Mai un laureato in matematica era salito sul soglio di San Pietro. Robert Francis Prevost è anche il primo pontefice americano. E la scelta del nome, Leone XIV, rivela un’immagine progressista su molte questioni. In primis, sul rapporto tra scienza e religione
Robert Francis Prevost è il 267esimo Papa. Matematico e americano, il nuovo pontefice parte con il botto e segna due “prima volta”. Mai, infatti, al soglio di Pietro era salito un matematico – almeno da quando esiste la laurea. Silvestro II, papa dal 999 al 1003, introdusse in Europa le conoscenze di matematica e astronomia. Origini italiane, francesi e spagnole, è nato a Chicago il 14 settembre del 1955.
La sua formazione agostiniana e la lunga esperienza pastorale in Sud America hanno influenzato profondamente la sua visione ecclesiale e sociale, rendendolo un profilo apprezzato sia dagli Stati Uniti che dal Global South. Il cardinale incarna una visione che unisce spiritualità, giustizia sociale e responsabilità ambientale, promuovendo un impegno concreto e condiviso per la cura della casa comune. La sua formazione scientifica emerge nelle sue posizioni sull’ambiente. Il porporato è un convinto sostenitore dell’ecologia integrale. Nel 2024, durante il seminario ‘Affrontare i problemi della crisi ambientale alla luce della “Laudato si’” e della “Laudate Deum”, sottolinea la necessità di passare “dalle parole ai fatti”, basando la risposta alla crisi ambientale sulla Dottrina Sociale della Chiesa. Per Prevost, il “dominio sulla natura”, affidato da Dio all’umanità, non deve trasformarsi in “tirannia”, ma deve essere vissuto come una “relazione di reciprocità” con l’ambiente.
Il prefetto mette anche in guardia dalle conseguenze dello sviluppo tecnologico incontrollato. Evidenzia l’importanza di un’economia umana che rispetti l’ambiente e promuova modelli circolari di produzione e consumo, opponendosi alla “cultura dello scarto”, ribadendo che l’economia dovrebbe migliorare, e non distruggere, il nostro mondo.
Anche nella scelta del nome Leone XIV emerge un messaggio ben chiaro: una visione progressista attenta alla realtà del mondo, pronto ad adeguare la Chiesa alle sfide della modernità. Leone XIII è stato l’autore dell’enciclica che fondò la dottrina sociale della Chiesa. Con Leone XIII presero le mosse i sindacati, le associazioni e i partiti cattolici.
Ma è nel rapporto con la cultura moderna che Leone XIII lasciò il segno più profondo. Con l’enciclica “Immortale Dei” del 1885, negò il conflitto fra scienza e religione. Ma soprattutto, con l’enciclica “Rerum Novarum” del 1893, fondò in pratica la moderna dottrina sociale delle Chiesa.
Il documento, rivoluzionario per il mondo cattolico dell’epoca, affrontava la questione dei diritti e dei doveri del capitale e del lavoro, e cercava una terza via cristiana, fra il liberalismo capitalista e il socialismo rivoluzionario. Contro lo sfruttamento capitalistico e la lotta di classe, Leone XIII sosteneva la necessità della collaborazione fra le classi.
Quale sarà adesso la linea di Leone XIV? La scelta del nome del Papa della “Rerum Novarum” conferma questa immagine progressista del nuovo pontefice. La sua formazione di matematico, inteso etimologicamente come “incline a conoscere”, conferma una predisposizione alla curiosità e al dialogo. Insomma, Habemus Papam!