L’uomo, internet e il futuro: cosa succederà tra 50 anni secondo la scienza

Sono passati oltre cinquant’anni ma il 1969 rimane un anno memorabile. E per vari motivi. Il 20 luglio, tutto il mondo assisteva con trepidazione alla discesa del primo uomo sulla superficie della Luna. Poco dopo si teneva a Woodstock, vicino a New York, il più grande concerto rock di tutti i tempi. E alla fine di ottobre fu stabilito il primo timido contatto tra computer. L’evento non ebbe all’epoca grande rilevanza: la rete sperimentale di computer Arpanet era composta solo da quattro computer dislocati in altrettante università. Il primo tentativo di connessione era partito da Los Angeles, dalla University of California, ed era diretto a quella di Stanford. Il tentativo riuscì, ma il sistema si bloccò sulla g del login del computer di arrivo! Quel primo contatto fu però l’inizio di un processo inarrestabile che portò progressivamente e velocemente la piccola rete ad allargarsi ad altre università e a enti di ogni genere, prima negli Stati Uniti, poi in Europa e un po’ dovunque. L’era di internet era iniziata. La rete, per mezzo del web, delle reti sociali e soprattutto per l’uso capillare dei cellulari intelligenti, è diventata parte integrante delle nostre vite, che ci vedono sempre più connessi e dipendenti per numerosissime operazioni, dalle più semplici alle più complesse. Tutto questo lo conosciamo molto bene e non è necessario parlarne. Tuttavia ci domandiamo: se da quel primo timido tentativo la rete ci ha messo cinquant’anni per arrivare a questo punto, che cosa diventerà o come si trasformerà nei prossimi cinquanta e, magari in forma diversa, esisterà ancora?

Dare risposte a queste domande è un’impresa difficilissima. La rete stessa e le sue enormi conseguenze non erano state previste né dagli scienziati, né dagli scrittori di fantascienza. Pensare di fare previsioni significative a così lunga scadenza, per la velocità con cui si muovono le nuove acquisizioni scientifiche e il loro sfruttamento, è praticamente impossibile. Nel parlarne dobbiamo avere la consapevolezza di compiere una speculazione intellettuale.

A partire dallo stato attuale della rete, analizziamo le modalità di funzionamento verso cui si può dirigere nel caso che altre scoperte, grandi rivoluzioni o addirittura la fine della nostra vita sul pianeta non prendano il sopravvento.

Recentemente è stato reso pubblico un sondaggio condotto dalla Elon University e da un sedicente ente apolitico americano per l’informazione pubblica, il Pew Research Center, che analizza i problemi, le tendenze e le direzioni della società americana. L’argomento del sondaggio era come la vita digitale cambierà l’esistenza delle persone nei prossimi cinquant’anni. La questione, articolata in un insieme di domande più specifiche, è stata rivolta a un gran numero (530) di esperti: pionieri, scienziati, tecnologi, sviluppatori, innovatori, attivisti, leader politici o uomini d’affari che hanno avuto un ruolo importante nella storia di internet.

Vale la pena citare uno degli intervistati più importanti, Leonard Kleinrock, professore di informatica, un vero pioniere, uno dei padri fondatori di Arpanet e uno dei responsabili del famoso primo contatto. Kleinrock immagina la Rete tra cinquant’anni così: “Prevedo che internet si evolverà in un sistema nervoso globale pervasivo. Sarà ovunque, costantemente disponibile e soprattutto invisibile, nel senso che scomparirà nell’infrastruttura così come l’elettricità è, sotto molti aspetti, invisibile. L’internet of things sarà un mondo incorporato nell’internet of invisible things. Saremo in grado di interagire con le sue capacità tramite interfacce a misura d’uomo, cioè tramite il parlato, i gesti, gli ologrammi o i display. Non saremo più costretti ad interfacciarci con tastiere piccole e scomode, icone e dispositivi portatili sgraziati o desktop. Le nuove interfacce saranno altamente personalizzate secondo il profilo, le preferenze e le specifiche di ognuno. L’uso di schermi diminuirà considerevolmente, riportandoci indietro a un’interazione uomo-uomo, ora più ricca grazie anche a agenti software, avatar e dispositivi di intelligenza artificiale (robot, tecnologie indossabili ecc.). Non dovremo più essere noi ad adattarci alle interfacce scomode di oggi, ma le interfacce ai nostri desideri di individui. Queste interazioni permetteranno agli uomini e ai dispositivi di intelligenza artificiale di partecipare più facilmente a progetti e scambi congiunti”. La visione di Kleinrock è dunque positiva. Allo stesso modo sono decisamente ottimistiche anche le altre risposte. La grande maggioranza degli esperti pensa che la rete migliorerà in futuro la condizione umana, a patto che si prendano decisioni importanti che permettano migliore cooperazione, sicurezza, diritti fondamentali e giustizia sociale. Le previsioni ottimistiche includono: l’allungamento della vita, l’aumento degli svaghi, una più equa distribuzione della ricchezza e del potere. In particolare, il 72% degli esperti ha risposto che le nostre vite cambieranno in meglio; il 25% ha risposto che cambieranno in peggio, mentre il 3% ha affermato che non ci saranno cambiamenti sostanziali. Sono risultati che non hanno alcuna rilevanza statistica né predittiva, in quanto il campione non è costituito da persone scelte a caso ma ha una composizione molto particolare, basata su chi in qualche modo si è distinto nello sviluppo della Rete. Tutti sono stati comunque unanimi nell’affermare che il futuro è a nostra disposizione solo se saremo in grado di afferrarlo. Perché il cambiamento sia positivo, alcune decisioni chiave sull’impostazione e la regolamentazione della rete vanno prese al più presto e in modo unanime.

LA VISIONE UTOPICA

Il dibattito sul futuro della rete, ottimista o meno, si è sviluppato su tematiche differenti. In particolare le visioni utopiche del 2069 prevedono, tra le altre cose, che l’uomo vivrà più a lungo e in condizioni migliori grazie alla tecnologia abilitata da internet. Si prevede, inoltre, che gli avanzamenti scientifici cancelleranno sempre più la separazione tra uomo e macchina: l’uomo passerà meno tempo al lavoro e più al divertimento. Gli strumenti dell’intelligenza artificiale (Ai) sostituiranno i lavori ripetitivi, poco sicuri o molto pesanti, lasciando agli esseri umani più tempo da dedicare agli svaghi; le esperienze saranno individualizzate con la vita digitale, che sarà personalizzata su misura di ogni utente; aumenterà la collaborazione e il senso di comunità. Un mondo completamente connesso in rete aumenterà le occasioni di collaborazione, cooperazione e sviluppo di comunità, senza barriere di distanza, lingua o tempo; più potere alle persone. L’accesso esteso a internet potrà condurre alla distruzione delle strutture politiche e sociali esistenti, riducendo le disuguaglianze e dando potere alle persone.

L’ALTRA FACCIA DEL FUTURO

Altrettante visioni distopiche rappresentano un futuro molto più preoccupante. Quello che preoccupa maggiormente è l’aumento del digital divide. La differenza tra coloro che sono, o non sono, a contatto con la rete aumenterà in modo tale che solo pochi privilegiati godranno dei benefici economici, sanitari ed educativi dell’espansione digitale. Un timore che fa il paio con quello relativo all’oppressione abilitata da internet. Secondo questa visione, un élite molto potente controllerà la rete e il suo uso per spiare e manipolare, fornendo allo stesso tempo intrattenimenti opportuni che mantengano le masse distratte e compiacenti: saremo connessi e soli. Il futuro iperconnesso sarà popolato da utenti isolati, incapaci di instaurare e mantenere relazioni umane; fine della privacy personale, che diventerà un concetto arcaico, perché le persone potranno scambiare notizie di cure mediche, opportunità di divertimento e promesse di sicurezza, con la perdita di pudore e discrezione; la fiducia sarà mal riposta. La vita digitale lascia scoperti. La gente sarà spinta in diverse direzioni dalla pubblicità. Si può infatti facilmente indurre una perdita di fiducia in una cosa oppure ispirarne troppa in un’altra, spingendo gli individui a fare passi falsi; non esiste un pianeta B. Il futuro dell’umanità è intrinsecamente connesso con il futuro del mondo naturale. Senza misure drastiche per ridurre la degradazione ambientale, anche la semplice esistenza della vita umana tra cinquant’anni è messa in dubbio.

IL VALORE DELLE PREVISIONI

Le previsioni contenute nel documento del Pew sono molto interessanti ma appaiono limitate perché quasi sempre rappresentano un’estensione, portata alle estreme conseguenze, di tutte le direzioni più innovative verso cui internet si sta muovendo già adesso. Non aggiungono nuovi scenari o possibili rivoluzioni. Inoltre la visione grandemente utopica sembra correlata alle scelte degli intervistati, più ottimisti della media delle persone qualsiasi proprio per il loro passato in prima linea nello sviluppo della Rete. Esserne stati i protagonisti può averli indotti a credere che il progetto resterà valido anche nel futuro, sebbene con le dovute correzioni; vederne uno sviluppo negativo sarebbe un po’ come rinnegare il proprio passato.

Nelle scorse settimane anche al Cnr di Pisa si è svolta una tavola rotonda sul futuro di internet, questa volta in riferimento a un futuro più prossimo. Il direttore dell’Istituto di informatica e telematica ed esperto di reti di calcolatori, Marco Conti, ha sottolineato il fatto che internet sarà ovunque. Vivremo in un mondo duale, dove non ci sarà più separazione tra mondo reale e mondo virtuale, e dovremo abituarci a questo cambio di paradigma (che in realtà sta già avvenendo) nel quale opereremo in contemporanea nel mondo fisico e nel cyberspazio, dove sta emergendo la nostra copia digitale, il nostro gemello virtuale (digital twin). Questo cambiamento è pervasivo: riguarda tutto, le persone (internet of people), le cose (internet of things), le città (smart cities) e le industrie (industry 4.0). È un cambio di paradigma che trasforma anche il nostro modo di comunicare e interagire. Continuamente assistiamo a scambi e interazioni tra i due mondi. Ad esempio, tramite le reti sociali costruiamo relazioni virtuali che poi trasferiamo nel mondo reale e viceversa. Il portale di accesso da un mondo a un altro è costituito dai nostri dispositivi digitali, primo tra tutti lo smartphone.

Gli orizzonti futuri sembrano legati anche all’impatto delle tecnologie quantistiche per lo sviluppo della cosiddetta quantum internet, che rappresenterebbe una rivoluzione nel mondo dell’informatica. Per dare solo un esempio delle conseguenze possibili si pensi che, con l’introduzione dei calcolatori quantistici, la crittografia come la conosciamo attualmente non sarebbe più sicura e quindi non sarebbe utilizzabile. Per questo motivo, è opportuno cominciare a integrare protocolli di crittografia quantistica nell’internet tradizionale. Resta aperta la domanda se le tecnologie quantistiche saranno uno strumento per cambiare solo alcune delle funzionalità della rete oppure causeranno un cambio totale di paradigma. La conseguenza estrema potrebbe essere lo sviluppo di un’internet totalmente quantistica.

Le conclusioni del documento del Pew, sottolineate anche nel dibattito di Pisa, sono unanimi nel metterci in guardia sulla necessità che alcune decisioni importanti sulla regolamentazione della rete vadano prese al più presto. La società dovrà assumersi delle responsabilità (culturali, umane, economiche) nei confronti di internet e del suo utilizzo. L’internet selvaggia e libertaria dovrà essere sostituita da un sistema più regolamentato, per garantire sicurezza ed inclusione per tutti. Sono decisioni che dovranno essere al di sopra degli interessi delle singole nazioni e andranno concordate tra tutti. Tuttavia, non ci possiamo aspettare che i nostri legislatori capiscano a fondo il problema e riescano a formulare leggi adeguate. Ci vuole un corpo di esperti, eletto tra tutte le persone competenti, che funzioni da autorità indipendente e fornisca guida tecnica e esperienza ai giovani. Se questo non avverrà a breve termine, tutte le peggiori previsioni si avvereranno e molto prima di cinquant’anni!

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