Roberto Burioni: “Faccio l’antipatico ma a fin di bene”

Sempre in prima linea per combattere le fake news sul mondo sanitario, Roberto Burioni non arretra di un passo: “So di non piacere a tutti ma contro la pseudo-scienza non c’è politically correct che tenga”

Mi ero fatto l’idea, da qualche suo libro e dagli interventi sulla stampa, che avrei avuto a che fare con un personaggio duro e anche arrogante. Ho incontrato Roberto Burioni a margine di un convegno organizzato dall’università statale di Milano su “Essere cittadini tra scienza, sapere e decisione pubblica” e dedicato in particolare agli studenti di dottorato – una bella idea! – e ho avuto invece due piacevoli sorprese. La prima è che quando parla – al convegno teneva una relazione su “Quando la pseudo-scienza uccide i cittadini” – Roberto Burioni si fa ascoltare e uno non guarda subito l’orologio sperando che passino in fretta i canonici 40-45 minuti di ogni relazione. La seconda sorpresa è che il personaggio si presenta subito come molto aperto al dialogo. Un tipo simpatico, di grande cordialità, un “romagnolo” se non fosse per il luogo comune e per il fatto che, a essere precisi, Roberto Burioni è nato nelle Marche.

“So che il mio stile, il modo in cui mi esprimo, non piace a tutti – ammette subito Roberto Burioni –. Anche alcuni comunicatori che condividono le mie idee mi rimproverano di essere troppo aggressivo. Di essere animato dalle migliori intenzioni ma di fare in realtà dei grossi danni all’immagine della scienza presentandola in modo irritante e, quel che è ancora peggio, in una forma autoritaria e dogmatica. Ma sono loro che si sbagliano, se posso dirlo con franchezza. Non è questione di essere autoritario e dogmatico. Sono loro che parlano e scrivono in modo vecchio e noioso. Devi essere appassionato e convincente”.

“Se nessuno ti legge e ti ascolta, l’effetto del tuo messaggio è nullo anche se sei equilibrato, ineccepibile e politically correct. C’è ancora qualcuno che non ha capito che nell’era di Facebook, Instagram ecc. la comunicazione ha bisogno di essere concisa e incisiva – afferma Roberto Burioni – Oggi la comunicazione segue altre regole, ha altri ritmi. C’è invece qualcuno che continua a fare la parte di Nixon quando nel 1960 si presentò al primo dibattito televisivo con Kennedy, il primo in assoluto, usando un approccio antiquato e per nulla adatto al nuovo stile di comunicazione offerto allora dalla televisione. E perse”.

È vero, ti hanno accusato di fare un cattivo servizio alla scienza (e alla democrazia). Ma ci torneremo. Adesso partiamo dalla tua presentazione. Tu sei professore di microbiologia e virologia.
Mi sono laureato in medicina nel 1987 all’università Cattolica di Roma. Poi mi sono specializzato a Genova e negli Stati Uniti. Attualmente sono professore ordinario di microbiologia e virologia all’università San Raffaele di Milano. Specialista in immunologia clinica e allergologia. Mi occupo dello sviluppo di vaccini e farmaci innovativi e della messa a punto di strumenti molecolari per la diagnostica precoce di malattie infettive.

Ho letto che uno dei tuoi maggiori successi in campo scientifico è stato il primo clonaggio di anticorpi umani contro il virus dell’epatite C.
Il virus era stato identificato nel 1989, ipotizzando però che il nostro sistema immunitario non fosse capace di produrre gli anticorpi in grado di riconoscere tutte le diverse varianti della nuvola virale. Io invece mi convinsi che i virus dell’epatite C erano effettivamente diversi tra loro ma dovevano necessariamente avere qualcosa in comune. Era il tallone d’Achille del virus. Si trattava di trovarlo, di trovare gli anticorpi “giusti” all’interno della “biblioteca” di tutti gli anticorpi di un paziente infettato dal virus dell’epatite C, e di provare che questi erano effettivamente in grado di bloccare la grandissima parte della nuvola virale. È quello che sono riuscito a fare, ovviamente non da solo ma aiutato da alcuni bravissimi collaboratori.

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Quando invece hai cominciato ad occuparti della polemica contro i presunti danni provocati dai vaccini, che è poi il tema per cui sei diventato famoso al di fuori della stretta cerchia di medici e operatori sanitari?
Era il 2015 e mi trovavo per motivi di studio in California quando su Facebook un’amica, che aveva creato un gruppo dove si incontravano centinaia di mamme, mi invitò a partecipare al gruppo per spiegare qualcosa sui vaccini. Mi disse che c’era molta confusione, che si erano diffusi molti timori e che sarebbe stato utile fugare questi dubbi. Accettai l’invito anche perché, padre estremamente apprensivo di una bambina che allora aveva quattro anni, capivo bene cosa significasse temere per la salute del proprio figlio. Cominciai così a illustrare i vaccini e il loro funzionamento ma rimasi subito scioccato: erano le mamme che li spiegavano a me! Gente che come unici esami superati poteva contare quelli del sangue e che non sapeva cosa fosse il sistema immunitario, un virus o un batterio, mi spiegava che le vaccinazioni sovraccaricavano il sistema immunitario, che i virus possono aiutare lo sviluppo del bambino, che i batteri sono benefici e comunque dalle malattie si guarisce da soli. Insomma, che i vaccini – forse la più grande conquista dell’uomo – sono non soltanto inefficaci ma anche pericolosissimi. Incredibile: quando ad esempio mi serve una torta, io vado in pasticceria dove è al lavoro un esperto pasticcere e allo stesso modo, se ho bisogno del montaggio di una presa elettrica, chiamo un bravo elettricista. Questo precetto basilare e per me ovvio su Internet non è applicato: ci sono elettricisti che spiegano i terremoti, geologi che discutono di prese elettriche, pasticceri che danno consigli sulle terapie dei tumori e oncologi che parlano di torte!

Da lì è cominciata la tua guerra alle posizioni no vax.
Sui vaccini ho letto, e purtroppo continuo a leggere, delle cose incredibili. Ad esempio, che causano l’autismo o che fanno diventare gay. Sono affermazioni che farebbero anche ridere, tipo quelle che sostengono che la terra è piatta o che i Beatles non sono mai esistiti, se non fosse per il fatto che sono bugie pericolose e in alcuni casi mortali. Non è vero che i vaccini contro morbillo, parotite e rosolia causano l’autismo: il medico che l’ha sostenuto è stato radiato dall’albo per via di quella che si è rivelata una vera e propria truffa scientifica.

Non è vero che i vaccini contengono il mercurio, così come non è vero che sono fonte di giganteschi guadagni per le grandi case farmaceutiche. I profitti derivanti dei vaccini sono piuttosto bassi perché la grandissima parte di loro ormai non è più coperta da brevetti e poi perché per le casse delle case farmaceutiche sono molto meglio le capsule che si devono prendere per sempre due volte al giorno rispetto a medicinali che si somministrano a una persona pochissime volte in tutta la sua vita. C’è anche chi sostiene che, i bambini, è meglio aspettare a vaccinarli. Permettimi, è proprio una cretinata. Ritardando le vaccinazioni, lasceremmo aperta la porta a patogeni pericolosissimi proprio nel momento in cui i bambini sono piccoli e quindi più vulnerabili. Se, all’interno di una comunità, il numero di soggetti immuni è molto alto e si raggiunge l’immunità di gregge, risultano protette non solo le singole persone vaccinate ma anche quelle che non si sono potute vaccinare e quelle che si sono vaccinate ma che non hanno risposto al vaccino.

Il Vaccino non è un’opinione è il titolo di un tuo libro. Un altro ha per titolo Balle mortali. In cosa differiscono?
In Balle mortali ho raccontato alcune delle pagine più tristi causate dalla scarsa cultura scientifica del nostro Paese: il siero anticancro del veterinario Liborio Bonifacio, il cosiddetto metodo Di Bella con alcune (molto) discutibili sentenze della magistratura in suo favore e il più recente caso Stamina di Davide Vannoni che era arrivato a ottenere un finanziamento di 500.000 € dalla Regione Piemonte. In realtà i soldi non li ha mai avuti, ma è riuscito a sottoscrivere una convenzione con la Regione Lombardia che gli ha permesso di somministrare il suo intruglio presso gli Spedali Civili di Brescia, uno dei più importanti ospedali italiani. Passi – mica tanto! – per Gina Lollobrigida, Leonardo Pieraccioni, Red Ronnie, Adriano Celentano che sono intervenuti in televisione a favore di Stamina e per Claudio Amendola che si è fatto fotografare con il cartello “Sì al diritto di cura” firmato dagli “artisti per Stamina”. Ma abbiamo avuto la Camera e il Senato della Repubblica che hanno approvato nel 2013 un decreto che consentiva la prosecuzione del trattamento Stamina con una sperimentazione clinica finanziata con 3 milioni di euro. Quando lo Stato si allontana dalla scienza e traballa tra scienza e superstizione, quasi equidistante tra questi due poli, è un vero e proprio disastro!

Il vaccino non è un’opinione! – Il sito di Roberto Burioni

Torniamo ai vaccini. Qual è la situazione della copertura vaccinale in Italia?
Veniamo da una situazione imbarazzante. Se andiamo a vedere la copertura vaccinale per il morbillo nel 2015, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ci mette alla pari con la Namibia ma peggio del Ghana, del Sudan e del Burkina Faso! Negli ultimi 3-4 anni la situazione è migliorata, stiamo risalendo la china, ma ancora non ci siamo.

La vaccinazione deve diventare obbligatoria?
L’efficacia e l’utilità dei vaccini sono provate scientificamente e si possono contestare solo con altri numeri e altre statistiche. La loro obbligatorietà è invece una questione politica. La discussione è legittima. Da parte mia, in questo momento sono favorevole all’obbligatorietà dei vaccini perché spero che contribuisca a instaurare un certo costume civile. Spero però allo stesso modo che presto questa obbligatorietà diventi inutile in quanto, a prescindere dall’obbligo, tutti saranno portati naturalmente a vaccinarsi e a vaccinare i propri bambini. Un po’ come è successo con i cartelli che leggevo da ragazzo nei bar e negli esercizi pubblici e che ricordavano che era vietato sputare. Adesso i cartelli non ci sono più, ma nessuno sputa. È diventato normale, come è diventato normale non fumare sui treni o nei cinema.

Torniamo al tema dei rapporti tra scienza e democrazia. Tu inizi il libro La congiura dei somari dicendo che la scienza non è democratica e ricordando la frase di Piero Angela che osserva che  la velocità della luce non si decide per alzata di mano. Significa che nella scienza non c’è discussione?
Tutt’altro! La verità scientifica è qualcosa che si muove, cambia e si modifica in continuazione. La mia polemica è rivolta contro chi pensa che la diffusione dei social imponga il tassativo dovere di parlare anche di cose che non si conoscono. È vero che tutti possono dire la loro sulla piacevolezza di una musica o sul colore del pelo del proprio cane ma, quando si parla di argomenti scientifici, dell’opinione di uno che non sa nulla si può fare tranquillamente a meno. Invece, quando a queste persone si fa notare la loro ignoranza, si viene apostrofati come superbi, boriosi e non rispettosi delle opinioni degli altri. So bene che anche in campo medico molte cose ancora non si sanno e che molti progressi devono essere compiuti con urgenza. Tutti coloro che ne hanno le competenze hanno il dovere di partecipare a questo sforzo ma seguendo le regole del metodo scientifico, ovvero fornendo le prove dei loro procedimenti. Tutti vogliono avere notizie della propria salute, ovvero della propria vita, ma chi parla non deve approfittare della debolezza dei malati per seminare paure infondate. Si deve intervenire in modo corretto, cioè dimostrabile o confutabile. In medicina, si gioca a carte scoperte! Io tento di farlo anche con Medical Facts, un magazine on line che abbiamo aperto recentemente, un magazine di informazione scientifica e demistificazione delle fake news. Su questo sito ci sono articoli, video, approfondimenti, insomma tutto quello che possiamo aver voglia di sapere sulla nostra salute. Per me è un nuovo impegno ma lo affronto con entusiasmo sperando che possa essere utile per tutti noi, per i nostri bambini, per i nostri cari, per tutta la società.