Libri – Rinaldo Cervellati, “Chimica al femminile”

 

Le biografie di quaranta scienziate del passato ci raccontano la difficile condizione delle donne in un mondo che fino a non molto tempo fa era considerato esclusivamente maschile ma che moltissimo deve anche a loro

Lise Meitner (1878-1968) lavorò senza compenso per due anni in una carpenteria adibita a laboratorio, insieme a Otto Hahn, perché fino al 1909 le donne non potevano entrare nei laboratori del dipartimento di chimica dell’università di Berlino. Avrebbe dovuto ricevere il premio Nobel per la scoperta della fissione nucleare e per aver fornito i fondamenti teorici dai quali sono nati la bomba atomica e le centrali di cui si discute molto ancora, anche in Italia. Invece, nonostante le diverse candidature, nel 1945 il Comitato per il Nobel in chimica decise di assegnare il premio esclusivamente a Otto Hann che naturalmente durante il discorso di accettazione si guardò bene dal citare i contributi di Lise ai suoi lavori. Un’esclusione che può essere descritta soltanto come una miscela di ottusità politica e pregiudizi disciplinari e di genere.

Maria Bakunin (1873-1960) – Marussia per gli amici, la Signora per tutti gli altri – libera e spregiudicata, fu una delle figure più rappresentative della Napoli del secolo scorso. A lei si devono numerosissimi contributi in chimica organica e chimica applicata. Fu anche una convinta educatrice e una formidabile esperta di didattica, tanto che venne incaricata dal ministro Nitti di studiare i sistemi di insegnamento professionale in Belgio e Svizzera per migliorare il sistema italiano. I capisaldi della sua pedagogia prevedevano nuovi arredi scolastici in modo che “il lavoro e lo studio possano diventare diletto dello spirito”, compensi generosi ai docenti, elargiti in funzione dei sacrifici richiesti… era solo il 1914. Di lei si racconta pure che durante la seconda guerra mondiale, quando i tedeschi misero a ferro e fuoco le biblioteche di via Mezzocannone, si sia seduta in prossimità delle fiamme incrociando le braccia. Per le sue “qualità scientifiche e morali” Benedetto Croce la nominò presidente della gloriosa Accademia Pontaniana, una delle primissime accademie in Europa… ma per molti anni tutto questo non è bastato a toglierla dall’anonimato.

Non solo loro naturalmente… fin dall’antichità personaggi femminili hanno contribuito in maniera significativa allo sviluppo scientifico: erano mediche, chimiche, fisiche, matematiche, biologhe. Da Julia Lermontova a Judith Pollock Kilnman passando per Rosalind Franklin, Ida Noddak e Clara Immerwahr, la storia è piena di donne più o meno “dimenticate” che hanno fatto della scienza la loro ragione di vita, nonostante le difficoltà e i pregiudizi.

Ora Aracne editrice pubblica un bel volume di Rinaldo Cervellati che, da chimico-fisico ed esperto di storia della scienza, ha sapientemente raccolto le note biografiche di quarantuno donne pubblicate nel corso di oltre un anno sul blog “La Chimica e la Società” a cura della Società Chimica Italiana. L’autore le presenta con “lo scopo di ricordare il cammino lungo e difficile per il raggiungimento della parità di genere nel settore scientifico”. Scritto con rigore quasi scientifico, questo catalogo ricco di dati e citazioni delle fonti contribuisce a colmare un vuoto importante nella storia della scienza, specialmente nel nostro Paese, e ci offre una visione insolitamente ampia della storia della chimica. Ci piacerebbe che qualcuno dei suoi lettori, entrato in sintonia con alcune delle figure che vi sono descritte, ne traesse lo spunto per raccontare le loro biografie. Le ragazze che da grandi vogliono fare le chimiche potrebbero trovarvi un sostegno alla loro scelta.

Firmato: una giovane scienziata in quarantena divisa tra due bellissime bambine bisognose di attenzioni e l’insostenibile voglia di dedicare i propri pensieri all’osservazione delle immagini raccolte con i raggi-X.

 

Rinaldo Cervellati

Chimica al femminile

Aracne (2019)

pp. 308, € 21

 

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