Estate 2025: libri sotto l’ombrellone

Come da tradizione, anche quest’anno ci fa piacere consigliarvi alcuni libri da leggere “sotto l’ombrellone” (e altrettanto piacere ci farebbe ricevere nei commenti i vostri consigli!). In redazione amiamo naturalmente anche gialli, thriller, noir, saghe familiari… ma perfino sotto il sole più cocente, a mollo nelle acque più cristalline o con i piedi sotto la panca di un rifugio di montagna, crediamo che una lettura non banale, da alternare a qualcosa di più leggero, faccia sempre bene.

Ecco allora alcune proposte in questa direzione… buona lettura e buone vacanze!

 

 

L’evoluzionista riluttante. David Quammen (Raffaello Cortina, 2025)

Torna finalmente disponibile per i tipi di Raffaello Cortina (l’edizione Codice è introvabile da anni) uno dei più bei libri di divulgazione degli ultimi decenni. Se tutti conoscono David Quammen per i suoi articoli sul National Geographic e per il successo planetario di Spillover, adesso finalmente si ha l’opportunità di leggere o rileggere anche la bellissima e mai scontata biografia di “Charles Darwin, un uomo complicato, coraggioso ma timido, ispirato ma travagliato, con una mente brillante e un cuore tenero. Se fosse stato più unitario e trasparente – scrive Quammen – non sarebbe stato altrettanto interessante.”
David Quammen parte dal dato biografico del naturalista inglese per intrecciarlo con il percorso intellettuale e scientifico che lo portò a pubblicare – dopo anni di letture, approfondimenti, ricerche e tentennamenti – il testo che avrebbe posto le basi della biologia contemporanea: L’origine delle specie.
Il risultato è il ritratto a trecentosessanta gradi di un uomo che dalla tranquilla campagna inglese stava preparando una rivoluzione culturale che ancora oggi non ha esaurito il proprio vigore.

 

 

I gufi dei ghiacci orientali. Jonathan Slaght (Iperborea, 2024)

Antiche foreste dove cacciano tigri e leopardi, fiumi che brulicano di salmoni giganteschi, tronchi cavi abitati da orsi in letargo: è il Litorale, una lingua di terra dell’Estremo Oriente russo stretta tra il Mar del Giappone e la Cina. Jonathan Slaght, scienziato naturalista americano, vi è arrivato per studiare il gufo pescatore di Blakiston, sua ossessione da anni: il più grande al mondo, tanto bello quanto raro, e soprattutto a rischio per la fragilità di un ecosistema minacciato dall’antropizzazione. Ma le questioni scientifiche e filosofiche lasciano presto spazio a quelle pratiche, perché in un luogo così inospitale è difficile separare l’oggetto dello studio dalle durezze del terreno di ricerca: nel Litorale non esistono strade, ma fiumi ghiacciati da risalire in motoslitta, a volte accelerando per evitare di sprofondare nelle acque gelide. E poi bisogna arrampicarsi su tronchi altissimi per vedere se in cima c’è un nido, appostarsi in una tenda a trenta gradi sottozero e sperare che le orme di tigre trovate sul sentiero non siano fresche come sembrano. Altrettanto affascinante dei gufi si rivela poi la varia umanità che popola il Litorale: eremiti, ex agenti del KGB, cacciatori con un braccio solo, latitanti che nella foresta hanno trovato rifugio, uomini inselvatichiti che bevono vodka, etanolo e persino detergente e si immergono nei corsi d’acqua scaldati dai gas radioattivi. Con il talento per l’osservazione del naturalista, Jonathan Slaght ci trasporta in un viaggio in terre sconosciute e, mentre lo sguardo distaccato dello studioso cede il posto a quello meravigliato e autoironico dello straniero, con passo da romanziere ci trascina nelle sue avventure sui ghiacci dell’Est.

 

 

La sfrontata bellezza del Cosmo.  Licia Troisi (Rizzoli, 2020)

Questo libro conduce il lettore, capitolo dopo capitolo, alla scoperta del cosmo. Attraverso un’immagine iniziale per ciascun capitolo, l’autrice offre spunti di immaginazione e sensibilità permettendo al lettore di entrare via via sempre più in profondità. Potrebbe sembrare che i capitoli siano slegati, ma alla fine l’unitarietà e la bellezza del cosmo, che ci circonda, trapela pagina dopo pagina e l’autrice ci accompagna lentamente dai confini di casa nostra fino ad orizzonti ancora sconosciuti.
Nell’analisi di come tutto si sia potuto generare ci sono due insegnamenti importanti, il primo è quello di abbracciare l’imperfezione e lasciare la nostra ossessione per tutto ciò che è perfetto e il secondo è quello di trattare con rispetto la storia e gli insegnamenti del passato cosicché la cultura, la conoscenza, la curiosità e la lettura siano le sole armi che abbiamo per essere liberi e ribellarsi alla manipolazione, rispettando il prossimo qualunque cultura e idea esso abbia.

 

 

Che cos’è la scienza. La rivoluzione di Anassimandro. Carlo Rovelli (Mondadori, 2017)

Rovelli con questo libro vuole comunicare al lettore che la scienza nasce dall’ ignoranza, da ciò che non si sa, consiste nel guardare più lontano, nel sognare mondi nuovi e rendersi conto che alcuni di questi descrivono meglio la realtà. Il primo filosofo/scienziato a rivoluzionare il modo di capire le cose secondo l’autore fu Anassimandro che, postulando l’esistenza dell’ápeiron una sostanza non visibile, intuì che la Natura non sempre si svela direttamente ad uno sguardo, ma è necessario sondarne le origini e la struttura perché la verità può essere nascosta. Postulando l’“apeiron” Anassimandro apre la strada a ciò che la scienza sta facendo da secoli ovvero immaginare la realtà come formata da entità non visibili, ma che rendono conto dei fenomeni. Certo fra l’“ápeiron” di Anassimandro e lo spaziotempo curvo di Einstein c’è un abisso, ma nessuno è mai ripartito da zero, perché non siamo capaci di uscire dal nostro pensiero, lo si cambia dall’interno nel confronto continuo con la realtà. L’aspetto evolutivo della scienza è la ragione della sua affidabilità, la scienza non è credibile perché offre la risposta definitiva, ma perché offre la migliore risposta di cui disponiamo al presente e lo fa perché rimane aperta all’imparare e a cambiare idea. Il segreto della conoscenza è semplicemente l’essere aperti a imparare e la consapevolezza che c’è sempre altro da conoscere permanendo nel dubbio.

 

Elogio dell’imperfezione. Rita Levi Montalcini (Baldini+Castoldi, 2017)

Questo libro è l’autobiografia di Rita Levi Montalcini (1909–2012) una delle più importanti scienziate italiane del Novecento. Nata a Torino in una famiglia ebrea, sfidò i pregiudizi del suo tempo iscrivendosi a Medicina contro il volere del padre. Durante le leggi razziali del 1938 fu costretta a lasciare l’università, ma non abbandonò mai la ricerca: allestì un laboratorio in casa e continuò i suoi studi sul sistema nervoso.
Nel 1952 scoprì il Nerve Growth Factor (NGF), una proteina fondamentale per lo sviluppo delle cellule nervose, che le valse il Premio Nobel per la Medicina nel 1986. Fu anche nominata senatrice a vita nel 2001, diventando un simbolo di impegno civile e culturale. Nel suo libro L’elogio dell’imperfezione, Montalcini celebra l’imperfezione come motore della crescita personale e scientifica. Per lei, non è l’intelligenza perfetta a fare la differenza, ma la dedizione, l’umiltà e la capacità di affrontare le difficoltà. L’imperfezione è vista come una virtù, una spinta al miglioramento continuo, alla ricerca e alla comprensione profonda della realtà.
Riguardo all’imperfezione lei stessa diceva: “E’ più consona alla natura umana e questo non è un male, perché un essere perfetto non è migliorabile. L’imperfezione può essere uno stimolo per la nostra mente, per portarci a rendere migliore tutto ciò che è migliorabile, ma questo è possibile solo se siamo in grado di osservare la realtà e chiederci il perché delle cose”.
La sua vita è stata un esempio di coraggio, passione e determinazione. Ha saputo unire scienza e umanità, lasciando un’eredità che va ben oltre i laboratori.

 

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