L’ora più contesa, quella legale

Alla fine di ottobre, come avviene ormai dal 1966, le lancette dell’orologio verranno spostate di 60 minuti indietro, per poi essere riportare avanti a fine marzo. Una consuetudine, quella dell’ora legale, nata per risparmiare energia elettrica ma che rischia di sparire

Sin dalla sua comparsa l’uomo ha regolato il proprio ciclo sonno-veglia con quello del Sole: svegliandosi all’alba e addormentandosi dopo il tramonto, adattandosi alle diverse stagioni. Durante l’Impero romano era l’ora prima che scandiva l’inizio delle attività e scattava con il sorgere del sole, indipendentemente dalla stagione. La rivoluzione industriale ha modificato drasticamente le nostre abitudini fissando i nostri ritmi vitali, così come quelli produttivi, a un orario fisso. L’orologio ha iniziato a scandire le fasi della giornata. È stato costruito un sistema di coordinate di riferimento universale basato su latitudine (variazione Nord-Sud rispetto all’equatore) e longitudine (Est-Ovest rispetto a Greenwich) e dei fusi orari standard che regolano l’ora seguendo il sorgere e il tramontare del Sole nelle diverse aree del pianeta, ma non è stato subito così. Inizialmente i meridiani fondamentali erano diversi e cambiavano per ogni Stato, poi l’avvento delle rotte navali e ferroviarie internazionali e la necessità di uniformarli hanno portato, nel 1884, alla conferenza di Washington in cui il meridiano di Greenwich è diventato il punto di riferimento per tutte le mappe e per i fusi orari.
Ogni anno, l’ultima domenica di ottobre, è abitudine spostare le lancette indietro di un’ora dormendo un’ora in più e l’ultima domenica di marzo fare il contrario, adottando quella che chiamiamo ora legale. Per primo, nel 1784, Benjamin Franklin, il famoso politico e inventore statunitense, stava cercando una soluzione per risparmiare sulla spesa delle candele usate per illuminare le vie delle città. Le sue erano ipotesi stravaganti e si concentravano principalmente sul costringere i cittadini a svegliarsi prima (arrivando a proporre di installare in ogni via un cannone da usare come sveglia).

In  merito all’ora legale, le prime proposte ufficiali per lo spostamento dell’orario arrivarono nel 1854 dal neozelandese George Hudson e successivamente dal britannico William Willet. Quest’ultimo proponeva di spostare in avanti le lancette di venti minuti per quattro volte – alle due di notte delle domeniche del mese di aprile – e fare il contrario durante quelle di settembre. Willet, che curiosamente è il trisavolo del cantante Chris Martin, aveva stimato in due milioni e mezzo di sterline il risparmio per ogni anno grazie a questa procedura. Nel 1916, dopo lo scoppio della prima guerra mondiale, la Germania fu la prima ad adottare l’ora legale, vista la necessità di risparmiare sulla corrente, seguita  successivamente dalla Gran Bretagna e da numerosi Paesi europei, tra i quali l’Italia. Nel nostro Paese, durante la seconda guerra mondiale per alcuni mesi ci furono addirittura due orari diversi tra il nord, controllato dalla Repubblica di Salò che aveva già adottato l’ora legale, e il sud con il Regno d’Italia dove non era ancora in uso. Dal 1966 l’ora legale è entrata in vigore con continuità e nel 1996 tutti gli Stati dell’Unione europea si sono uniformati, facendo segnare l’ora legale nello stesso momento.
A cavallo tra luglio e agosto del 2018 ben 4,6 milioni di cittadini europei hanno partecipato a un sondaggio della Commissione europea sulla possibilità di abolire il passaggio tra ora legale e solare. L’84% dei votanti si è espresso favorevolmente. Il Parlamento europeo ha votato a favore della libertà di scegliere per ogni Stato membro. Il rischio è quello di avere un’Europa con orari diversi anche nello stesso fuso orario. I Paesi hanno avuto tempo fino ad aprile 2020 per decidere, ma la trattativa tra i capi di Stato o di governo dei 27 Paesi sembra essersi arenata anche a causa della seconda ondata della pandemia. Le lancette delle decisioni sembrano essere state spostate quindi un anno avanti.
Nel mondo l’atteggiamento verso l’ora legale cambia molto da continente a continente. I Paesi nord-europei sono favorevoli all’abolizione visto che a latitudini più alte i benefici energetici dell’ora legale sono minori di quelli del sud Europa. A Helsinki, Riga, Stoccolma le lunghe giornate estive hanno anche diciannove ore di luce e quelle invernali spesso ne hanno meno di sei. L’Italia, invece, vista anche la sua centralità nel fuso orario dell’Europa centrale, sembra puntare sulla non modifica. La maggioranza dei Paesi africani, soprattutto quelli nella fascia sub-sahariana, non adottano l’ora solare, visto che la loro latitudine e l’inclinazione terrestre permettono che ci siano quasi tutto l’anno dodici ore di luce e dodici di buio. Nella maggior parte dei Paesi nordafricani l’ora legale è in uso regolarmente, ma viene abolita nel caso in cui il mese di Ramadan coincida con i mesi dell’ora legale per evitare di avere un’ora in più di digiuno. La modifica avviene nella notte fra il giovedì e il venerdì. Gli Stati Uniti, a differenza degli altri Paesi, hanno esteso nel 2007 l’ora legale di quattro settimane, dalla seconda domenica di marzo alla prima domenica di novembre. L’unico Stato a non usare l’ora legale è l’Arizona. In Sud America la maggior parte dei Paesi non adotta l’ora legale, e in Brasile viene adottata solo negli Stati meridionali. L’inizio dell’ora legale viene però posticipato alla quarta domenica di febbraio se il carnevale cade il terzo martedì dello stesso mese. In Asia solo Cipro, Iran, Israele, Giordania, Libano, Territori Palestinesi e Siria adottano l’ora legale. La Cina, nonostante sia attraversata da tre fusi orari, applica un solo orario, che coincide con quello di Pechino, per tutto il Paese. Australia, Nuova Zelanda Samoa e Figi adottano l’ora legale anche se, vista la loro posizione nell’emisfero australe, l’ora legale e solare sono invertite rispetto a quelle dell’emisfero boreale. È proprio vero che il mondo è un arcobaleno di culture, tradizioni, usi e costumi diversi!

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