Pensieri divergenti – Teorema

Trovo una pietra d’inciampo, ovvero uno scandalo, nella stesura della rubrica di questo mese, che non permette la consueta finzione di contemporaneità tra scrittura e lettura. Chi la leggerà sarà infinitamente più informato di me, che scrivo oggi, sugli sviluppi del vero scandalo che stiamo vivendo: la guerra in Europa.
Perché è uno scandalo che questa guerra ci turbi tanto, quando invece siamo rimasti indifferenti, o quasi, di fronte ad altre che si combattono nel mondo: in Libia, Siria, Tigray, Yemen, Gaza, Myanmar ecc.
È uno scandalo che il 3% del Pil mondiale vada ogni anno in armamenti, rendendo così sempre più facile opzionare la guerra rispetto al dialogo. È uno scandalo che la vendita di armi produca utili esorbitanti per tutti i Paesi che oggi, direttamente o quasi, si confrontano in Ucraina, compreso il nostro. È uno scandalo che la democrazia non sia ancora riconosciuta valore universale. E infine è uno scandalo che si possa fare così poco per non aggiungere ulteriore dolore nel mondo.
Per aggirare questi scandali celebrerò quindi scandali di segno opposto. Ovvero le scandalose verità, che costarono decine di denunce e processi a uno degli scrittori e registi italiani più degni del nostro amore, del quale ricorreva il centenario della nascita il 5 marzo scorso: Pier Paolo Pasolini.
Con le sue opere svolse una lucida, graffiante e provocatoria azione liberatrice e rivelatrice della parabola socio-culturale del nostro Paese. Fu profetico e pertanto sarà eternamente attuale. In un’intervista del 1975, qualche mese prima di venire assassinato, diceva: “Prevedo la spoliticizzazione completa dell’Italia […]. Lo so, i comitati, la partecipazione dei genitori nelle scuole, la politica dal basso […]. Ma sono tutte iniziative pratiche utilitaristiche […]. La strada maestra fatta di qualunquismo e di alienante egoismo è già tracciata. Resterà forse, come sempre è accaduto in passato, qualche sentiero: non so però chi lo percorrerà, e come”.
Nell’ultimo anno, quando si è arrestato l’iter della legge contro l’omotransfobia e, ancora una volta, si è arenato quello sull’eutanasia, ho ripensato a una frase di Pasolini nelle Lettere Luterane del 1975: “I diritti civili sono in sostanza i diritti degli altri”. Oggi, di fronte alla guerra, penso che le norme contro l’omosessualità e la libertà di parola, vigenti nei Paesi belligeranti, avrebbero dovuto essere un segnale debole da cogliere anche se accompagnato da gas e denaro in abbondanza. Ricordo anche come nei documenti internazionali dell’Oms sulla salute nelle città (come suona amaro oggi!), alla cui stesura partecipavo come sindaco, fossero sempre espunti i riferimenti a tali diritti che pure cercavamo di includere, perché non graditi in una delle quattro lingue ufficiali in cui sarebbero stati sottoscritti tali documenti.
Non penso che vi sia opera di Pasolini strutturalmente più congeniale a questa rivista di Teorema per illustrare la sua denuncia della società borghese. Il libro/film si sviluppa in forma di dimostrazione matematica di un enunciato generale. Data una famiglia borghese tipo (padre, madre, figlio, figlia e colf), se vi entra un fattore estraneo portando con sé la forza scandalosa del sacro, allora saltano il suo sistema di pensiero utilitaristico e il suo modello di comportamento guidato dalla logica economica del calcolo del plusvalore. E ogni componente perde se stesso. Pasolini sviluppa una parabola sull’inautenticità della società borghese nella forma di una dimostrazione per assurdo.

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