Forse non c’è nozione più logico-matematica, ma al tempo stesso più ricca di risvolti politici, di quella di uguaglianza. Se lo scorso mese ne abbiamo parlato in una chiave diversa, quella dell’identità, questo mese la decliniamo invece secondo l’equità. Ricordo il famoso dilemma del premio Nobel in economia Amartya Sen, che a lungo studiò la correlazione tra povertà, carestia e guerra. A chi assegnare un flauto fra i tre bambini Anne, Bob e Carla? Ad Anne, utilitaristicamente, che lo suonerebbe meglio? A Bob poiché non ha altri strumenti, secondo un principio egualitario? Oppure, liberisticamente, a Carla che si è impegnata più degli altri a costruirlo?
Di questi tempi ci stiamo confrontando su due questioni simili. La prima a livello nazionale o meglio generazionale. È il caso di applicare un’aliquota maggiore di quella attuale alle tasse di successione dei grandi patrimoni ereditari? L’altra, internazionale, stigmatizzata dal segretario generale dell’Oms, che ha parlato di catastrofe morale in relazione all’iniqua distribuzione delle vaccinazioni. È giusto sospendere i brevetti dei vaccini?
Sul primo tema non ci sarebbe nemmeno da discutere sulla sua giustizia, alla luce del principio contributivo, non meramente proporzionale, ma addirittura progressivo, sancito dall’articolo 52 della Costituzione. Semmai ci sarebbe da mettere in discussione quanto siano equi altri meccanismi di imposta diretta come quello sulle rendite finanziarie, che è meramente proporzionale, oppure di imposta indiretta, come l’Iva, che incidono proporzionalmente addirittura secondo un principio progressivamente inverso.
Nell’affrontare invece il tema dei vaccini, ci sarebbe da chiedersi preliminarmente perché il nostro Paese non sia stato capace di produrne uno se non da terzista e perché, diversamente da quanto sta avvenendo in Francia, che almeno sente di aver fallito un appuntamento importante, non ci si interroghi nemmeno sul perché non ci si interroghi.
Il tema matematico dell’uguaglianza è intrecciato a quello etico dell’equità. La matematica non dà risposte che soddisfino tutte le caratteristiche di giustizia che desidereremmo, nemmeno in situazioni apparentemente semplici. Così, nel risolvere il dilemma dei tre bambini, non si può sperare di raggiungere la giustizia in modo meccanico. L’equità è un’uguaglianza che non percepiamo come ingiusta. Il dilemma morale si risolve solamente con un giudizio
etico. Personalmente, spero che a partire dai grandi patrimoni ereditari e dai brevetti farmaceutici, fino ai 20 miliardi del Pnrr dedicati alla scuola e alla ricerca, le fette siano proporzionali al bisogno ovvero che a Bob sia sempre garantita l’opportunità di suonare, magari con qualche dissonanza, le note del suo flauto.