In tutte le edicole da oggi, giovedì 12 giugno, trovate il Prisma 75 (giugno-luglio 2025), l’ultimo numero prima della pausa estiva. La storia di copertina è dedicata ai matematici in “carne e ossa”, ai matematici veri, lontani dai soliti stereotipi e cliché. I matematici, come tutti gli uomini di scienza e gli intellettuali, sono il prodotto di un’epoca e del contesto sociale e politico nel quale si formano. Per questo, fare ricerca scientifica significa anche recepire le diverse opportunità fornite dal Paese dove si vive. E assorbire i valori politici e sociali del Paese dove la ricerca viene sviluppata.
Ecco l’incipit dell’articolo di Paolo Caressa che apre la storia di copertina:
Nel suo celebre saggio Del sentimento tragico della vita negli uomini e nei popoli, Miguel de Unamuno ebbe a scrivere, parlando dei filosofi, che vanno considerati “uomini in carne e ossa”. Con questo, lo scrittore spagnolo intendeva dire che, pure qualcosa di così astratto e apparentemente indipendente dal contesto come la filosofia, è il prodotto di un’epoca, di un luogo e delle persone che la producono in un dato momento storico e rispetto a una cultura di riferimento.
La stessa cosa vale anche per la scienza. Essere scienziati nel Settecento era diverso da esserlo nell’Ottocento o nel Novecento e ciò non è dovuto solo al fatto che tre secoli fa si sapevano molte meno cose che nel Novecento ma anche al fatto che la mentalità, i paradigmi culturali e le società stesse erano profondamente differenti e, con esse, le persone, compresi gli scienziati. Una differenza antropologica e sociologica.
Se ciò è vero per il tempo, lo è anche per lo spazio. Essere scienziati oggi in Cina, in Russia, negli Stati Uniti o in Europa non è la stessa cosa: diverso il contesto, diversa la mentalità, diversi gli obiettivi…
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