Pensieri divergenti – Iniziativa

L’ennesima riforma del reclutamento dei docenti è oggetto di analisi e discussione in queste settimane. La domanda fondamentale però non può che essere una sola: questa riforma è più efficace nel garantire i diritti sanciti dall’articolo 34 della Costituzione? Rende la scuola “più aperta a tutti e permette allo Stato di rimuovere più facilmente alcuni ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della persona umana”?
Per l’Eurostat Year Book 2021, in 4 regioni italiane oltre il 40% di giovani tra i 15 e i 24 anni è disoccupato (media UE 16,9%). L’Italia ha la percentuale più alta in Europa di Neet, ovvero di giovani che non sono né impiegati, né in formazione; in due regioni questi giovani sono oltre il 28%. La Ue ha come obiettivi per il 2030 che al più il 9% dei giovani lasci la scuola senza un diploma e che almeno il 45% abbia un titolo di terzo livello. Rispetto al primo indicatore, metà dell’Italia è attualmente al 22% (media Ue 16%); rispetto al secondo, l’Italia è al 25% (media UE 40,2%).
A questa situazione fa da contraltare il documento Previsioni dei fabbisogni occupazionali e professionali in Italia (2022-2026) dell’Agenzia Nazionale per le politiche attive del lavoro (Anpal) e di Unioncamere. Nel periodo in questione, l’Italia avrà bisogno di 1,1- 1,2 milioni di laureati, di 1,6-1,8 milioni diplomati (i 2/3 del fabbisogno occupazionale) e di altri 1,2-1,4 milioni di lavoratori in possesso di qualifica professionale. Il confronto tra domanda e offerta di neolaureati mostra carenze nell’offerta nei settori medico-sanitario, Stem ed economico. E c’è una differenza anche nel caso dell’istruzione e la formazione professionale (IeFP). Spicca poi il rapporto di 1,5 tra la domanda e l’offerta di laureati nel settore matematico, tanto che il ministro Bianchi si è espresso così: “Due anni fa il presidente Macron dichiarò la matematica un’emergenza nazionale per la Francia. Io non voglio fare la stessa cosa per l’Italia, però siamo quasi lì”.
Non vale la pena chiedersi di chi sia la responsabilità di questo scenario. Bisogna invece che tutti coloro che ne sono o ne saranno coinvolti si assumano la responsabilità di modificarlo. Dovranno resistere però a non diventare paladini della logica perversa del “mercato del lavoro” nell’interesse solo degli indicatori di performance. Abbiamo a che fare con studenti, con persone, non con prodotti da selezionare e magari contribuire a scartare. Ciò è particolarmente critico per la matematica che deve diventare strumento di emancipazione cognitiva per tutti e sfuggire dal rischio di diventare immorale strumento di selezione.
Ispiriamoci alla rivoluzione che dovrebbe avvenire in sanità dove non sono più accettabili le disuguaglianze in salute dovute alla medicina d’attesa, o peggio ancora difensiva, cioè alla medicina prestazionale, ma è necessaria un’autentica medicina d’iniziativa.
Così, anche con l’ennesima riforma della formazione degli insegnanti, pretendiamo che gli insegnanti non
dispongano solo di competenze ma anche di risorse e di strutture per svolgere un’educazione di iniziativa che renda effettivamente la scuola un’istituzione aperta a tutti.

 

Leggi anche le nostre altre rubriche, i dossier, gli speciali… sull’ultimo Prisma in edicola!

Acquistalo qui ora!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Dimensione massima del file: 50MB Formati consentiti: jpg, gif, png Drop file here