Frane, inondazioni e differenze di genere

In Italia, processi naturali quali frane e inondazioni sono tra le più frequenti e diffuse minacce che compromettono la sicurezza della popolazione e causano gravi danni alle proprietà e all’ambiente. Ogni anno infatti, oltre alle perdite economiche, si contano i morti. Ridurre gli effetti negativi dei processi geo-idrologici sulla popolazione è la finalità di molteplici attività, anche di ricerca scientifica, che il sistema di protezione civile persegue. Tra queste si configura l’individuazione delle fasce di popolazione più vulnerabili e maggiormente esposte a questi rischi. Per arrivare a questo obiettivo sono stati analizzati i dati del catalogo storico degli eventi di frana e di inondazione che hanno causato danni alla popolazione (http://polaris.irpi.cnr.it/). È una banca dati unica al mondo per l’estensione temporale – copre più di 1500 anni – e per il suo grado di completezza. Per ciascun evento si conoscono infatti la località e la data precisa, il tipo di processo, la sua evoluzione e soprattutto il numero esatto di vittime, la loro età e genere e, quando disponibili, le circostanze che hanno portato alla perdita di vite umane. Analizzando in particolare i dati relativi al periodo tra il 1965 e il 2014, sono emerse differenze nella distribuzione per genere ed età delle vittime in funzione anche del processo che le ha causate. Negli anni presi in considerazione, le vittime per frana sono state 1292, mentre quelle per inondazione 771. Di queste 2063 persone è stato possibile risalire all’età di 1611, pari al 78%. Al 79% delle vittime è stato possibile assegnare anche il genere. Se le frane si sono rilevate più micidiali delle inondazioni, quest’ultime hanno manifestato una evidente differenza di genere, con un rapporto totale uomini/donne pari a 1,6. Su 514 persone, pari al 66,6% del totale delle persone che hanno perso la vita a causa delle inondazioni, 392 (la maggioranza) erano all’aperto. Di queste, la maggior parte sono state coinvolte mentre erano in viaggio in macchina lungo le strade, con gli uomini (65%) ampiamente più numerosi delle donne (35%). La minoranza, circa il 24%, si trovava in edifici pubblici o privati, intrappolata dalle acque. Per le frane, il rapporto uomo/donna è meno marcato e questo è in gran parte dovuto alla tipologia meno selettiva del processo, più rapida e più localizzata rispetto a quanto non avvenga per le dinamiche idrauliche. Per capire se queste differenze sono realmente significative e rappresentative di un trend, i ricercatori dell’Istituto di ricerca per la protezione idrogeologica del Cnr hanno messo a confronto i dati delle vittime con quelli della popolazione, divisi per età e per genere. Per ottenere un’analisi significativa è stato utilizzato un modello matematico probabilistico basato sulla distribuzione multinomiale. Tale modello ha permesso di confrontare la distribuzione delle vittime per frana e inondazione per genere ed età e la relativa distribuzione demografica, ricostruita sulla base dei dati dei censimenti Istat. I risultati di tale confronto sono riportati nel grafico a fianco, dove i punti blu e rosa rappresentano il numero di vittime per frana e inondazione osservato, mentre i box plot (i rettangoli colorati) la variabilità demografica attesa per fascia di età e genere. Quando per una data fascia di età e genere i punti non sono sovrapposti ai relativi box plot, lo scostamento del numero di vittime per frana e inondazione e quello dei morti attesi per tutte le altre cause è statisticamente significativo. Questo ci ha permesso di individuare le fasce di popolazione più vulnerabili: il punto collocato sopra la mediana del box plot connota le fasce di popolazione, per genere ed età, più vulnerabili; viceversa, quelle più resistenti, si attestano al di sotto del box plot. Queste analisi hanno confermato che gli uomini giovani e adulti risultano più a rischio delle donne.

La situazione si rovescia nelle fasce di età che coinvolgono gli over settantenni: sono le donne più anziane ad essere più vulnerabili rispetto agli uomini. Il 90% delle persone che hanno perso la vita nel tentativo di guadare un corso d’acqua in piena erano uomini, come maggiore è il numero di uomini che sono morti trovandosi sopra a un ponte, sia a causa del crollo dello stesso che per il sormonto delle acque. Sono anche quasi tutti uomini le vittime di operazioni di soccorso o di tentativi di salvare i loro familiari.

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