Ho digitato intelligenza sulla funzione di ricerca del sito del Ministero dell’istruzione: compare solo coniugata ad artificiale. Se si pensa che lo scopo di un Ministero dell’istruzione dovrebbe essere essenzialmente quello di favorire la produzione dell’intelligenza naturale, l’assenza dell’intelligenza dal suo orizzonte deliberativo e comunicativo è inquietante.
Difficile che in un Paese che non nomina neppure l’intelligenza ci si attrezzi per disegnare strategie educative per chi di intelligenza ne ha proprio molta. Ma non sarà politicamente scorretto parlare di persone dotate di particolare intelligenza? A proposito di uno sportivo talentuoso non ci scandalizziamo del fatto che le sue doti siano doni: forse non è scorretto pensarlo anche per le prestazioni cognitive. Per quali presupposti la scuola italiana si impegna così poco a valorizzare i molto dotati?
I ragazzi dotati, o gifted, ce la faranno comunque – si pensa – anche senza il minimo supporto. Anzi, superare ostacoli e ostilità affinerà il loro talento. E inoltre sono scomodi, sono colpiti dallo stigma sociale, sostanziando nelle loro qualità la disuguaglianza e l’elitarismo. In effetti, la stessa definizione di alunni dotati è difficile da indentificare: soprattutto in un sistema come il nostro che rimuove come una pericolosa tentazione il concetto stesso di intelligenza.
L’Ocse ha pubblicato nel dicembre scorso un’indagine sulle azioni politiche e le iniziative per l’inclusione degli alunni dotati. Le teorie sull’intelligenza sono molteplici: alcune enfatizzano di più le potenzialità, altre i talenti in atto. Si è man mano rilevata la pluridimensionalità dell’intelligenza. Si è ampliato il concetto allargandolo alla creatività e alla sensibilità. Si è discusso sulla varietà dei tratti ritenuti apprezzabili, relativamente alle diverse culture, in riferimento alle minoranze. I sistemi educativi tendono a identificare e a trattare gli alunni particolarmente dotati in modi differenti. Basti dire che negli Usa ogni Stato ha la sua definizione di gifted. Oggi si tende a delineare un mix di potenzialità, motivazione, opportunità e supporto alla base di alte performance intellettuali.
Certamente però il benessere e lo sviluppo delle persone talentuose esigono attenzioni e stimoli specifici. Possono consistere in accelerazioni, avanzamenti, arricchimenti, integrazioni. Da definire a livello decentrato o con progetti statali, con l’intervento pubblico oppure con il supporto dei privati. Ma qualcosa va fatto.
La conclusione che si può estrarre dall’indagine è che studentesse e studenti gifted hanno bisogni educativi che vanno riconosciuti e, nello stesso tempo, sono una risorsa preziosa di capitale umano da non umiliare o disperdere.