Quando la politica vuole più spazio

A colloquio con Roberto Battiston, dopo la sua controversa rimozione dal vertice dell’Agenzia Spaziale Italiana.

L’ho incontrato nei giorni più caldi della polemica che ha seguito la sua rimozione dal vertice dell’Agenzia Spaziale Italiana (Asi). Roberto Battiston era stato appena allontanato, con effetto immediato, dalla sua carica di presidente dal ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Marco Bussetti. Mi è sembrato quasi sollevato dal lasciare un incarico che non poteva più gestire come avrebbe voluto e molto soddisfatto dal colloquio avuto con il Presidente della Repubblica Mattarella. Era comunque anche molto determinato a dare battaglia e a far valere le sue ragioni.

Il ministro Bussetti che ti ha revocato, il sottosegretario Giorgetti che esclude l’Asi dal Comitato interministeriale: non hai legato con gli esponenti del nuovo governo.
«Non è un problema di persone. Con Bussetti, per esempio, ho avuto a settembre un lungo, cordiale e proficuo incontro in cui all’Asi e al Cnr era stato affidato il delicato compito di monitorare dall’alto, con i satelliti Cosmo Sky Med, la stabilità degli edifici scolastici, messa a rischio da recenti terremoti o da dissesti idrogeologici. Non è neanche un problema di divergenze politiche: all’Asi ho sempre lavorato come manager ed esperto, con l’unico obbiettivo di realizzare i vari progetti, di risolvere i problemi e di disegnare l’architettura del sistema spaziale italiano».

E invece lo stesso ministro Bussetti, qualche giorno fa, ti ha convocato per dirti che non eri più presidente dell’Asi.
«Questo colloquio è stato decisamente meno cordiale. Anche se il ministro non è che abbia parlato molto. Era assistito dal capo-gabinetto del Miur che ha parlato molto di più. Ha fatto solo qualche commento di carattere generale, relativamente al fatto che il precedente governo aveva fatto delle nomine tardive, senza mai entrare nel merito della mia azione. Mi è rimasta in mente una frase: “l’Asi è solo una casella da sistemare, come altre”. Impressionante!»

Veniamo alle ragioni della revoca. Si è parlato di anomalie riscontrate nella conferma del tuo incarico. È avvenuto, a opera del governo Gentiloni e della ministra Fedeli, nel mese di maggio del 2018, due mesi dopo le elezioni e due mesi dopo che le forze di centro-sinistra le avevano perse.
«Sono stato nominato presidente dell’Asi, una prima volta, nel maggio del 2014 a seguito di una selezione che ha visto decine di partecipanti. Terminato questo mandato, ho partecipato, come previsto dalla legge, a una nuova valutazione competitiva e sono risultato primo tra i quattro candidati che si erano presentati. Non si tratta quindi di una conferma del primo mandato! D’altra parte, la regolarità della procedura è stata confermata dalla ministra Fedeli a seguito delle opportune verifiche giuridiche e legali e nessuno degli altri candidati ha richiesto l’accesso agli atti. È vero che l’incarico per il secondo mandato è del maggio di quest’anno, ma il governo Gentiloni era ancora in carica per l’ordinaria amministrazione e aveva diritto di fare le nomine che risultavano necessarie per il buon andamento delle istituzioni pubbliche. Il fatto che Lega e 5Stelle ci abbiano messo quasi tre mesi per formare il nuovo esecutivo ha obbligato il governo a una scelta. Nell’ordinaria amministrazione rientra di sicuro il fatto di non lasciare senza vertici un’agenzia come l’Asi, implementando un’indicazione scaturita esclusivamente dal confronto sul merito scientifico e manageriale».

Si parla anche di anomalie nella gestione dell’Asi, di indebito prolungamento di alcune collaborazioni. Si parla anche di soldi: avevi uno stipendio troppo alto?
«Sono voci circolate ad arte per confondere le acque, in quanto il decreto del ministro Bussetti è una revoca basata sullo spoils system e non certo un commissariamento per cattiva gestione. Tutti gli atti che mi riguardano sono pubblici e sono stati approvati dal CdA, dal Collegio dei Revisori e dal magistrato della Corte dei Conti. Abito a Trento, dove sono professore ordinario di Fisica Sperimentale. Passo la maggior parte del mio tempo a Roma: in quanto presidente dell’Asi, oltre al mio stipendio di professore universitario, ricevevo un compenso mensile di circa 3.000 euro netti secondo “tabelle” approvate molti anni fa dal Miur. E questo per dirigere il lavoro di più di 200 dipendenti e l’attività di un’Agenzia che gestisce 900 milioni all’anno di fondi pubblici e muove un indotto industriale di quasi 2 miliardi di euro. È vero che circa un mese fa il Miur ha scritto a tutti i direttori generali degli Enti Pubblici di Ricerca (Epr) una lettera in cui sostiene che l’indennità massima del presidente di un Epr deve essere pari al 25% dello stipendio percepito, se dipendente pubblico. Nel mio caso farebbero circa 800 euro netti al mese. Tralascio ogni commento. La questione è in mano ai legali, ma ti rendi conto dell’enorme responsabilità che viene richiesta a un civil servant che si trova a fare il presidente dell’Asi a fronte di un’indennità ridicolmente bassa?»

E allora?
«È chiaro che le motivazioni sono politiche. Sul mio lavoro non possono dire niente. Sono entrato all’Asi nel momento più buio della sua storia. Era stato posto agli arresti domiciliari l’allora presidente Enrico Saggese, già commissario straordinario dell’Agenzia su nomina del governo Berlusconi, accusato di concussione e corruzione. Durante il mio primo mandato sono riuscito a raddoppiare il bilancio dell’Asi. Sono riuscito ugualmente a lasciare invariato il contributo italiano all’Agenzia Spaziale Europea (Esa). Partecipiamo a tutte le sue grandi missioni a partire dalla nostra leadership su Exomars. Poche settimane fa ha preso il via la missione Bepi Colombo per l’esplorazione di Mercurio».

E allora quali sono le ragioni politiche alla base del tuo licenziamento?
«La norma applicata dal ministro Bussetti chiama in causa un’azione opzionale di spoils system che può essere messa in atto dal nuovo esecutivo se ci sono ragioni per mostrare che non ci potrebbe essere una leale collaborazione nella realizzazione del mandato politico del governo. Devo dedurre che non si sentiva rappresentato correttamente da me sui temi della ricerca e della politica aerospaziale. È la prima volta che lo spoils system viene applicato al mondo della ricerca! I pochi casi precedenti erano tutti stati commissariamenti. Nel mio caso è stato evitato con cura ogni confronto o discussione perché non vi erano evidentemente gli estremi per impugnare il provvedimento della mia nomina, né per un commissariamento. È stata quindi usata la cosiddetta legge Frattini, quella sullo spoils system appunto, per porre termine al mio secondo mandato entro la scadenza del sesto mese dall’insediamento del nuovo governo, senza necessità di dare motivazione, come recita il dispositivo del decreto ministeriale».

Perché ti scandalizzi dell’applicazione dello spoils system al mondo della ricerca?
«L’elemento che caratterizza l’organizzazione dei pubblici uffici, secondo le disposizioni di legge, in modo che siano assicurati il buon andamento e l’imparzialità, è la sua naturale continuità. Questa non sopporta cambiamenti estemporanei, determinati da eventi contingenti o da scelte del momento suggerite da convenienze di parte. Continuità dell’azione amministrativa significa corrispondenza costante di questa con i fini del governo condotta da una posizione di indipendenza e di imparzialità. A queste considerazioni si aggiunge la specificità degli Enti Pubblici di Ricerca. Non è un caso che per essere nominato presidente dell’Asi, o di altro Epr, è necessario superare una complessa selezione basata sul merito scientifico e gestionale: per svolgere correttamente la funzione di presidente sono infatti necessarie allo stesso tempo indipendenza, competenza scientifica, autonomia e capacità gestionale, un insieme di qualità che richiedono per questo ruolo un particolare livello di autorevolezza e comprovata capacità. L’impiego dello spoils system secondo l’articolo 6 della legge 145/2002 rappresenta un intervento estremo, che può essere giustificato solo da particolari e motivate ragioni, non certamente, come è stato riportato nel decreto di revoca, “senza necessità di una particolare e pregnante giustificazione”».

Perché Lega e 5Stelle hanno aperto il confronto sulla ricerca aerospaziale?
«I 5Stelle sono stati messi al corrente del provvedimento che mi riguardava solo a fatto compiuto, tanto che lo stesso viceministro Fioramonti se n’è lamentato pubblicamente e mi ha fatto una lunga telefonata in cui prendeva le distanze da quanto accaduto. L’onorevole Di Maio ha detto che la cosa non finiva qui e in effetti si è fatto sentire sull’identificazione del nuovo commissario. La mia revoca è chiaramente una decisione dei vertici della Lega, dove si è focalizzata la convergenza di diversi interessi, di carattere politico, industriale e probabilmente anche personale. Alla riunione ministeriale dell’Esa del 25 ottobre a Madrid l’Italia era rappresentata dall’avvocato Stefano Gualandris, imprenditore nel settore aerospaziale, residente in Svizzera e consigliere tecnico-giuridico dell’onorevole Giorgetti. È la prima volta che l’Italia non manda un ministro a rappresentare il Paese a una riunione di questo livello».

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I partiti di opposizione e il mondo scientifico ti hanno manifestato la loro solidarietà.
«Come ho ricordato con il riferimento al viceministro Fioramonti, anche parte del governo ha espresso la sua solidarietà. C’è stata una forte reazione, probabilmente inaspettata, di vasta parte da parte di larghi settori dell’opinione pubblica che non accetta il fatto che venga rimossa una persona che aveva prodotto risultati che tutti riconoscevano come positivi per il Paese, con una decisione politica percepita come arbitraria e dannosa. Gira in rete una mozione di appoggio del mio operato e di critica al provvedimento che mi ha allontanato dalla presidenza dell’Asi che ha superato le 20.000 firme, davvero una straordinaria sorpresa».

Ci sono però dei silenzi “preoccupanti”, da parte di qualche collega e di qualche ente da cui ti saresti magari aspettato una maggiore vicinanza?
«Preferisco pensare alla risposta dell’opinione pubblica, alle migliaia di firme di cui dicevo e all’incontro con il Presidente della Repubblica Mattarella, che ha voluto incontrarmi per ringraziarmi del lavoro fatto e ha voluto dare ampio risalto al nostro colloquio. I silenzi a cui fai riferimento sono probabilmente dettati dalla paura di esporsi con un Governo che potrebbe durare tutta la legislatura. Ognuno è libero di fare i suoi calcoli».

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Adesso che cosa succederà all’Asi?
«In questi giorni si era cominciato a parlare come mio successore del generale Pasquale Preziosa, già Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica. Al di là del giudizio sulla persona, non era una soluzione praticabile perché avrebbe alterato l’equilibrio dell’Asi, ente fondamentalmente civile, nel suo rapporto con la Difesa. Un equilibrio a cui personalmente ho sempre dedicato molta attenzione. La nomina a commissario straordinario di Piero Benvenuti, astrofisico e apprezzato studioso dell’Università di Padova, è stata una buona scelta. Lo conosco da molti anni e ho ragione di pensare che opererà con efficacia, equilibrio e continuità. Sarà poi necessario procedere a una nuova selezione. L’importante è non tornare a situazioni simili a quelle del periodo precedente il 2014, caratterizzato da evidenti conflitti di interesse e dalla presenza in Asi di persone che non potevano e non dovevano figurare sulla “busta paga” dell’Agenzia. Le polemiche che hanno accompagnato la contestuale nomina del sub commissario, l’avvocato Giovanni Cinque, sono un segnale di queste preoccupazioni».