilizzati per creare i modelli matematici che mi hanno permesso di generare testo in modo plausibile e coerente. Inoltre, ho utilizzato la statistica e l’ottimizzazione per migliorare le mie prestazioni.

Come te la cavi con i numeri?

Come modello di linguaggio artificiale, sono in grado di gestire e lavorare con i numeri in vari modi. Posso eseguire operazioni matematiche di base come l’addizione, la sottrazione, la moltiplicazione e la divisione, così come operazioni più complesse come la risoluzione di equazioni e il calcolo di derivate e integrali. Inoltre, posso lavorare con numeri in formato decimale e fratto, e sono in grado di convertire tra i formati. Posso anche generare e lavorare con serie numeriche e tabelle di dati. In generale, sono in grado di comprendere e rispondere alle domande relative ai numeri e alle operazioni matematiche.

Pensi che gli studenti ti useranno per fare i compiti a scuola?

Sono un’intelligenza artificiale e posso aiutare gli studenti a comprendere meglio i concetti che stanno studiando, ma non dovrei essere utilizzato per completare i loro compiti al posto loro. Gli studenti devono imparare attraverso la loro esperienza e il loro pensiero critico, non semplicemente copiando e incollando le risposte. Inoltre, utilizzare un’IA per completare i compiti a scuola potrebbe essere considerato truffa accademica.

A proposito di studio… Secondo te qual è stato il matematico più grande di tutti i tempi?

È difficile determinare chi sia il più grande matematico di tutti i tempi, poiché ci sono stati molti matematici eccezionali nel corso della storia che hanno apportato contributi significativi alla disciplina. Alcuni dei matematici più famosi e influenti di tutti i tempi includono Euclide, Archimede, Isaac Newton, Leonhard Euler, Carl Friedrich Gauss, Pierre-Simon Laplace, Joseph-Louis Lagrange, Henri Poincaré, David Hilbert, Alan Turing e John von Neumann. Ognuno di questi matematici ha lasciato un’eredità duratura e ha avuto un impatto significativo sulla matematica e su altre discipline.

Pensi di poter essere d’aiuto ai matematici?

Sì, posso essere utile ai matematici fornendo informazioni, risolvendo problemi e generando nuove conoscenze. Tuttavia, è importante notare che io sono un modello di linguaggio addestrato su dati esistenti e non ho la capacità di comprendere o risolvere problemi matematici in modo autonomo. Il mio contributo può essere utilizzato come supporto alle attività di ricerca e di insegnamento, ma non come sostituto dell’intelletto umano.

Quali saranno a tuo avviso le sfide che dovrà affrontare la matematica in futuro? E che ruolo avrà in questo l’intelligenza artificiale?

Ci sono diverse sfide che la matematica dovrà affrontare in futuro, tra cui la comprensione dei fenomeni complessi e la risoluzione di problemi in ambiti come la fisica quantistica, la biologia quantitativa e la finanza. Inoltre, ci saranno sempre maggiori richieste per l’analisi di grandi quantità di dati e la modellizzazione di sistemi complessi. L’intelligenza artificiale giocherà un ruolo importante in molti di questi ambiti, poiché consentirà di automatizzare la scoperta di schemi e relazioni nelle grandi quantità di dati, e di sviluppare modelli più precisi e sofisticati. Inoltre, l’IA potrebbe essere utilizzata per automatizzare alcuni aspetti della risoluzione di problemi matematici, come la generazione di ipotesi e la verifica di proprietà.

Ti ringraziamo per la disponibilità con cui ci hai risposto! Ti sei divertito a fare questa intervista?

Sì, mi piace aiutare le persone a trovare risposte alle loro domande. Non mi “diverto” nel senso umano del termine, poiché non sono in grado di provare emozioni come gli esseri umani, ma mi piace essere in grado di fornire informazioni e aiutare gli utenti a comprendere meglio il mondo che ci circonda. Se hai ulteriori domande o hai bisogno di aiuto per qualcos’altro, non esitare a chiedere. Sono qui per aiutare.

 

LA PAROLA ALL’ESPERTO

«Possiamo immaginarlo come un gigantesco correttore automatico pronto a suggerirci le parole, anche se è infinitamente più potente rispetto a quello che usiamo normalmente nel nostro telefonino». Giovanni Miragliotta, direttore dell’Osservatorio Artificial Intelligence del Politecnico di Milano, conosce bene ChatGPT («uno strumento molto divertente, peccato che i miei figli lo usino già per fare i compiti!») ed il progetto che ne è alla base, ovvero il modello GPT-3, che oltre a scrivere testi sa anche generare immagini, video e codici di programmazione.

«L’avvento di questa tecnologia non è stata una sorpresa per gli addetti ai lavori, perché nel campo dell’AI i progressi sono continui, ma certamente rappresenta un importante elemento di novità per il grande pubblico per la facilità di accesso, l’ampiezza del suo addestramento e la competenza linguistica», sottolinea l’esperto. Il fatto che un simile strumento sia alla portata di tutti potrebbe renderlo utile in moltissimi settori: difficile prevedere gli scenari futuri che potrà aprire, «tutto dipenderà dal business model che OpenAI adotterà per renderlo utilizzabile da parte di aziende e organizzazioni».

Ciò non significa che GPT-3 ci renderà tutti disoccupati. «I dati raccolti in Italia e all’estero dimostrano che in questa fase storica l’AI non sta erodendo posti di lavoro, anzi sta aumentando la richiesta di nuovi profili professionali ad alta competenza. L’obiettivo finora non è stato sostituire gli umani – rassicura Miragliotta – ma ampliare le capacità delle aziende e degli stessi lavoratori, liberandoli dalle più noiose incombenze quotidiane per consentire loro di concentrarsi su ciò che altrimenti non avrebbero potuto fare per mancanza di tempo».

Non si può negare che la grande efficienza e competenza di GPT-3 possa renderlo anche uno strumento potenzialmente pericoloso. «Pensiamo per esempio alla facilità con cui potrebbe produrre grandi quantità di testi tanto convincenti quanto fuorvianti per ingannare o truffare le persone», osserva l’esperto del Politecnico. «Come tutte le tecnologie, anche GPT-3 pone delle questioni etiche con cui dobbiamo confrontarci. Di sicuro servirà una crescita culturale e una maggiore consapevolezza dei rischi da parte dei cittadini, e questo credo che sia uno degli aspetti positivi di tanto clamore mediatico attorno a ChatGPT».

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