Stile libero – Se sarà lavoro e se sarà umano

Un Papa che ha studiato matematica, oltre che filosofia e teologia, decide di chiamarsi Leone come il pontefice che emanò la Rerum Novarum, quella che, secondo lo scrittore Bernanos, era stata come un tuono: “Alla sua epoca ci è parso di sentir tremare la terra sotto i piedi. ( … ). Questa idea così semplice che il lavoro non è una merce, sottoposta alla legge dell’offerta e della domanda, che non si può speculare sui salari, sulla vita degli uomini come sul grano, lo zucchero e il caffè, metteva sottosopra le coscienze”. Si trattava allora di elaborare un profondo aggiornamento della dottrina cattolica, rispetto a un capitalismo che riduceva le persone al loro lavoro e il lavoro a merce.
Il papa Leone successivo si propone, e questo spiega il nome scelto, di ripensare la dottrina sociale ai tempi dell’Intelligenza artificiale. Già Jeremy Rifkin nel 1995 aveva scritto La fine del lavoro analizzando la sostituzione, da parte di processi informatici, di significative parti intelligenti dell’attività umana, essendo già stato sostituito il lavoro bruto dalle macchine con la seconda rivoluzione industriale. Si delinea la dissociazione del reddito dal lavoro, cosa che forse è un bene perché non necessariamente sono degne solo le attività che portano reddito e inferiori quelle che non ne portano; posto anche che fare, creare, operare è consono alla natura umana e fonte di realizzazione. Ma che probabilmente è anche un grosso guaio perché, se sono le macchine che lavorano, chi guadagna è il capitale che possiede le macchine; e già assistiamo all’impoverimento e alla marginalizzazione del lavoro e dei lavoratori. Ma soprattutto, come dissociare la dimensione del lavoro dal riconoscimento e dall’espressione della nostra personalità? Chissà se in un periodo in cui la competizione politica sui temi del lavoro si attarda in querelle di principio sui massimi sistemi novecenteschi, non possa servire un papa matematico ingaggiato a tempo indeterminato da una istituzione bimillenaria per ragionare con rigore sull’impatto dell’Ia sul futuro della società e del nostro lavoro umano. Per capire se sarà lavoro, e se sarà umano.

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