Cittadinanza scientifica

Fare il genitore non è semplice. A ogni fascia d’età dei figli corrispondono da parte loro nuove esigenze. L’ansia da prestazione di una mamma e di un papà poi può giocare brutti scherzi e produrre una risposta non in linea con le richieste dei ragazzi. In questi anni in cui sono alle prese con figli adolescenti, ho imparato che le risposte migliori non arrivano dalle parole ma dall’esempio. Pensavo a questo mentre leggevo i dati dell’Atlante dell’infanzia a rischio in Italia 2021, presentato le scorse settimane da Save the Children. Il quadro è desolante: natalità in costante diminuzione, povertà assoluta e povertà educativa in continuo aumento e il perdurare di enormi diseguaglianze tra nord e sud. Come desolante è stata la risposta (leggi: l’esempio) che finora la politica (leggi: gli adulti) ha dato.
Forse, le cose cambieranno grazie al Pnrr ma il rischio è che i fondi vadano a chi è più bravo a programmare, in particolare alle Regioni e ai Comuni più virtuosi; per questo, ammoniscono da Save the Children, “è indispensabile aiutare chi è in ritardo” purché, diciamo noi, si impostino delle politiche che riducano questo ritardo.
La fotografia dell’infanzia che esce dal rapporto è la seguente: solo un bambino su 7 (14,7%) usufruisce di asili nido o servizi integrativi per l’infanzia finanziati dai Comuni. Ma il dato cambia molto da regione a regione: in Calabria solo il 3,1% dei bambini ha accesso al nido contro il 30,4% dei bambini che nascono nella provincia di Trento. Anche crescendo, le disuguaglianze non spariscono: in Italia solo il 36,3% delle classi della scuola primaria usufruisce del tempo pieno, con la provincia di Milano in testa, con una copertura del 95,8% delle classi, e quella di Ragusa fanalino di coda con appena il 4,5% di copertura. Così, un bambino che vive in Sicilia accumula alla fine delle elementari un anno di scuola in meno rispetto a un coetaneo che in Lombardia accede al tempo pieno.
Un messaggio di speranza e di fiducia è arrivato quando è stato preso in esame, ancora dal rapporto di Save the Children, il concetto di scienza e di cittadinanza scientifica. Otto adolescenti su dieci pensano che la scienza sia basata su dati e non su speculazioni e sia orientata al bene comune e non all’interesse di pochi. Idee chiare anche sui principali temi che la scienza dovrà affrontare tra dieci anni: invecchiamento della popolazione, energia sostenibile, diminuzione delle emissioni inquinanti e diseguaglianze socio-economiche.
Il paradosso è che, qualche giorno prima della presentazione del rapporto di Save the Children, i no vax erano tornati in piazza al grido “Giù le mani dai nostri bambini”. Per una volta, a dare l’esempio sono stati i figli.

Buona lettura e buone feste!
Vincenzo Mulè | Direttore responsabile

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