Leadership

Quello che vi apprestate a leggere è un numero di Prisma che contiene molti stimoli, alcuni legati più direttamente alla matematica, altri all’attualità. Del resto, di cose in questo 2020 ne stanno succedendo parecchie. Il Covid è tornato a far paura ed è riuscito nell’unica cosa che eravamo sicuri non fosse capace di fare: sorprenderci di nuovo. C’è molta amarezza, non lo nascondiamo, in questa riflessione. Non è questa la sede per lanciarci in proposte o, peggio ancora, in accuse. Spicca, però, un elemento: la plateale fuga da ogni responsabilità politica da parte di chi ricopre un ruolo apicale.

Il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, ha invitato a trarre “dure lezioni” dalla pandemia di coronavirus. La prima, la più importante, “è che la carenza di investimenti nella salute può avere un impatto devastante sulle società e sulle economie”. Il virus “ha dimostrato che copertura sanitaria universale, forti sistemi sanitari pubblici e preparazione alle emergenze sono essenziali per le comunità, per le economie, per tutti”. La pandemia ha invece rivelato a suo parere sistemi sanitari assolutamente inadeguati, enormi lacune nella protezione sociale e importanti disuguaglianze strutturali all’interno e tra i Paesi. “Il trattamento sanitario non dovrebbe dipendere dalla situazione finanziaria”, ha affermato ancora Guterres sottolineando che la copertura sanitaria universale richiede ai governi di aumentare gli investimenti in beni comuni per la salute, oltre a rendere i programmi di sanità pubblica inclusivi ed equi, senza barriere finanziarie.

Lo scorso mese, un signore di 86 anni ha fatto un’osservazione ovvia e allo stesso tempo sacrosanta (come molte delle cose ovvie): l’Italia se vuole riprendere a crescere deve puntare sulla ricerca. Il piano di Ugo Amaldi, un nome che è una garanzia per la scienza italiana, prevede di allineare, nel giro di 6 anni, gli stanziamenti pubblici per la ricerca al livello tedesco o almeno a quello francese, portandoli da 9 a 20 miliardi annui. Il Piano Amaldi prevede un ruolo particolarmente importante per la ricerca di base e il potenziamento del trasferimento tecnologico dalle università e dai centri di ricerca alle nostre imprese, che tendono ad investire meno in Ricerca&Sviluppo rispetto ai concorrenti europei. Si tratta di un piano salutato con favore dalla politica e dalla scienza e con un apprezzamento al quale si unisce anche Prisma. Amaldi ha indicato il percorso. Non ci facciamo sorprendere di nuovo. O, peggio ancora, non facciamo finta di non averlo saputo.

Buona lettura!

Vincenzo Mulè | Direttore responsabile

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