Scarti e abbracci

“La scienza è e deve essere per tutti, perché è uno strumento di crescita e sviluppo di cui un mondo sostenibile e inclusivo non può fare a meno. Inoltre è un sistema di valori e in quanto tale promuove la collaborazione”. Si riparte da qui, dalle parole di Fabiola Gianotti che in un periodo di inaudita violenza, di messaggi negativi e di deliri social restituisce il senso più vero alle nostre esistenze. Lei che, proprio in questi giorni, festeggia il suo sessantesimo compleanno. Anche Prisma festeggia il suo compleanno e, come da tradizione, ci siamo fatti un regalo: un sito Internet tutto nuovo. Andatelo a visitare (l’indirizzo è sempre www.prismamagazine.it) e diteci che cosa ne pensate. In fondo, lo abbiamo rifatto proprio per questo: migliorare il dialogo con i lettori. Vi aspettiamo.

Crescita, sviluppo e inclusione dovranno essere i punti di riferimento della nostra azione, qualunque sia il campo dove operiamo. In tempi di lockdown, era convinzione comune che il periodo di quarantena ci avrebbe dato l’occasione per riflettere e focalizzarci sulle priorità della nostra vita. Abbiamo visto che non è stato così e anzi, da Colleferro a Caivano e poi a Lesbo, abbiamo passato un settembre all’insegna dell’orrore. Vale la pena ribadirlo: forse il vero virus che minaccia le nostre esistenze è quello dell’odio. Mentre per il Covid-19 la ricerca del vaccino prosegue (in questo numero leggerete che non sono tutte rose e fiori) e il risultato positivo è solo una questione di tempo, l’antidoto al virus dell’odio, alla contrapposizione senza motivo, alla violenza bruta non è stato trovato e neppure vediamo all’opera personalità che si attivino per debellarlo.

Certo, ci sarebbe la scuola. Era in un’aula il povero Willy quando rideva al fotografo che lo immortalava con un sorriso semplice e disarmante nella sua spontaneità. Erano a bordo di una piscina i presunti responsabili dell’omicidio quando con pose da duri scimmiottavano chissà chi. Si tratta, è chiaro, di una contrapposizione anacronistica perché nessuno dei protagonisti di questa assurda vicenda era in età da scuola. Di certo, però, come afferma Raimondo Bolletta, che ha passato molti anni da dirigente scolastico, “questi volti ci interrogano sul sistema educativo che lascia uscire troppi individui disadattati che trovano la propria identità nel branco violento, minaccioso, nell’esibizione di una virilità tanto marcata quanto insicura. La crescita dei giovani è fatta anche di vicinanza, di relazioni e di interazione con i pari e con gli adulti. Questa consapevolezza dovrebbe farci maturare l’esigenza di uno sviluppo della scuola che produca inclusione per tutti. Non solo per coloro che sono motivati per interesse o per necessità, ma anche per coloro che hanno difficoltà e rifiutano le regole della scuola”.

Buona lettura!

Vincenzo Mulè | Direttore responsabile

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