Operazioni cinesi nello spazio: il rientro incontrollato del vettore Lunga Marcia 5B (LM5B) sulla Terra

Nella notte tra il 30 e il 31 luglio, il vettore cinese Lunga Marcia 5B (LM5B) si è schiantato in un rientro incontrollato sulla Terra dopo essersi solo parzialmente disintegrato attraversando l’atmosfera terrestre.

Partito lo scorso 24 luglio dalla base di lancio di Wengchang, Lunga Marcia 5B ha portato sulla stazione spaziale Tiangong, in corso di assemblaggio nello spazio, il modulo sperimentale Wentian. Agganciato al modulo principale Tianhe, il nuovo elemento ha aggiunto altri spazi abitativi e nuove strumentazioni alla stazione cinese, un secondo braccio robotico di 5 metri che si va ad aggiungere a a quello da 10 metri già presente su Tianhe e, soprattutto, permetterà di compiere attività extraveicolari.

Con la nuova missione, la Cina potrà ora mandare sulla propria stazione spaziale sino a sei astronauti.

Per permettere al razzo di avere maggiore spazio a disposizione, il LM5B, a differenza del vettore Lunga Marcia 5, è privo del secondo stadio. Questo significa che l’unico stadio che fornisce la spinta per entrare in orbita deve restare acceso più a lungo entrando nell’orbita bassa. Senza più ulteriore spinta, e continuamente rallentato dell’attrito con l’atmosfera, il vettore perde continuamente quota sino a cadere sulla superficie terrestre. Questa manovra di rientro, normale per qualsiasi lancio, normalmente viene diretta utilizzando i motori stessi del razzo affinché il vettore si disintegri su un punto disabitato sopra l’Oceano Pacifico (chiamato punto Nemo), ma i razzi cinesi non hanno alcun tipo di manovrabilità che consenta loro di dirigersi verso punti sicuri al 100%.

Così, il 31 luglio la massa del LM5B, un modulo tubolare lungo circa trenta metri con un diametro di cinque metri e una massa pari a 23 tonnellate, si è disintegrato per il 60-80% a contatto con l’atmosfera, mentre la parte restante, frammentata in pezzi più o meno grandi, è precipitata sulla Terra senza controllo.

È impossibile anche prevedere con discreta accuratezza il tempo di rientro, quanta massa supererà l’atmosfera e, soprattutto, la superficie terrestre che potrebbe essere interessata all’impatto: le variabili (condizioni meteo, parametri fisici, chimici, rotazione del modulo, sezione d’urto) sono troppo imprevedibili per calcolare, anche approssimativamente, una traiettoria di caduta.

Anche senza alcun tipo di padronanza, la probabilità che un frammento si diriga verso una zona abitata causando danni a cose o persone è estremamente minima. Le statistiche prodotte dalle altre due manovre di rientro incontrollato effettuate da moduli cinesi nel maggio 2020 e nel 2021 mostrano che la probabilità di impatto con zone abitate sono solo una su 170 milioni.

La fase di rientro è stata monitorata costantemente dallo Space Surveillance Network, gestita dall’US Space Force, la branca delle Forze armate statunitensi fondata nel 2019 dall’allora presidente Donald Trump. La SSN traccia qualsiasi oggetto presente nello spazio con sensori capaci di individuare materiali grandi quanto una palla da calcio, mentre il periodo di rientro del Lunga Marcia 5B è stato controllato dal CORDS (Center for Obital Reentry and Debris Sudies). Grazie ai modelli di previsione del CORDS è stato possibile prevedere con un certo anticipo l’ora esatta in cui il vettore cinese ha iniziato ad impattare con l’atmosfera e, di conseguenza, ipotizzare anche una traiettoria di discesa avendo così tempo sufficiente per avvisare eventuali popolazioni interessate alla finestra d’impatto.

La Cina è stata esclusa dalla partecipazione alle attività della Stazione spaziale internazionale nel 2011, dopo che il Congresso USA ha approvato una legge che impedisce alla Nasa di collaborare con l’ente spaziale cinese. Da allora Pechino ha accelerato il suo programma spaziale avviando la costruzione della Tiangong, inviando un rover su Marte e un altro sulla faccia nascosta della Luna.

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