Buoni propositi

Vincenzo Mulè – Direttore responsabileChe anno sarà? È la domanda che tutti ci poniamo a cavallo tra dicembre e gennaio. Spesso rispondiamo con un elenco virtuoso di buoni propositi. Noi abbiamo provato a guardarci prima un po’ intorno, cercando persone, avvenimenti e scelte che ci diano qualche segnale di quello che succederà nel nostro Paese.

Per un verso, l’eccellenza della ricerca vivrà nuovi capitoli con Trieste che diventa la capitale europea della scienza per il 2020. Salutiamo con malcelato orgoglio anche l’apertura in Bocconi, a Milano, del primo corso di laurea in Italia dedicato alla matematica per l’intelligenza artificiale. Guardando più in là, al prossimo mezzo secolo, non possiamo non sottolineare come i pionieri di internet non nascondano ottimismo circa il futuro della Rete e della tecnologia in generale. A un patto, però: che impariamo a governarla.

Da un altro verso, sussistono gli elementi di preoccupazione. Qualche tempo fa, scrivemmo di federalismo fiscale e di autonomia differenziata focalizzando la nostra attenzione soprattutto sulle ricadute sul sistema educativo. Un tema sul quale sono tornate, nelle scorse settimane, la piattaforma Openpolis e la trasmissione Report. Ordinando e rielaborando le complesse banche dati – pubbliche e non – riguardanti i 6.000 comuni italiani delle regioni a statuto ordinario, Report e Openpolis hanno realizzato un tagliando del federalismo a 10 anni dalla legge Calderoli e in vista degli ulteriori passi in direzione dell’autonomia differenziata chiesta con forza da Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna.

Dall’analisi dei dati emerge che l’ingranaggio del federalismo fiscale si è inceppato. Da un lato mancano i Lep, i livelli essenziali delle prestazioni, introdotti dalla riforma del titolo V della Costituzione; dall’altro, il calcolo dei fabbisogni standard dei Comuni finisce per ricalcare la vecchia spesa storica, molto diseguale nelle diverse parti del Paese. È Il calcolo dei fabbisogni standard il vero problema: sono i comuni del centro-nord Italia ad avere i maggiori fabbisogni, mentre i comuni che hanno spese nulle o limitate per i servizi si vedono riconosciuti fabbisogni bassi. Con questo sistema chi ha risorse ne riceve altre ancora e chi, invece, ne avrebbe bisogno non ne riceverà.

Seguire e testimoniare quanto pagano i nostri ragazzi per questa scelta, e come sarà la loro scuola, sarà il nostro proposito per l’anno che verrà.

Buona lettura e soprattutto buone feste!

Vincenzo Mulè – Direttore responsabile