Fumetti alla conquista della scienza

Andrea Plazzi, editor e colonna portante di Symmaceo Communications, e Roberto Natalini, matematico e direttore dell’Istituto per le Applicazioni del Calcolo “M. Picone” del Cnr, sono le due anime di Comics&Science, un progetto che unisce intrattenimento e divulgazione.

Coniugare fumetti e scienza. È la sfida, per certi versi folle, di Andrea Plazzi e Roberto Natalini, rispettivamente editor di Symmaceo Communication e direttore dell’Istituto per le Applicazioni del Calcolo “M. Picone” del Cnr. Queste due persone, all’apparenza ragionevoli, serie, posate  molto stimate nelle rispettive professioni, sono le due anime di Comics&Science, il progetto di divulgazione scientifica a fumetti patrocinato dal Cnr. L’obiettivo è promuovere il rapporto tra scienza e intrattenimento, nella convinzione che entrambi costituiscano momenti formativi importanti per la crescita dell’individuo e del cittadino. Per raggiungere questo risultato, Plazzi e Natalini hanno coinvolto grandissimi disegnatori e matematici e fisici di primissima grandezza. È ormai imminente l’uscita del prossimo fascicolo di Comics&Science, scritto da Licia Troisi (proprio lei, l’autrice del bestseller mondiale Cronache del mondo emerso) e disegnato da Alessandro Micelli su storyboard di Carmine Di Giandomenico.

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Per iniziare il nostro incontro, facciamo un passo indietro. Come nasce Comics&Science? Con quale scopo?

AP All’inizio è stato un semplice esperimento, secondo una formula molto semplice. Nel 2011, quando si cominciò a parlarne con Roberto, collaboravo già da tempo con Lucca Comics&Games ed era nello stile e nella tradizione del salone accostare ambiti distinti ma non necessariamente contrapposti per suggerirne possibili sovrapposizioni. Quindi, “Comics&Science”. Non poteva essere più naturale di così. Nel 2012 abbiamo proposto una specie di Numero 0: una breve serie di incontri e presentazioni a tema, che mettevano insieme in maniera molto semplice i due aspetti. Dall’anno successivo, come mi piace dire, “abbiamo cominciato a stampare carta” e Comics&Science è diventata una pubblicazione.

All’inizio, ancora un esperimento del mio studio, poi rapidamente diventata una collana in coedizione con CNR Edizioni. Il nome dovrebbe essere auto-esplicativo degli scopi ma, per stare sul sicuro, in copertina abbiamo scritto un po’ presuntuosamente “Per un rapporto tra scienza e intrattenimento”.

RN Io, a differenza di Andrea, non sono un esperto di fumetti. Certo, da ragazzino leggevo Topolino, Il Corriere dei Piccoli, qualcosina di Tex, Zagor, ma anche cose ormai sparite come Geppo e Nonna Abelarda. E poi ad un certo punto ovviamente il mondo Marvel. La mia presenza a Lucca non era dovuta certo a queste lontane esperienze, ma al fatto che accompagnavo due figli adolescenti e appassionati di videogiochi, manga e altre amenità varie. A Lucca ci siamo incontrati con Andrea e guardandoci attorno abbiamo visto decine di migliaia di ragazzi appassionati. Seri, super-concentrati, molto preparati e consapevoli dei loro gusti e delle loro scelte. E forse è proprio da questa presa di coscienza dell’esistenza di un pubblico potenzialmente molto ricettivo che nasce l’esperienza di Comics&Science. Oltre ovviamente all’esigenza di comunicare la scienza che, in una società basata sulla conoscenza come la nostra, è diventata ormai un dovere per ogni ricercatore e in particolar modo per i matematici. Abbiamo allora pensato in primo luogo di proporre storie a fumetti di grandissima qualità, in pratica quello che c’è di meglio nel panorama italiano, alimentate dal contatto diretto con scienziati e storie di scienza. Comics&Science non pretende di sostituirsi all’apprendimento tradizionale e nemmeno alla divulgazione che si trova nei libri, nelle riviste, in tv o su internet. Lo scopo è quello di incuriosire e mettere a contatto il lettore con nuove opportunità di conoscenza, ma in modo non invadente. Spesso le persone vengono agli incontri con famosi autori di fumetti e conoscono degli scienziati. E a volte non rimangono delusi…

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Non sarà facile strapparvi una risposta, lo so, ma avete per ragioni emotive o sentimentali disegnatori o personaggi o episodi che vi sono particolarmente cari?

AP Non potrei mai avere un preferito ma per tanti motivi, che esulano completamente dalla qualità sempre elevata di tutte le storie, sono molto legato ad Archimede Infinito 2.0 di Giuseppe Palumbo. Da qualche anno è anche una rappresentazione teatrale/performance di letture e disegni dal vivo in cui si fondono argomenti di storia, filosofia, matematica e archeologia in un mélange avventuroso che potrebbe essere un soggetto per Indiana Jones. Tengo molto all’idea che il “Comics” in Comics&Science stia ovviamente per “fumetto” ma – a partire da lì – una più ampia idea di intrattenimento di qualità da promuovere e allargare ad altri ambiti appena se ne presenti l’occasione.

RN A me piacciono tutti. Ogni autore per me è stato una scoperta e con tutti siamo diventati amici conoscendoci meglio. Ricordo di aver letto ogni storia in anteprima con grande emozione, come un piccolo “benefit” di questa insolita operazione. E tra tanti mostri sacri con cui abbiamo lavorato, mi ricordo di un giorno a Lucca, dopo uno dei primi eventi, quando una ragazza molto giovane si è avvicinata e mi ha detto che faceva fumetti e aveva studiato biologia. Solo dopo, guardando il foglietto scritto a matita che mi aveva lasciato, ho scoperto che era Claudia Flandoli, figlia di un collega matematico che ora insegna alla Normale di Pisa. Da allora ha già lavorato per tre volte con noi e spero non si fermi ora…

Ci raccontate qualche episodio divertente che vi è capitato in questa avventura di Comics&Science?

AP Ricordo quando Topolino (proprio lui, nel senso della rivista) ha chiamato “Comic & Science” (scritto così) una serie di storie di ispirazione scientifica e successivamente scritte anche con la consulenza e su idee di Roberto. L’ho presa come una specie di “luce verde”: andavamo nella direzione giusta.

RN Nel 2013 abbiamo portato il matematico Cédric Villani, premiato tre anni prima con la medaglia Fields, a Lucca Comics. Leo Ortolani lo aveva ritratto in una gag molto divertente nel fumetto che presentavamo quell’anno, e che era il primo della serie. Mentre passeggiavamo per le strade di Lucca prima dell’incontro, ad un tratto una ragazza ha urlato: “Ehi, guarda, c’è quello del fumetto di Ortolani!”. E ho capito che un primo traguardo l’avevamo raggiunto. Un’altra volta a Latina, facevamo una presentazione con Silver, il papà di Lupo Alberto, con cui abbiamo realizzato un volume nel 2016. La presentazione si svolgeva alle 9 di sera.

Prima di cena siamo passati dalla sala, che era enorme e vuota, e ho pensato che avremmo faticato a riempirla. A cena abbiamo fatto tardi e, mentre tornavamo verso il luogo dell’incontro, mi sono avviato prima degli altri per tranquillizzare il pubblico. Arrivato da solo in sala, ho trovato almeno trecento persone, molte in piedi. A quel punto ho preso il microfono e ho detto: “Buonasera, sono Roberto Natalini, un matematico. Questa sera purtroppo Silver non è potuto venire e quindi l’incontro lo terrò io”. Vi lascio immaginare la smorfia di disappunto della maggior parte del pubblico…

Siete una fucina di idee e progetti in continua trasformazione… anticipateci qualche progetto futuro.

AP Continuare aggiungendo autori, il più possibile diversi e variegati. Ho naturalmente una mia wish list che comprende anche alcuni autentici sogni proibiti… ma assolutamente possibili. E aumentare le uscite pubbliche: Festival della Scienza e saloni della scuola sono ambienti privilegiati non meno di saloni e fiere del libro, del fumetto e dei giochi.

RN A me piacerebbe lavorare con un autore francese che si chiama Boulet, che è molto interessato alla scienza, e mi piacerebbe anche invitare in Italia XKCD, alias Randall Munroe, che fa la migliore striscia a fumetti scientifica del mondo. E poi continuare a raccontare la scienza a chi proprio crede di non essere interessato. Sono sicuro che si sbaglia.

Tanti successi e addirittura qualche spin off, come lo Speciale Normale che racconta la Normale di Pisa

AP Lo Speciale Normale che abbiamo prodotto insieme a Leo Ortolani è una pubblicazione della Scuola Normale, che ha un proprio marchio editoriale. Certamente l’idea e una certa impostazione vengono da Comics&Science, che è piaciuto abbastanza da ispirare l’operazione. Molto riuscita e apprezzata (non lo dico io), a partire dalla storia di Leo, che è particolarmente brillante e divertentissima: ha davvero azzeccato lo spirito giusto, parlando della Scuola all’interno di una storia che è sua al 100%. Non facile non limitarsi a fare il compitino, con un fumetto anche bello, ben scritto e ben disegnato ma didascalico. Dopo tanto tempo e tanti fumetti a livello altissimo, Leo continua a stupirmi.

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RN Beh, il mio più grande successo è stato quello di scrivere, in compagnia di Francesco Artibani, il soggetto di una storia per Topolino, dal titolo “Topolino e i numeri del futuro”, apparsa in edicola a settembre 2018. Mi dicono che faccia una bella figura nel mio curriculum, altro che riviste di fascia A. E vi posso anticipare che ci stiamo ripetendo (ma niente spoiler!). E poi abbiamo portato con Andrea i fumetti nella rivista Archimede, che dirigo dal 2016. Ogni numero contiene due pagine a fumetti. In quel contesto è affascinante sperimentare storie molto diverse, tutte legate alla matematica, da una vita di Banach, alla morfogenesi di Turing. Credo sia un laboratorio di idee molto importante.

Ormai voi ci sarete abituati ma dall’esterno vi assicuro che fa una certa impressione vedervi nominare come vecchi amici mostri sacri del fumetto come Leo Ortolani, Silver o Zerocalcare, solo per citarne alcuni. Com’è lavorare con personaggi di questo calibro?

AP Indipendentemente dall’età, sono ragazzi come tutti gli altri e lo resteranno a vita. Il punto è che, quando fanno fumetti, ci prendono sempre, ciascuno a modo suo. Per certi versi, rendono tutto molto facile: semplicemente, quello che fanno va bene.

RN Per Andrea è totalmente normale, per me no. Io per esempio quando ho incontrato per la prima volta Leo Ortolani ero molto emozionato. E lo ero anche quando mi hanno portato nello studio di Silver a Milano. Lì, la prima cosa che ho visto, tra una sagoma di Lupo Alberto e un pupazzo di Enrico la talpa, è stata una foto con dedica di Alberto Lupo. Ho riso molto. E ho capito che, anche se Silver ha avuto un enorme successo, alla fine ha sempre voglia di giocare come tutti gli altri. E non ti tradiscono mai, quando meno te lo aspetti tirano fuori dal cappello un bel coniglio bianco.