Nelle Stanze di Raffaello in Vaticano c’è un affresco che rappresenta l’incontro tra Attila, il cosiddetto Flagello di Dio, e quel Leone I Magno vissuto tra il IV e V secolo d.C. che, oltre a combattere con determinazione le eresie cristiane, fermò anche l’avanzata degli Unni a Governolo, alla confluenza del Mincio con il Po. Agli opposti della serie di papi che hanno assunto il nome di Leone troviamo, invece, quel Leone XIII che si distinse per il suo fiero antagonismo al Regno d’Italia impedendo ai cattolici italiani di partecipare alle vicende politiche del nuovo Stato e puntando sull’idea dell’impossibilità di una separazione tra Stato e Chiesa.
Un papa, Leone XIII, che non accettò mai di scendere a compromessi regnando nell’insegna del tradizionalismo sia in campo scientifico (si oppose fino all’ultimo all’erezione della statua di Giordano Bruno a Roma) che in campo sociale, elogiando il valore della famiglia, i sacramenti del matrimonio religioso e condannando divorzio e matrimoni civili.
Nell’arena politica, pur condannando, oltre la massoneria, anche il comunismo e il socialismo, è ricordato per la sua enciclica più famosa, la Rerum Novarum, in cui scendeva in campo chiedendo la difesa dei lavoratori contro i soprusi padronali cercando una via di compromesso tra le istanze socialiste e quelle capitaliste.
Probabilmente, uno dei motivi per cui Prevost ha voluto rivestire il nome di Leone, è per l’impegno profuso dal suo omonimo predecessore a rivitalizzare l’ordine degli agostiniani nominando priore Antonio Neno, un frate agostiniano che aveva lavorato negli Stati Uniti, nazione con cui Leone XIII aveva da poco allacciato contatti diplomatici.
L’idea di vita religiosa dell’ordine che si rifà a Sant’Agostino (pur essendo l’ordine stato fondato nel XIII secolo) si fonda sulla ricerca della spiritualità divina tra monachesimo e vita comunitaria. Il comandamento fondante dell’ordine fu la frase di Sant’Agostino “Prima di qualsiasi altra cosa, vivete insieme con un cuore solo e un’anima sola, protesi verso Dio”.
Agostiniano fu anche il biologo e matematico di Brno, Gregor Mendel, che approfondì studi sulla genetica e Prevost, che fu priore generale dell’ordine tra il 2001 e il 2013, ha lui stesso una laurea in matematica. Un uomo di scienza, dunque (e non certo il primo come pontefice se pensiamo a Gerberto di Aurillac, eletto nel 999 come papa Silvestro II, che a lungo si dedicò a studi di matematica e geometria).
Nonostante sia considerato vicino alle idee di papa Francesco, solo due anni fa il nuovo papa espresse il suo dubbio sull’ordinazione femminile, ma ebbe anche a dire che compito della Chiesa è l’accoglienza di tutti, a prescindere dal credo e dalle idee, pur facendo importanti distinguo sull’omosessualità e sulle famiglie dello stesso sesso.
Difficile, come sempre quando si parla di una figura poco conosciuta, discernere il suo ministero dalle agiografie che vengono fatte di lui. Si dice che abbia contribuito a proteggere alcuni responsabili di abusi sessuali (ma lo si diceva anche di Bergoglio), ma anche che sia una persona estremamente umile e vicino ai poveri.
Rappresenterebbe, quindi, il moderatismo di cui aveva bisogno la Chiesa per risanare le fratture interne dopo essere stata guidata da due papi parecchio distanti tra loro in termini di dottrina ecclesiastica e sociale come erano Benedetto XVI e Francesco.
Per quanto riguarda i suoi rapporti con l’amministrazione Trump, sembra che Prevost non sia allineato come il suo collega Dolan, ma non rappresenterebbe neppure quello che in termini politici si potrebbe definire un progressista, nonostante la sua elezione al trono pontificio sia stata seguita su X da una lunga serie di post di cittadini USA che esprimevano la loro decisa contrarietà alla sua figura.
Intervenendo sempre su X, Prevost ha in passato criticato alcune affermazioni di Vance, mentre ieri, Donald Trump si è affrettato ad esprimere le sue “Congratulazioni al cardinale Robert Francis Prevost, appena nominato papa”, aggiungendo che “È un grande onore sapere che è il primo papa americano. Che emozione, e che grande onore per il nostro Paese. Non vedo l’ora di incontrare papa Leone XIV. Sarà un momento molto significativo!”.
Pur non essendo il “primo papa americano” (Bergoglio era argentino), il tweet di Trump segue la linea da lui intrapresa sin dal primo giorno di amministrazione: quella di non fare volutamente alcuna distinzione tra ciò che è “statunitense” da ciò che è invece “americano”. Per Trump, il primo termine equivale al secondo, a prescindere dalla geografia e dalla toponomastica.
In realtà, Prevost ha trascorso parecchi decenni della sua vita in Perù (ha la doppia cittadinanza, statunitense e peruviana), il che potrebbe renderlo meno “sensibile” alle pressioni della Casa Bianca. Almeno, in teoria.