Anche nella lotta alle scottature da abbronzatura contano i numeri. Variano da 6 a 100 e segnalano l’Spf, ossia
il fattore di protezione dal sole. Per ungere tutto il corpo occorre l’equivalente di 5 cucchiai da minestra
Qualche decennio fa fece scalpore il caso di due improvvide ragazze che, ansiose di procurarsi una tintarella perfetta, si erano fatte tentare dalla ricetta della nonna: un bel decotto di foglie di fico. Rimediarono, invece, un ricovero al centro grandi ustionati, con il 50% del corpo ricoperto da ustioni di secondo grado. Periodicamente, la stessa ricetta riemerge con l’aiuto di Internet e le conseguenze sono analogamente disastrose.
La buona notizia è che l’abbronzatura perfetta si può raggiungere anche senza latte di fico, nel pieno rispetto della pelle e del portafogli. Secondo un sondaggio realizzato da YouGovSurvey, quasi la metà della popolazione italiana usa la protezione solare, anche se solo occasionalmente. Il 44% la usa per il viso e il 51% per il corpo. Naturalmente, l’uso principale avviene in estate, ma c’è uno zoccolo duro del 47% che utilizza la protezione per il viso tutto l’anno, probabilmente con l’obiettivo di evitare l’invecchiamento precoce della pelle. Questo preoccupa infatti ben il 70% degli intervistati, a fronte di un 78% che si protegge dall’esposizione al sole per paura del cancro della pelle.
Nella scelta del solare le caratteristiche ricercate sono una migliore protezione della pelle (75%), il prezzo (65%) e l’assorbimento (59%), mentre si smette di usare un tipo di protezione solare se il prodotto è difficile da applicare (39%), è sgradevole sulla pelle (29%) o lascia segni sui vestiti (29%).
La Roche-Posay è la marca più conosciuta tra i 25-34enni, mentre gli over 50 restano affezionati alla mitica Lancaster, il barattolone di unguento marrone appiccicosissimo che, pur ricordando in modo inquietante il lucido da scarpe, assicurava pelle brillante e uniforme panatura, se per sbaglio dall’asciugamano si sconfinava nella sabbia circostante.
A fronte di questi dati tutto sommato virtuosi, il 49% degli interpellati ammette di dimenticare di applicare la protezione solare, il 40% non vuole applicarla affatto e il 20% non la applica perché vuole abbronzarsi. Ebbene, caro 20%: l’abbronzatura è un meccanismo di difesa che la pelle mette in atto per proteggersi. Visto che, indipendentemente dal fattore di protezione, una quota di raggi UVB passa lo stesso, la tintarella è comunque
garantita: più lentamente, ma in modo più uniforme e, soprattutto, in maggiore sicurezza.
Ecco, infatti, l’espressione chiave: il fattore di protezione. Si tratta di un numero, indicato con l’acronimo Spf (Sun protection factor), che varia dal 6 che segnala una protezione molto bassa, al 100 che millanta la protezione totale. Spesso nei tipici articoli da sotto l’ombrellone, l’Spf si traduce in un fattore moltiplicativo dei tempi sicuri di esposizione al sole: un individuo dalla pelle molto chiara, che senza protezione si arrossa in 10 minuti, potrebbe secondo questa teoria starsene al sole come una lucertola per 10 x 50 minuti, ovvero circa 8 ore, semplicemente spalmandosi una crema con protezione 50. Sconsigliamo caldamente la verifica sperimentale, che condurrebbe il malcapitato a smentire questa interpretazione tra imprecazioni e impacchi di olio spalmato sulle parti offese. Il numero 50, infatti, indica la quantità di raggi UVB che la crema è in grado di bloccare, ma non ha alcuna relazione con la durata dell’esposizione consentita. Un Spf 10, che corrisponde a una protezione che definiremmo bassa, lascia passare un decimo dei raggi UVB, bloccandone quindi il 90%. Se il fattore di protezione sale a 50, passano 1/50 dei raggi solari, ovvero il 2%, bloccando quindi il 98% degli UVB. Se scegliamo una crema con Spf pari a 30, questa lascerà passare 1/30 degli UVB, bloccandone quindi il circa il 97%. La differenza con la protezione 50 è minima e per questo entrambi i prodotti vengono definiti a protezione alta. Diffidate infine della dicitura “protezione totale”: un Spf 100 corrisponde al passaggio di 1/100 degli UVB e blocca quindi “solo” il 99% degli UVB, risultando un’ottima protezione ma non uno scafandro a prova di bomba.
Per questo motivo, la normativa Ue sconsiglia ai produttori di creme solari di segnalare numeri di Sfp maggiori di 50, chiedendo di limitarsi alla dicitura 50+, che non dovrebbe creare la falsa illusione di totale sicurezza. Tuttavia, trattandosi solo di una raccomandazione, non è infrequente trovare in commercio prodotti con Spf pari a 100 o superiore.
Fondamentale, infine, la quantità di prodotto impiegata: 2 milligrammi di prodotto per ciascun centimetro quadrato di pelle. Che si traduce in 5 cucchiai da minestra per ungere ben bene tutto il corpo, 1 cucchiaino da caffè per viso, collo o singolo braccio, 1 cucchiaio da minestra per ogni gamba, la schiena e il petto. Applicazione da ripetere periodicamente, specie se si su da, ci si bagna o ci si sfrega con vestiti o asciugamani. Se quindi comprate un prodotto super-caro, e poi lo centellinate con il bilancino, è facile che vi bruciate di più che se, acquistato un pro dotto al discount, ve ne concedete una razione generosa, ripe tendo l’applicazione a intervalli regolari.