Chi insegna matematica lo sa bene: la gita scolastica, anche se in tempi di Covid la bramiamo come un miraggio, non è mai stata un momento professionalmente edificante. Tradizionalmente, il ruolo dei docenti di matematica in gita si riduceva a tenere gli studenti in fila abbaiando come cani da pastore, assicurarsi di non lasciare a terra nessuno, supplicarli di non distruggere l’albergo, convincerli che se vogliono a tutti i costi passare la notte in una stanza che non è la loro, è comunque preferibile che facciano il trasferimento via corridoio anziché sospesi tra finestra e finestra a 5 piani di altezza.
E chi, laureato in materie scientifiche, ha un partner di formazione umanistica, certo è abituato a ritenerlo il principale depositario della verità, quando si tratta di scegliere l’itinerario da seguire. Come se fosse scontato che un dipinto solleciti solo le corde di un appassionato d’arte, o che un edificio faccia emozionare solo un architetto o che, più in generale, visitare una città gratifichi solo la nostra componente umanistica, presupponendo principalmente competenze di storia, eventualmente dell’arte.
Ora basta, è arrivato il momento di ribellarci! Innanzitutto, nell’immediato futuro, l’unica gita che il Covid ci permette è quella virtuale, per cui il cane da pastore diventa automaticamente superfluo e bisogna che in un modo o nell’altro ci ritagliamo un altro ruolo. Inoltre, punto senz’altro più cruciale, anche la scienza può offrire spunti interessanti: è abbastanza ovvio, per esempio, che la matematica sia uno strumento tecnico imprescindibile per discipline quali l’architettura e il design. Molto meno evidente è che possa rappresentare uno strumento “creativo”, in grado di fornire all’artista nuove ispirazioni e soluzioni originali. Eppure, questa visione è condivisa da molti artisti e architetti, di diverse epoche e discipline, ed è interessante scoprire questo punto di vista nelle opere cui siamo soliti guardare solo da un’altra prospettiva. Del resto, il cosiddetto mateturismo è un’interessante tendenza che si sta diffondendo, a partire dai paesi anglosassoni, un po’ in tutta Europa, sull’onda del sempre maggiore interesse che la matematica riscontra nel grande pubblico. In Italia, questo approccio è tradizione del Centro matematita, che con Matemilano (2004), Con altri occhi (2005) e Matetrentino (2006) ha fatto da apripista a molti altri interessanti contributi, tra cui menzioniamo per esempio i due bei libri di Sandra Lucente, che propongono Itinerari matematici rispettivamente in Puglia (2016) e Basilicata (2019).
Scoprire quanto spesso dietro la facciata di un palazzo, nella prospettiva di un celebre affresco, nella struttura di un ponte o di una cupola che abbiamo visto decine di volte si nasconda una sorprendente sfida matematica, che il più delle volte ha coinvolto personalità illustri della storia della scienza e dell’arte, da Leonardo a Bramante, da Leon Battista Alberti a Piero della Francesca, da Luca Pacioli a Filippo Brunelleschi, costituisce un modo divertente e nuovo di viaggiare e di confrontarsi con il nostro paesaggio urbano, da esplorare fin da subito in modo virtuale e, appena la pandemia ce lo consentirà, fisicamente. Senza dimenticare che, naturalmente, non è arte solo quello che è stato costruito o dipinto almeno tre secoli fa. Anzi: edifici e dipinti classici, prendono inevitabilmente spunto da una matematica altrettanto classica. È davvero interessante vedere che succede, invece, quando l’artista o l’ingegnere di turno si ispira a una matematica più moderna, essendo tra l’altro in grado di farlo grazie a una disponibilità di materiali e tecniche del tutto impensabili nel mondo antico. Ne risulta un nuovo modo di riscoprire le destinazioni turistiche classiche, che potenzialmente allarga il campo degli stimoli che dalla visita di tali destinazioni possiamo portarci a casa: parafrasando Proust, il nostro sarà un vero viaggio di scoperta, non perché visiteremo nuove terre, ma perché lo faremo con nuovi occhi.